[FUORI CONCORSO] Una storia italiana - Alternativo (PREMIO 30% delle rewards di DIGITALY)

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Con questo post partecipo, fuori concorso e con intento unicamente promozionale, alla ventunesinaedizione del contest "Una storia italiana", promosso all'interno della rivista DIGITALY.

Per partecipare basta inventare una storia ispirata all'immagine di copertina. E' possibile prendere parte al contest scrivendo in qualsiasi lingua e dando al racconto l'interpretazione preferita, che sia essa, comica, romantica, drammatica, fantasy o altro, rispettando sempre i canoni base per la pubblicazione sulla piattaforma.

C'è tempo per partecipare fino a domenica, ore 23.59 italiane, il premio per il vincitore, scelto dal Team di @italygame, è del 30% delle rewards del prossimo numero di Digitaly.

Alternativo

Quella mattina Alex si svegliò con un forte mal di testa. Gli era già capitato in passato di soffrire di emicrania, ma gli episodi erano per lo più dovuti ad intensi cicli di studio o agli effetti di qualche sbronza presa con gli amici il sabato sera. Trovarsi al mattino in condizione da non poter quasi nemmeno aprire gli occhi era una condizione nuova, che ad un'ora dall'importante compito in classe di scienze lo stava fortemente destabilizzando.

Trovò in cucina un biglietto della mamma, con le raccomandazioni di non fare tardi e di mangiare tutto ciò che gli aveva preparato per colazione. All'ospedale le era evidentemente toccato il turno del mattino, cosa più unica che rara, ma come sempre, qualunque fosse l'ora in cui doveva uscire di casa, non se ne andava mai senza prima aver pensato al "suo bambino", con tanto di affettuoso cuoricino disegnato accanto alle raccomandazioni.

"Sono cresciuto mamma, quando la capirai..." sussurrava spesso di fronte a quei messaggi, ma in fondo sapeva che avere una madre amorevole non era affatto cosa scontata. Nonostante le raccomandazioni della donna, che gli aveva intimato di non assumere mai medicine senza prima chiederle il consenso, prese dall'armadio dei medicinali l'analgesico per il mal di testa. Glielo avrebbe detto a sera, quando i due si sarebbero ritrovati per cena: fare il compito di scienze in quelle condizioni era escluso ed era certo che anche lei avrebbe approvato.

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Immagine di karlyukav su Freepik

Aprì il garage per prendere la bicicletta e recarsi a scuola, ma al suo posto, con gran sorpresa, ci trovò un motorino. Era proprio il modello che aveva sempre desiderato e chiesto in regalo ogni anno alla mamma da quando aveva compiuto quattordici anni. Lo fissò qualche istante con il cuore in gola, sopraffatto dall'emozione. Finalmente sua madre aveva deciso di accontentarlo, e lo aveva fatto così, senza nemmeno preannunciare la sorpresa.

Era la madre migliore del mondo, pensò, al ritorno si sarebbe certamente fermato dal fioraio per ringraziarla comprandole una rosa. Non riusciva a spiegarsi se il tutto fosse dovuto dall'effetto del motorino o da quali altre strane circostanze, ma a scuola sembrava molto più popolare. Molti ragazzi, anche delle classi superiori, si fermavano ad apostrofarlo amichevolmente incrociandolo nei corridoi; alcuni gli battevano la mano sulla spalla, altri mimavano una specie di saluto militare da lontano.

Se solo la mamma glielo avesse comprato prima. Non c'era troppo tempo per fermarsi a pensare, il compito di scienze della prima ora, per il quale si era preparato tutta la settimana, veniva innanzi a tutto. Si sedette trafelato in classe, ma con sua grande sorpresa non trovò nessuno, a parte Luisa, una delle compagne di classi particolarmente ribelli.

Con lei non nutriva un gran feeling, a causa della spiccata propensione della ragazza di prendere in giro i più studiosi della classe, ma quella mattina il suo abbigliamento sembrò diverso. Era agghindata con un maglioncino a collo alto, pantaloni lungi e larghi occhiali che le coprivano quasi per intero il viso. Scorse di fronte a lei il libro di latino: sembrava concentrata nel ripassare un po' tutti gli argomenti del quadrimestre, in vista di una futura interrogazione.

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"Moncinelli..."
Provò a chiamarla in maniera delicata, ma la ragazza girò ugualmente la testa di soprassalto, come se non si fosse accorta del suo arrivo. Lo fissava con occhi spalancati, sembrava quasi spaventata.
"Scusa se ti disturbo... Dove sono tutti? Non doveva esserci il compito in classe di scienze alla prima ora?"

Luisa cambiò gli occhiali, inforcandone un altro con le lenti ancora più spesse. Sembrava avere poca voglia di conversare con lui, ma rispose lo stesso in maniera sfuggente:
"E' un'altra delle vostre prese in giro, vero? Vi sentite migliori di me solo perché sapete suonare uno strumento? Lo sai benissimo che questa mattina le lezioni sono sospese per la selezione dei gruppi che suoneranno al concerto di Natale, l'avete chiesto tu e i tuoi amichetti al consiglio studentesco."

Alex fece per rispondere ed esternare tutte le sue perplessità, ma la ragazza lo bloccò ancor prima che potesse emettere la prima parola: "Risparmia il fiato, so già cosa vuoi dire. Sono una secchiona, mi vesto male e nessuno mi vorrebbe mai vicino nemmeno per un the. Poi sono brutta, ho i brufoli e la mia voce e fastidiosa. Ora che le abbiamo dette tutte, vai pure supereroe, altrimenti rischi che quest'anno scelgano un altro gruppo al posto del tuo..."

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Concerto? Ma se non aveva mai preso in mano uno strumento in vita sua! E poi cos'era quella sceneggiata? Era sempre stata lei a prendersi gioco di lui e di tutti gli altri "secchioni" della classe, non il contrario. Evidentemente Luisa doveva aver assunto qualche sostanza strana prima di venire in classe, anche se mentre si voltava a guardarla un'ultima volta gli sembrò di vederla asciugarsi delle lacrime.

"Alex, sbrigati! Tra poco tocca a noi! Guarda che anche se sei diventato famoso su YouTube non possiamo farci dare il posto solo perché siamo noi, senza nemmeno presentarci!" Igor, l'amico di una vita, che con lui aveva condiviso tutto il percorso scolastico a partire dall'asilo, lo stava aspettando con una chitarra in spalla. Almeno lui, all'apparenza, in quella folle mattinata sembrava uguale agli altri giorni.

Senza dargli il tempo di chiedere spiegazioni gli consegnò la chitarra, trascinandolo verso la vicina palestra. Gli altri membri del gruppo imbracciarono i propri strumenti, mentre un ragazzo del primo anno sistemava il microfono. I giudici sembravano leggermente spazientiti per il ritardo, ma vedendolo arrivare si sciolsero in un sorriso e gli altri ragazzi seduti sui gradoni destinati al pubblico si abbandonarono ad un convinto applauso.

Notò uno striscione, con impresso il suo nome ed una caricatura, che lo ritraeva mentre cantava suonando la chitarra. E tra tutti lei, Greta Zimbelli, la ragazza per la quale aveva perso la testa fin dalle scuole medie, ma che non l'aveva mai degnato nemmeno di uno sguardo, preferendo sempre la compagnia di palestrati membri della squadra di calcio o di pallacanestro. Stava applaudendo e saltando insieme agli altri. Anzi, di più, gli sorrideva, facendo il gesto del cuore con le mani.

Continua...

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