[FUORI CONCORSO] Una storia italiana - Iris (PREMIO 10 STEEM)

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Con questo post partecipo, fuori concorso e con intento unicamente promozionale, alla quindicesima edizione del contest "Una storia italiana", promosso all'interno della rivista DIGITALY.

Per partecipare occorre inventare una storia ispirata all'immagine di copertina, avendo cura di descrivere l'ambientazione della scena, una descrizione della protagonista, con chi stia parlando al telefono e cosa accadrà subito dopo. E' possibile prendere parte al contest scrivendo in qualsiasi lingua e dando al racconto l'interpretazione preferita, che sia essa, comica, romantica, drammatica, fantasy o altro, rispettando sempre i canoni base per la pubblicazione sulla piattaforma.

C'è tempo per partecipare fino a domenica, ore 18.00 italiane, il premio per il vincitore, scelto dal Team di @italygame, è di 10 Steem.

Iris

Dovete assolutamente chiamarla Iris. Con quel nome sarà delicata come un fiore, ma allo stesso tempo resistente, proprio come un giglio. Si adatterà a mille situazioni diverse, restando sempre indipendente e con la capacità di cavarsela puntando solo sulle sue forze. E naturalmente sarà bellissima, sempre in grado di farsi notare in mezzo agli altri.

Quelle parole, ripetute spesso dalla nonna a sua mamma, durante la gestazione, erano diventate ormai per Iris una specie di tormentone e al telefono con Matteo, il giornalista incaricato di scrivere un pezzo su di lei, le stavano venendo fuori con naturalezza, come se tra i due si fosse instaurato da subito un certo feeling.

Matteo le aveva dato appuntamento al ristorante di Fossato di Vico, cittadina dell'Umbria, vicino Perugia, presso il quale la ragazza si fermava spesso durante i suoi viaggi su quella tratta. Iris lavorava infatti per una grande compagnia di autotrasporti, guidando, a dispetto delle apparenze e del fisico minuto, un grosso camion in giro per l'Italia per cinque o sei giorni a settimana.

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All'interno del suo lavoro era abituata ad avere a che fare con centinaia di uomini e donne diverse e più volte si era trovata anche all'interno di situazioni poco piacevoli. Una volta, in un parcheggio per camionisti a Roma, si era ritrovata suo malgrado coinvolta in una rissa tra tifosi di squadre diverse; un'altra, incastrata in una strada secondaria per un errore del ragazzo che lavorava ai percorsi e un'altra ancora costretta a rifiutare le avances troppo insistenti del proprietario di una ditta di sanitari, per la quale aveva effettuato una consegna.

Aveva litigato, spesso a brutto muso, con decine di automobilisti, sempre incapaci di comprendere come spostare un mezzo da trenta tonnellate richieda a volte manovre fastidiose per il traffico ma necessarie e per di più, saltuariamente, si ritrovava a far tacere qualche altro camionista incontrato per strada, incapace di accettare il fatto che una donna potesse compiere il loro stesso mestiere.

Insomma, sapeva di avere dalla sua una "scorza" piuttosto dura. Eppure, non appena riattaccata la comunicazione con il giovane giornalista, sentì nascere dentro di sé una sensazione nuova. Era emozionata. Non aveva mai sostenuto un'intervista prima di allora e il fatto che mancassero poche ore all'incontro con Matteo le metteva addosso una sorta di piacevole brivido adrenalinico.

Rifletté molto sull'abbigliamento con cui presentarsi il giorno dopo al ristorante: un abito elegante avrebbe in fondo tradito la sua vera natura sbarazzina, ma con i vestiti comodi utilizzati tutti i giorni aveva paura che il suo intervistatore si potesse in qualche modo sentire offeso. Optò per la seconda ipotesi, sorridendo prima di addormentarsi su quanto quella storia la stesse condizionando.

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La mattina dopo si svegliò raggiante, quasi euforica. Non vedeva l'ora di raggiungere Matteo, fare l'intervista e scoprire tutti i dettagli della rivista che l'avrebbe pubblicata. Fantasticava sulla copertina, sulle sue foto alla guida del mezzo e sul tavolo al quale si sarebbero fermati (avrebbe chiesto a Camillo, il proprietario, quello in fondo all'angolo, il più riservato). L'avrebbero letta in tanti? Sarebbe diventata un personaggio "famoso"? Quella improvvisa notorietà le avrebbe finalmente dato la spinta per aprire il canale YouTube e parlare dei suoi viaggi su e giù per l'Italia?

Varcò il cortile della ditta per recarsi in ufficio a ricevere le chiavi del mezzo e le consegne, ma venne fermata da Augusto, il responsabile, ancor prima di aprirne la porta. Alberto, il giovane collega che lavorava per la ditta da circa un anno, era stato male durante la notte, e ad Iris sarebbe toccato sostituirlo. Provò ad obiettare che il suo mezzo era già pronto, ricordando al capo dell'intervista, ma la consegna di Alberto era decisamente più urgente.

Inoltre, nessun collega conosceva il mezzo di Alberto come lei, che tutti i giorni ne guidava uno identico, e Augusto non aveva nessuna intenzione di rischiare che la consegna incontrasse qualche difficoltà. Non aveva scelta: certo avrebbe potuto richiamare Matteo, mettersi d'accordo per un altro giorno, ma non era affatto certo che il ragazzo avrebbe accettato, ed inoltre era stato categorico sulla volontà di incontrarla e di non svolgere l'intervista per telefono.

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Prese le chiavi e le istruzioni sul percorso stringendo le labbra per non lasciar sgorgare le lacrime di rabbia che sentiva uscire dagli occhi, ma dopo poco cercò di rasserenarsi. In fondo il suo lavoro veniva prima di tutto, anzi probabilmente in quel contrattempo si nascondeva un segno del destino, che le suggeriva di lasciar perdere i castelli in aria fatti nelle ultime ore e concentrarsi sulle cose importanti.

Salì sul camion di solito affidato ad Alberto, ma mentre fece per metterlo in moto e per partire lo vide, proprio lì, nel piazzale di fronte a lei, che con un sorriso da parte a parte le faceva cenno di scendere. I colleghi le avevano organizzato uno scherzo. La storia dell'intervista era diventata talmente virale in ditta che per farle simpaticamente pagare quell'insistenza quotidiana, si era deciso di preparare quella scenetta.

Gli altri accorsero sul piazzale ridendo e Augusto, con le mani alzate, quasi a voler chiedere scusa per lo scherzo, le consegnò le chiavi del suo mezzo. Era in un ambiente lavorativo tipicamente maschile, ma in fondo tutti le volevano un gran bene. Pensò che in fondo era fortunata ad aver trovato al lavoro una famiglia e che forse a quell'intervista aveva dato un po' troppo peso.

Fine

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