[FUORI CONCORSO] Una storia italiana - Il messaggio (PREMIO 30% delle rewards di DIGITALY)

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Foto di PublicDomainPictures da Pixabay

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Con questo post partecipo, fuori concorso e con intento unicamente promozionale, alla 22^ edizione del contest "Una storia italiana", promosso all'interno della rivista DIGITALY.

Per partecipare basta inventare una storia ispirata all'immagine di copertina. E' possibile prendere parte al contest scrivendo in qualsiasi lingua e dando al racconto l'interpretazione preferita, che sia essa, comica, romantica, drammatica, fantasy o altro, rispettando sempre i canoni base per la pubblicazione sulla piattaforma.

C'è tempo per partecipare fino a domenica, ore 23.59 italiane, il premio per il vincitore, scelto dal Team di @italygame, è del 30% delle rewards del prossimo numero di Digitaly.

Il messaggio

Una vecchia stufa, dei piatti di ceramica e qualche antico soprammobile: a differenza delle sorelle, a cui erano toccati quadri di prestigio, un'intera biblioteca di libri antichi e gioielli vari, questa era l'eredità prevista per Alice, dopo la recente scomparsa di una vecchia zia. "Sei la mia nipote preferita, l'unica che si ricordi di venirmi a trovare..." le aveva sussurrato sempre la zia, ogni qualvolta la ragazza si era recata in visita a casa sua, ma a giudicare dal testamento sembrava essersene dimenticata del tutto.

Alice c'era rimasta comprensibilmente male, ma non si pentiva del disinteressato affetto regalato alla donna durante tutto il corso della sua vita. Vedere le due sorelle e i relativi mariti, esultanti di fronte ad un lascito tanto sostanzioso, le procurava qualche piccola fitta allo stomaco, ma a differenza loro conservava un ricordo piacevole della donna ed era contenta che se ne fosse andata in serenità, nel suo letto, nel pieno uso delle capacità mentali e apparentemente senza soffrire.

Forse la zia, privandola di gioielli e oggetti di lusso aveva voluto salvarla dal trasformarsi in una donna avida come le sorelle, o più probabilmente, tradizionalista com'era, non le aveva mai perdonato di non essersi ancora sposata, nonostante fosse giunta alla soglia dei trent'anni. In ogni caso si sentiva intenzionata a rispettare le volontà dell'anziana parente e con l'aiuto di un amico trasportò quelle poche cianfrusaglie in casa sua, per sistemarle in un angolo della taverna.

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Immagine di jcomp su Freepik

Nei giorni successivi, la ragazza quasi si dimenticò di degli oggetti. Ogni tanto le giungevano all'orecchio voci su come le sorelle e i cognati stessero svendendo l'eredità lasciata loro dalla zia, convertendo i guadagni in macchine di lusso, viaggi e altre futilità simili, ma non intrattenendo più un grande rapporto con loro se ne preoccupava a mala pena. In fondo era felice così e, sebbene non navigasse nell'oro, poteva ritenersi fortunata di poter fare affidamento su una casa dignitosa, pasti caldi tutti i giorni e diverse persone attorno che le volevano bene.

Una domenica, alle prese con le pulizie di casa, nello sfilarsi lo spesso maglione che indossava per scendere in taverna sentì cadere uno dei due orecchini, comprendendo dal rumore di come lo stesso fosse finito proprio nei pressi degli oggetti lasciati in eredità dalla zia. Vide il riflesso della bianca perlina proprio sotto le gambe della stufa e chinandosi per raccoglierlo notò qualcosa di cui non si era mai accorta prima.

Su uno dei lati, in un angolo in basso, sembrava esserci come un'incisione, una sorta di strana parola dal significato all'apparenza incomprensibile: "Edények". Sul momento non diede troppa importanza alla cosa, presa com'era dalla sistemazione del disordine lasciato dalla cena con gli amici della sera prima, ma nel resto della giornata il pensiero le corse più volte a quel piccolo mistero.

Quelle lettere sembravano piuttosto recenti e la zia persona tutt'altro che desiderosa di rovinare i propri oggetti con un punteruolo. E se fosse stato un messaggio? L'idea le scivolò in fretta via dalla testa: in fondo, non vivevano di certo all'interno di una puntata di "Murder, she wrote" e se la zia avesse voluto comunicarle qualcosa, sebbene non fosse una gran "smanettona", avrebbe potuto farlo semplicemente chiamandola al telefono.

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Foto di Karolina Grabowska da Pixabay

Tuttavia, per fugare ogni dubbio, decise di effettuare una semplice ricerca su Google, componendo nell'apposita finestra di ricerca la parola "Edények". Si trattava di un termine comune della lingua ungherese, che sembrava significare sia "pentole" che "piatti". La spiegazione più logica era che la stufa fosse appartenuta a qualche persona di quelle parti e che chissà per quale motivo aveva deciso di inciderla in quel modo, forse per suggerire un uso dell'oggetto anche in cucina.

Di certo la zia non parlava ungherese, ne aveva persone provenienti dall'Ungheria tra le sue conoscenze. Non ci pensò più fino alla settimana successiva, quando decise di lavare e riporre in un armadio i piatti e la pirofila che facevano parte dell'eredità, notando come ognuno di essi aveva scritto sulla faccia inferiore con un pennarello dalla punta spessa una specie di sigla.

Li voltò uno ad uno sul tavolo, appuntando su un taccuino le varie sigle: "A", "tek", "me", "gol", "re", "id", "9". Quelle scritte, così come la parola presente sulla stufa, sembravano aggiunte da poco. Era la seconda coincidenza, non abbastanza per fare una prova, ma quantomeno idonea a portare ad un indizio. Si sentiva a disagio solo a pensarlo, ma Alice si stava convincendo che la zia avesse voluto comunicarle qualcosa.

Continua...

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