Metallic Kisses - Baci Metallici [ENG - ITA Freewrite]

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English Version

With the passage of time, the omnipresent buzz of the generators - and God knows what else in the bowels of that cathedral of circuits - had become for him like a second skin.
It was funny how the white noise coming from the racks was indifferent to him and could, at the same time, speak to him in the most modulated and subtle of languages.
After months, Ethan was instantly aware when something in the monotonous chanting cracked, foretelling one of the increasingly frequent system errors. It was like the third ear in place of the third eye.

He just smiled at the thought, his gaze fixed on the secondary pylons n. 6 and 11, the last still working in the experimental orbital station DDG-31/DD-936 Decatur, renamed The Decaf.

Silence was a mute vowel shouting inside him. Always. Suffocate atrophic thoughts. Dodge the anguish, sharp like the debris of that day. The slashed modules were scenic elements for a cheap movie. All the modules except his one. Follow procedures, rituals, checklists, the tenacious regurgitation of life of a castaway.

He had renamed the pylons Romeo & Juliet. For each orbital period, about 90 minutes, the two arms were almost touching each other. A fleeting kiss and again far away. From the beginning of the mission, he had liked to play the game of renaming equipment and modules with funny nicknames. He allowed himself a slow sigh.

The inclination of the station displayed the earth down there. He had promised never to look in that direction again but the mauve color, so iridescent, so alive, so omnipresent, took him by surprise. He thought for a moment that it was .. beautiful, and the remorse for that thought flooded him soon after. Ethan hid his face between his hands as the tears surfaced and many names knocked on his heart's door once again.

Versione Italiana

Con il passare del tempo, l'onnipresente ronzio dei generatori, e di chissà cos'altro nelle viscere di quella cattedrale di circuiti, era diventato per lui come una seconda pelle.
Era buffo come il rumore bianco proveniente dai rack gli fosse indifferente e potesse al contempo parlargli nel più modulato e sottile dei linguaggi.
Ethan si accorgeva istantaneamente, dopo mesi, se qualcosa nella monotona cantilena si incrinava, preannunciando uno dei sempre più frequenti errori di sistema. Era come avere il terzo orecchio al posto del terzo occhio.

Sorrise appena al pensiero, lo sguardo fisso verso i tralicci secondari n. 6 e 11, gli ultimi ancora funzionanti nella stazione orbitale sperimentale DDG-31/DD-936 Decatur, detta "Il Decaf".

Il silenzio era una vocale muta che gli gridava dentro. Sempre. Soffocare pensieri atrofici. Schivare l'angoscia tagliente come i detriti di quel giorno. I moduli squarciati, nemmeno fossero elementi scenici di un film da quattro soldi. Tutti i moduli tranne il suo. Seguire procedure, rituali, checklist, il tenace rigurgito di vita di un naufrago.

Aveva ribattezzato i tralicci Romeo & Juliet. Una volta ogni periodo orbitale, circa 90 minuti, i due bracci si incontravano per un istante, fin quasi a toccarsi. Un bacio fuggevole e di nuovo lontani. Così, dall'inizio della missione, gli era piaciuto giocare a ribattezzare quasi tutte le attrezzature e i moduli con buffi soprannomi. Si accordò un lento sospiro.

L'inclinazione della stazione gli permise di vedere la terra. Si era promesso di non guardare mai più in quella direzione ma il color malva, così iridescente, così vivo, così onnipresente, lo colse di sorpresa. Pensò per un attimo che era..bello e il rimorso per quel pensiero lo inondò subito dopo. Ethan nascose il viso fra le mani mentre le lacrime affioravano e tanti nomi bussavano alla porta del suo cuore una volta ancora.

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