Il calcio è al capolinea? Analisi di un mondo sempre più intriso d'odio (parte II) - Is football at the end? Analysis of a world increasingly steeped in hatred (part II) [Multilanguage]

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SECONDA PARTE

Il post che state leggendo rappresenta il secondo appuntamento di un viaggio virtuale all'interno del mondo del calcio, che a dispetto del suo fine ludico e di intrattenimento, sembra aver imboccato negli ultimi tempi una via poco piacevole che nulla ha a che vedere con lo sport e i suoi valori (LINK alla prima parte).

Ieri ci siamo concentrati in particolar modo sulle responsabilità della stampa sportiva, ormai non più interessata ad informare, se non come azione di contorno, quanto a diventare organo politico di questa o quella realtà e di essere così smaccatamente schierata, "pro" o "contro" qualcuno. Il clima pesante d'intolleranza e odio che si è creato ha così travalicato i confini degli stadi per insinuarsi all'interno delle istituzioni.

Se per ogni argomento esistente sulla faccia della Terra, tutte le persone, note o meno note, tendono a mantenere un profilo il più aderente possibile ai canoni del politicamente corretto, il calcio è viceversa diventato lo sfogatoio di ogni frustrazione, una specie di zona franca nella quale poter pronunciare qualsiasi offesa a cuor leggero, con la certezza di rimanere impuniti.

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E così, forti di anni di campagne stampa a supporto, vip, politici e amministratori vari della cosa pubblica si sono uniti alle migliaia di tifosotti da bar, lasciandosi andare pubblicamente ad offese, calunnie e talvolta vere e proprie minacce, che al contrario di quanto sarebbe accaduto qualche decennio fa, ormai non indignano più nessuno, se non, forse, chi le riceve.

Sui social network, in trasmissioni radiofoniche e televisive di successo, come il Festival di Sanremo, fino ad arrivare all'apice raggiunto qualche mese fa, all'interno del TG1 RAI (il telegiornale più seguito della TV di stato, per la quale tutti i cittadini pagano un canone d'abbonamento obbligatorio), gli episodi di bullismo dei politici nei confronti di determinati soggetti calcistici si sono sdoganati un pezzo alla volta, tra sorrisini degli astanti o dei giornalisti che reggono il microfono.

Abdicando totalmente al ruolo di servitori pubblici, che andrebbe loro ricordato deve essere svolto anche nei confronti di tifosi o dipendenti delle squadre poco gradite, molti politici non ci hanno pensato due volte ad esternare offese ed astio smisurato nei confronti di società ritenute rivali da un punto di vista calcistico.

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Il senatore Borghi, il sindaco di Alassio e addirittura il presidente del senato, Ignazio La Russa, sono stati ad esempio accomunati per le calunnie pronunciate nei confronti della Juventus, sdoganando di fatto e rendendo lecita una comunicazione aggressiva e volta ad esasperare gli animi.

Qualcuno andrà a chiedere conto ai vari Borghi, La Russa, Bonolis, al duo comico (?) Luca e Paolo o al sindaco di Alassio di determinate dichiarazioni, qualora alcuni imbecilli, spinti dal clima di intolleranza montante, si sentissero legittimati a passare alle vie di fatto? I giornalisti che da ormai un paio di decenni antepongono la vendita di una copia in più alla ricerca della verità, riusciranno a radersi o a rifarsi il trucco al mattino, se dovesse di nuovo scapparci il morto?

Potrebbero sembrare preoccupazioni esagerate, ma intanto l'odio calcistico è sconfinato e ha allungato radici ben profonde anche all'interno della magistratura. L'anno scorso il pubblico ministero Ciro Santoriello, che in un convegno pubblico aveva ammesso di essere un odiatore della Juventus, ha fatto indirettamente condannare la società bianconera, con relativa esclusione dalle coppe europee e perdite economiche per circa cento milioni, in seguito ad un'indagine poi giudicata illegittima.

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Da una recente inchiesta della Procura di Perugia, si è poi venuto a scoprire di alcuni magistrati e dipendenti del tribunale impegnati a spiare illegalmente Andrea Agnelli, Massimiliano Allegri e Cristiano Ronaldo, rispettivamente ex presidente, allenatore e giocatore di punta del club piemontese. Lo scopo era quello di pescare nel mucchio elementi da dare in mano alla stampa e che potessero in qualche modo far montare uno scandalo.

Così è nato, ad esempio, il presunto "caso Suarez", nel quale per settimane la stampa ha provato ad addossare alla Juventus le colpe di un esame di italiano sostenuto dal calciatore, volto ad ottenere la cittadinanza, giudicato accomodato e troppo facile. E questo sebbene la società bianconera avesse da tempo rinunciato all'acquisto e il calciatore stesse agendo per proprio conto.

"Perché ci siete di mezzo sempre voi?" è la domanda che milioni di tifosi juventini si sono sentiti ripetere per anni da "colleghi" accecati da tifo contro o quanto meno piuttosto ingenui.

E le risposte padre tempo non le nega a nessuno: qualunque persona, se spiata 24 ore al giorno, rischierebbe di pronunciare, anche solo per gioco o in un contesto completamente innocuo, una frase o una parola ritenuta in senso assoluto compromettente, che poi trascritta sui giornali potrebbe facilmente essere trasformata nella pistola fumante della colpevolezza. Moltiplichiamo il tutto per una società con migliaia di dipendenti, e il gioco è fatto.

Continua...

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