The work is done at the coffee machines!
How many times have you heard this phrase from your managers, customers, "big bosses"?
How many times have you really believed it?
How many times has that voice in the corridors, that bringing home that mini-project maybe at the expense of the competition made you feel important?
The beauty of it is that you believed it.
You convinced yourself that illustrating the added value that your person, that your team, your company could give was enclosed in a chat with the maximo referent while you were sipping, leaning on a whitewashed wall in 1995, a dull "silver" coffee, talking about football, the last movie seen at the cinema, maybe letting you go to some hypocrisy that would snatch confidence and empathy from your golden goose.
For over a month now this approach no longer exists.
It's buried like a tiny bud that disappears when with a big shovel we spread kilograms of earth on such a small and delicate thing.
It has disappeared like a helpless shell carried away by an overwhelming tide.
It is as far away as a man walking in the scorching desert sun as you fly over that land on the back of your ryanair.
We are all home.
The lucky ones of us are smart working, even when work is not essential.
Nothing or little redundancy and in return call on skype, teams or zoom with dozens of people, often disinterested, often uninformed, often intent on doing washing machines or preparing lunch while others try to articulate a speech.
The famous chats at the coffee machine have been replaced by e-mail correspondence, phone calls, restricted meetings, documents and presentations.
And just think, nothing has changed but for the better.
The projects that have to go off start anyway.
The situations that had to be unlocked are.
The anomalies are analyzed.
Progress is made anyway.
Mistakes are made again.
The difference?
We do it from the comfort of home.
Without having to wear a smile and a fancy dress but staying in our pajamas and beard for miles.
Without having to ruin our skies with smog from our cars.
Without having to clog up old offices and vintage chairs and dated PCs.
Without having to frequent restrooms similar to those of a gas station.
Without having to throw 1-2-3 hours out the window in traffic or public transportation.
Today our sacrifice is huge in terms of space, in psychological terms, in physical terms, but for those of us who can work from home, this is the biggest opportunity to rub our managers, "big bosses", customers who don't, the job **NOT **is done at coffee machines.
Il lavoro si fa alle macchinette del caffè!
Quante volte vi siete sentire dire questa frase dai vostri manager, dai clienti, dai "big boss"?
Quante volte ci avete creduto davvero?
Quante volte quel vociare nei corridoi, quel portarvi a casa quel mini-progetto magari a scapito della concorrenza vi ha fatto sentire importanti?
Il bello è che ci avete creduto.
Vi siete convinti che illustrare il valore aggiunto che la vostra persona, che il vostro team, la vostra azienda potesse dare fosse racchiuso in una chiacchierata col referente maximo mentre sorseggiavate, appogiati ad un muretto imbiancato nel 1995, uno scialbo caffè "argenta", parlando di calcio, dell'ultimo film visto al cinema, magari lasciandovi andare a qualche ipocrisia qualunquista che strappasse confidenza ed empatia alla vostra gallina dalle uova d'oro.
Da oltre un mese questo approccio non sussiste più.
E' seppellito come un minuscolo germoglio che scompare quando con una grossa pala spargiamo chilogrammi di terra su una cosa cosi piccola e delicata.
E' scomparso come un'indifesa conchiglia portata via da una travolgente marea.
E' lontana come un uomo che cammina sotto il sole cocente del deserto mentre sorvolate quella terra in groppa al sediolino del vostro ryanair.
Siamo tutti a casa.
I più fortunati di noi stanno lavorando in smart working, anche quando il lavoro non è essenziale.
Niente o poca cassa integrazione ed in compenso call su skype, teams o zoom con decine di persone, spesso disinteressate, spesso disinformate, spesso intente a fare lavatrici o a preparare il pranzo mentre gli altri provano ad articolare un discorso.
Le famose chiacchierate alla macchinetta del caffè sono state rimpiazzate da carteggi di mail, da telefonate, da riunioni ristrette, da documenti, da presentazioni.
E pensate un pò, nulla è cambiato, se non in meglio.
I progetti che devono partire partono lo stesso.
Le situazioni che dovevano essere sbloccate lo sono.
Le anomalie vengono analizzate.
I progressi vengono fatti comunque.
Gli errori vengono commessi ancora.
La differenza?
Lo facciamo comodamente da casa.
Senza dover indossare un sorriso ed un vestito di circostanza ma restando in pigiama e con la barba chilometrica.
Senza dover rovinare i nostri cieli con lo smog delle nostre auto.
Senza dover intasare uffici vetusti, corollati di sedie vintage e PC datati.
Senza dover frequentare bagni simili a quelli degli autogrill.
Senza dover gettare dalla finestra 1-2-3 ore nel traffico o nei mezzi pubblici.
Oggi il nostro sacrificio è grandissimo in termini di spazio, in termini psicologici, in termini fisici ma per chi di noi può lavorare da casa questa è la più grande occasione di sbattere in faccia ai nostri manager, "big boss", clienti che no, il lavoro **NON **si fa alle macchinette del caffè.
