Anche le pensioni pagate in Criptovaluta.. ed è polemica in Venezuela.

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"2017 Venezuelan protests flag" © 2017 Efecto Eco – Licensed under CC BY 3.0


Un saluto a tutti,

ho sempre parlato bene delle criptovalute perchè ritengo siano uno strumento che permetterà di liberarci della tirannia delle banche e ci consentirà di rientrare in possesso delle nostre finanze. Una moneta virtuale decentralizzata dovrebbe portare con se il vantaggio della mancanza di centralizzazione della gestione e di conseguenza non dovrebbe essere “influenzabile” ne manipolabile, ma questi aspetti potrebbero essere messi a rischio da cattivi comportamenti di chi decide di adottare le criptovalute per mettersi in una posizione di vantaggio.

Sto parlando di quei governi che hanno pensato di emettere la propria criptovaluta nazionale per risolvere qualche problema interno di svalutazione della propria moneta Fiat e anticipare un trend che sembra che in molti vogliano intraprendere nel tentativo di continuare a mantenere il potere sulle finanze interne. L’esempio più eclatante è quello del Venezuela che ha emesso la propria moneta virtuale chiamandola Petro ed è proprio su di essa che verte questo mio articolo, perchè una decisione del presidente del Paese, Nicolas Maduro, avrebbe scatenato le polemiche e aumentato le ombre e i sospetti da parte dei detrattori della criptovaluta nazionale.

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"Nicolás Maduro - Caricature" © 2014 DonkeyHotey – Licensed under CC BY 2.0


Secondo quanto riportato dal Caracas Chronicles, il presidente Maduro avrebbe deciso di pagare le pensioni direttamente in Petro invece che con la moneta fiat nazionale, il Bolivar; il fatto che ha lasciato tutti a bocca aperta è che nessuna comunicazione in merito sarebbe stata data prima di procedere a tale modifica e che i pensionati si serebbero visti recapitare due lettere, una contenente il solito bollettino riguardante il bonus di protezione sociale ed un’altra con la comunicazione che da quel momento in poi quel sussidio sarebbe stato pagato direttamente in Petro.

Sui perchè sia stata intrapresa tale mossa ci sono credo pochi dubbi, in quanto sarebbe un modo per rilanciare il Petro favorendone la diffusione a discapito del Bolivar, ma i più maligni sostengono che sia anche un espediente del Presidente per controllare le transazioni finanziarie interne al paese. Tutto questo anche per la natura di questa criptovaluta che è molto differente da quelle a cui siamo abituati, in quanto il valore della stessa sembra essere deciso arbitrariamente dallo stesso Maduro e le rassicurazioni che il valore della stessa sia garantito dalle scorte di petrolio sia stato messo in discussione da un’inchiesta di Reuters.

Nella realtà dei fatti il Petro non è scambiabile in nessun Exchange e non è attualmente spendibile in nessun negozio fisico; anche i pochi feedback al riguado di questa moneta virtuale apparirebbero “pilotati” e gestiti da entità riconducibili allo stesso entourage di Maduro. A conti fatti il Petro non avrebbe alcun valore se non quello attribuitogli da chi lo gestisce, quindi il governo Venezuelano presieduto da Nicolas Maduro il ché riporta alle ombre e sospetti di cui parlavo prima.

Ma con questa modifica al pagamento delle pensioni, cosa cambia effettivamente per chi li percepisce? In pratica il tutto si traduce in un’ennesima trafila da affrontare, al pari di chi percepisce gli altri sussidi, quindi prima di tutto una registrazione sul sito patria.org.ve (ad oggi forse il sito più cliccato del Venezuela) che servirà a depositare quanto percepito tramite la piattaforma su Internet e poi una lunga fila in banca per ritirarla. Quello che resta poco chiaro è la convertibilità di questa moneta virtuale, che muta continuamente nelle sue regole e che quindi crea un clima di incertezza e confusione peggiore di quello che si voleva combattere emettendo il Petro. Infatti lo scopo iniziale di questa criptovalute doveva essere quello di risollevare le sorti economiche di un Paese alle prese con una moneta fiat soggetta a un’iperinflazione senza precedenti che ne aveva letteralmente azzerato il valore rendendola carta straccia, ma le intenzioni non sono state rispettate in quanto il Petro è risultato essere una criptovaluta poco solida, con un cambio con il Bolivar molto mutevole e con una volatilità eccessiva, non risolvendo quelli che erano i problemi che avevano spinto il Governo ad emetterla.

Inoltre allo stato attuale sembra essere tutto nelle mani di Maduro, che oltre ad avere il potere politico sul Venezuela, adesso ha anche il controllo economico della nazione grazie a una criptovaluta che in pratica è gestita da lui e questo perchè costringendo i lavoratori e i pensionati ad accettare stipendi e pensioni in Petro con tutte le incertezze che vi gravitano intorno, si garantisce il diritto di spostare, cambiare e fare sparire queste cifre a proprio piacimento dandone oltretutto una valutazione del tutto fittizia.

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CC0 Creative commons - Pixabay


Come abbiamo potuto vedere, non sempre le criptovalute portano con se dei vantaggi perchè è di fondamentale importanza che continuino a mantenere la propria natura decentralizzata. Concedere il controllo delle stesse ad un organismo, governativo come in questo caso, non può che portare degli svantaggi e farne perdere ogni possibile utilità. Nel caso del Venezuela, il Bolivar ha perso quasi la totalità del proprio valore e si è cercato di sostituirlo con il Petro che forse allo stato attuale vale anche meno della moneta Fiat che voleva andare a rimpiazzare.

Le criptovalute che si imporranno nel panorama internazionale saranno solo quelle che riusciranno a mantenere i presupposti per cui sono state emesse, non per niente in Venezuela il bitcoin sta riscuotendo un enorme successo come mezzo di pagamento o di scambio e a dimostrarlo c’è l’incremento esponenzialme del numero delle transazioni di BTC (come ho descritto nell’articolo “Il Sud America punta sul bitcoin, dove la diffusione è in forte crescita”). Quindi se il Petro arranca e il governo cerca degli espedienti per rilanciarlo, il bitcoin continua la sua corsa nonostante il periodo decisamente poco felice con le quotazioni ai minimi da un anno a questa parte.

La conclusione abbastanza ovvia è che le criptovalute non si possono controllare, almeno quelle destinate a durare e ogni tentativo di emetterne qualcuna che cerca di esulare da questo principio andrà incontro a un fallimento. Sarà lo stesso per il Petro?

Un saluto, Carlo


Fonte: agi.it

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