I (primi) pensieri interessanti di De Ligt [#steemexclusive - #multilanguage]

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Photo by Ceescamel, CC BY-SA 4.0, attraverso Wikimedia Commons


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Può sembrare il classico comportamento della volpe di Esopo al cospetto dell'uva fuori portata, ma non sono affatto dispiaciuto della partenza di Matthijs de Ligt verso Monaco di Baviera. Certo, le incognite in difesa, dopo gli addii dell'olandese e di Chiellini, si sono moltiplicate in maniera esponenziale, con il neo arrivato Gleison Bremer che dovrà dimostrarsi all'altezza anche di una squadra in lotta per grandi traguardi, ma il rendimento dell'ex capitano dell'Ajax non è mai sembrato completamente all'altezza della cifra spesa.

Trovare dirigenti in grado di vendere bene, dalle parti della Continassa sembra ormai operazione ancora più complicata che rubare la Gioconda dal Museo del Louvre di Parigi, e i nemmeno settanta milioni incassati per la cessione dell'ex pupillo di Mino Raiola ai tedeschi rappresentano probabilmente una cifra esigua, non tanto per il reale valore del giocatore, ma per la sua spendibilità sul mercato internazionale.

Da altre parti, i giovani dell'under 19 ricevono valutazioni a doppia cifra senza mai aver calpestato nemmeno un minuto i campi della Serie A, si riescono a vendere anche i magazzinieri per almeno trenta milioni di euro e si ricomprano per due noccioline presunti fenomeni ceduti a peso d'oro appena pochi mesi prima; tuttavia, se per un motivo o per l'altro non si riesce a rientrare in questo circolo dorato, occorre trattare anche sui centesimi e opporsi alle volontà dei calciatori desiderosi di cambiare aria può significare rimetterci molto di più.

In attesa di scoprire se in Baviera, magari con qualche motivazione in più e una squadra più attrezzata per rimanere a galla anche in Europa, De Ligt saprà migliorare la propria fama di pallavolista tamponatore, costata alla Juventus diversi calci di rigore contro in momenti cruciali di gare importanti, il biondo difensore si è fatto notare fino ad oggi per la sua impreparazione fisica e per la fatica nel reggere i ritmi di allenamento imposti dai preparatori del Bayern.

Dopo una normale sessione dei giorni scorsi, pare infatti che l'olandese si sia recato dal tecnico Julian Nagelsmann per comunicare le proprie difficoltà nello stare dietro alla forma fisica dei compagni, evidentemente molto più abituati di lui a quel tipo di preparazione atletica. Quella che a De Ligt è sembrata la più dura giornata di lavoro degli ultimi quattro anni, per lo staff tecnico dei campioni di Germania coincideva in realtà con una semplice seduta di allenamento, persino un po' più leggera di quelle abituali.

Le impressioni del calciatore hanno come logico fatto il giro del mondo, anche perché rilanciate da Nagelsmann in conferenza stampa, restituendo un'immagine di certo non positiva dei metodi di preparazione fisica tenuti in Italia ed in particolar modo alla Juventus. In quasi tutte le precedenti occasioni in cui De Ligt ha aperto la bocca, di fronte ai microfoni o negli spogliatoi, quasi mai ne è uscito qualcosa di particolarmente intelligente, ma questa volta sembra difficile dargli torto.

Alla luce di queste dichiarazioni, riavvolgendo il nastro dell'ultima stagione sembra possibile finalmente comprendere molte cose. La Juventus è partita pianissimo, per poi migliorare lentamente la propria classifica, ma raccogliendo spesso molto di più di quanto seminato. Da marzo in poi tuttavia, quando sarebbe stato lecito finalmente veder sbocciare la squadra da un punto di vista atletico, i bianconeri si sono ritrovati travolti sul piano del ritmo praticamente da ogni avversario incontrato.

In altre parole, in nove mesi di stagione calcistica, la Juventus non è sembrata mai possedere una condizione atletica accettabile, se non per pochissime settimane a cavallo del cambio di anno. In Europa o in Italia, che si trattasse di avversari blasonati o di squadre adagiate sul fondo della Serie A, tutti correvano più dei bianconeri, che oltre a non aver mai posseduto un'idea di gioco accettabile non l'hanno mai nemmeno potuta mettere sulla corsa.

Ma non basta, perché l'inadeguatezza della preparazione fisica ha evidentemente giocato un ruolo sul fatto che Madama si rivelasse la squadra più falcidiata dagli infortuni dell'ultima Serie A e che i tempi di recupero stimati si allungassero spesso a dismisura. In questi casi si è chiamata in causa la sorte o addirittura il particolare clima umido di Torino, che renderebbe soggetti gli atleti ad incidenti muscolari, ma i milioni spesi per De Ligt tre anni fa stanno finalmente portando a qualcosa di buono, permettendo di diradare le nubi e di leggere chiaramente tra le righe dell'ultimo fallimento.

Una squadra che non corre non può fare altro che mettersi bassa ad aspettare gli avversari, sperando che il muro regga, come visto dalle ultime versioni bianconere, targate Allegri. La nuova stagione, che veniva descritta come quella della rinascita, ha già riportato tutti con i piedi per terra dopo l'infortunio di Paul Pogba, il quale potrebbe averne per almeno un mese. Si possono aggiungere giovani promettenti o vecchi campioni, ma quando il pesce puzza, di solito lo fa dalla testa. E non a caso, a capo di tutto, si trova un acciuga, nemmeno troppo intelligente.


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