Essere immuni al dolore: una condizione rara ma letale
Per quanto spiacevole possa essere la sensazione del “dolore”, questa è indispensabile al fine della stessa vita e della salute dell’individuo. Sembra un assoluto controsenso: per star bene bisogna star male.
Eppure il dolore, come la maggior parte di tutte le nostre funzioni biologiche, è un meccanismo che si evoluto e perfezionato nei millenni della nostra esistenza, proprio per salvaguardarci da numerosi pericoli.
Post in collaborazione con il progetto SISTEM di @steemit-italia
Cenni di fisiologia del dolore
Sistema di trasmissione dei recettori nervosi. CC BY SA 3.0
Il dolore: perché esiste?
All’iniziale penetrazione del chiodo nella nostra pelle sentiamo un semplice pizzico. Abbiamo leso gli strati più superficiali della nostra cute, nulla di grave: la nostra capacità rigenerativa riparerà il danno in qualche ora. Procedendo più in profondità con il chiodo, iniziamo a sanguinare, avvertiamo una sensazione di caldo e un dolore più intenso: siamo nello strato sottocutaneo, ricco di vasi sanguigni che portano nutrimento sia agli strati più superficiali che a quelli più profondi. Il danno a questo livello, inizia ad essere tangibile, la formazione di nuovi vasi sanguigni può richiedere ore e si può innescare un processo infettivo severo che può compromettere tutto l’organismo. Tocca quindi ai muscoli: il dolore che prima era puntiforme, inizia ad essere più ampio e meno definito, il sanguinamento diventa molto più vistoso per l’abbondanza di vasi che nutrono i muscoli. Il danno in questo caso può essere riparato nell’arco di mesi, a volte lasciando disfunzioni permanenti. Il dolore a questo punto, è molto più intenso e quasi insopportabile. Tuttavia, procedendo, il dolore cambia: arrivando a lesionare gli organi interni, il dolore viene avvertito come profondo, mal localizzabile, intenso ma per certi verso più sopportabile. Il nostro corpo inizia a darci altri segnali di allerta: i vasi sanguigni si contraggono, la pressione sanguigna si altera, iniziamo ad agitarci e ad essere confusi. Il viaggio del nostro chiodo termina a livello del midollo spinale, formato da cellule nervose responsabili del trasferimento delle informazioni dalla periferia del corpo, al cervello. Il dolore a questo punto, sparisce, perchè abbiamo danneggiato il principale sistema di conduzione delle informazioni dolorose (e non solo).
Tuttavia, potete davvero dire che senza dolore, siete messi bene dopo tutto quello che vi ho descritto?
Il concetto dell’esempio citato, è che il dolore serve come meccanismo di difesa agli stimoli nocivi esterni. Quando avvertiamo lo spillo che ci tocca, il fastidio iniziale ci fa reagire in maniera riflessa, portandoci ad allontanare dalla fonte del danno. Il dolore infatti, è proprio un sistema spia del danno che sta avvenendo nel nostro organismo, quanto più è intenso, più ci indica di fuggire da un determinato stimolo nocivo: proprio per questo motivo il dolore è più preciso sugli strati superficiali del nostro corpo, in maniera da localizzarne la fonte. Gli organi invece, non hanno un sistema così preciso di localizzazione del dolore, piuttosto danno il via ad una serie di sensazione generalizzate spiacevoli che ci pone in allerta.
Quando non provare dolore è letale: le sindromi analgesiche
Non vi sono terapie per questa malattia dato anche il numero estremamente esiguo di casi da studiare (inoltre si tratta per la maggior parte di bambini). Gli unici approcci possibili sono quelli di controllare tutte le attività del bambino, impedendogli di svolgere attività troppo pericolose e monitorare continuamente la temperatura per scongiurare ipo ed ipertermia.
Un’altra sindrome analgesica di recentissima scoperta, è tutta Italiana: la sindrome di Marsili, dal nome della famiglia che ne è affetta. Anche in questo caso, si tratta di una mutazione di un gene, ZFHX2, che regola la trascrizione di geni coinvolti nel processo sensoriale, di cui non sono ancora stati scoperti i dettagli. Esperimenti su topi a cui è stato eliminato il gene, hanno mostrato lo sviluppo di una insensibilità al dolore ed al caldo, il che prova che il gene svolge un ruolo sicuramente importante nella regolazione del dolore. La mutazione è di tipo dominante: la famiglia Marsili è conta sei individui affetti da questa malattia, da ben tre generazioni. Similmente alla CIPA, questi sviluppano facilmente fratture e gravi lesioni corporee per traumi e feriti che non causano loro dolore; tuttavia sembra che questi deficit si sviluppino dopo l’infanzia e che alcuni tipi di dolori, come il mal di testa, siano avvertiti pienamente.
Il dolore come meccanismo di preservazione fisica…e non solo
Ora dovrebbe essere semplice capire per quale motivo esiste il dolore fisico: ci consente di salvaguardare l’integrità del nostro corpo e di individuare ed allontanarci repentinamente da uno stimolo dannoso. La salvaguardia della nostra salute è tutelato da diversi meccanismi “innati”, che sono fuori dal nostro controllo “cosciente”. Ad esempio, se toccate per sbaglio un oggetto bollente, la vostra mano si allontana rapidamente; così come se sentite un rumore improvviso vi viene in automatico di girare testa ed occhi per guardare la fonte del rumore. Si tratta, in entrambi i casi di archi motori riflessi o detto in altri termini, di comportamenti riflessi che sono dati dall’attivazione di circuiti nervosi molto più brevi di quelli “standard” che abbiamo visto in precedenza.
Nell’esempio in figura, prendiamo in considerazione il riflesso di allontanamento, nella quale uno stimolo doloroso (fonte di calore) attiva i recettori del dolore. L’impulso, raggiunge il midollo spinale e da qui si sdoppia: un impulso andrà al cervello per farci rendere conto di ciò che sta accadendo, l’altra andrò direttamente al muscolo effettore, il bicipite, e lo farà contrarre, causando l’allontanamento della mano tramite la flessione del braccio.
Possiamo quindi dire con assoluta certezza che il dolore è indispensabile alla nostra vita e fa parte di essa: è un meccanismo che serve a proteggerci da ciò che può distruggerci. Allo stesso modo, il dolore emotivo ha un ruolo ancora più tangibile sulla crescita dell’individuo: delusione amorose, tradimenti, insoddisfazioni che riceviamo nella vita e che ci fanno soffrire, ci rendono più attenti e più forti ad affrontare le relazioni con il prossimo.
Bibliografia:
1.Indo Y. Congenital Insensitivity to Pain with Anhidrosis. University of Washington, Seattle; 1993-2018.
2.Spinsanti G, Zannolli R, Panti C, Ceccarelli I, Marsili L, Bachiocco V, et al. Quantitative real-time PCR detection of TRPV1-4 gene expression in human leukocytes from healthy and hyposensitive subjects. Mol Pain 2008; 4: 51.
3.Labib S et al. Congenital insensitivity to pain with anhydrosis: report of a family case. Pan Afr Med J. 2011;9:33. Epub 2011 Jul 25.
4.Solomon; Schmidt (1990). “13”. In Carol, Field. Human Anatomy & physiology (2 ed.). Saunders College Publishing. p. 470. ISBN 0-03-011914-6.
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