L'Italia del tennis ad un passo dalla storia - Tennis Italy one step closer to history [Multilanguage]

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La nazionale italiana di tennis, vincitrice della Coppa Davis del 1976. Public domain image

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SINNER NUOVO RE DEL TENNIS MONDIALE?

Una settimana prima del Natale del 1976, la nazionale italiana di tennis, capitanata da Nicola Pietrangeli e composta da leggende come i vari Panatta, Bertolucci e Barazzuti, si aggiudica in Cile la prima (e tutt'oggi unica) Coppa Davis della sua storia, battendo i padroni di casa per 4-1.

Le implicazioni politiche (si giocò durante il periodo di dittatura di Pinochet) resero ancora più leggendaria quell'impresa, e la maglietta rossa indossata da Panatta e Bertolucci nel doppio, proprio come simbolo di sostegno alle vittime del regime locale, passò alla storia dello sport italiano come uno dei momenti più iconici in assoluto.

Era il periodo d'oro del tennis azzurro, Adriano Panatta aveva da poco trionfato nel Roland Garros di Parigi, portandosi al numero quattro delle classifiche ATP e anche negli anni successivi la squadra maschile di Coppa Davis riuscì più volte ad arrivare all'ultimo atto, perdendo tuttavia tre volte la sfida decisiva, nel 1977, nel 1979 e nel 1980.

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Adriano Panatta (a sinistra) e Omar Camporese, dopo la vittoria nei quarti di finale di Coppa Davis del 1997. Public domain image

Da quel momento in poi il movimento italiano della racchetta ha cominciato un lungo ed inesorabile declino, spezzato soltanto dall'insperata finale di Coppa Davis del 1998, peraltro persa malamente in casa contro la Svezia. Negli anni si è registrata la saltuaria presenza di qualche discreto giocatore, come Cané, Camporese, Caratti o Gaudenzi, ma troppo poco per sperare di raggiungere traguardi importanti, fino all'esplosione dell'ultimo quinquennio, che ha portato una vera e propria generazione di fenomeni composta dai vari Berrettini, Musetti e Sinner.

Nella giornata di ieri l'Italia del tennis ha vissuto probabilmente il culmine più alto dell'ultimo periodo, conquistando l'ottava finale di Coppa Davis della sua storia battendo la Serbia del fenomeno Novak Djokovic. Rispetto ai tempi di Panatta e Bertolucci, il format è radicalmente cambiato, si gioca al meglio dei tre incontri e dei tre set (contro i cinque e cinque di prima), ma il fascino della competizione e la passione del pubblico continuano ad essere immutate.

In un qualunque torneo del circuito ATP il mio tifo si sarebbe mantenuto neutrale in caso di sfida tra Djokovic e un qualunque tennista italiano (anzi, avrei decisamente preferito il serbo, ad esempio, contro i classici frustratelli alla Sonego o alla Fognini), ma quando al posto del nome del tennista si legge quello della propria nazione, le cose cambiano radicalmente.

A differenza di quanto successo alle ATP Finals di Torino, ieri il match non vedeva contrapporsi Sinner e Djokovic, ma Italia e Serbia. Se una settimana fa vedere il numero uno del mondo alzare il trofeo che chiude la stagione al posto dell'azzurro non mi aveva rattristato più di tanto, ieri la mia partecipazione per la maglia azzurra ha raggiunto e forse superato i livelli calcistici.

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Novak Djokovic. globalite, CC BY-SA 2.0, via Wikimedia Commons

La giornata era inoltre partita in maniera piuttosto negativa, con Musetti sconfitto malamente nel primo singolare da Kecmanovic (tennista tutt'altro che irresistibile), anche a causa di un preoccupante calo fisico che aveva spostato le polemiche sul capitano Filippo Volandri, reo di aver scelto il carrarese nonostante il precario stato di forma.

L'Italia si aggrappava così ancora una volta a Jannik Sinner, al quale veniva chiesto il miracolo sportivo di battere il tennista più forte del mondo (e forse di tutti i tempi), Novak Djokovic. L'altoatesino partiva alla grande, strappando il servizio due volte al rivale nel primo set, vinto per 6-2, ma si arrendeva nel secondo col medesimo risultato, patendo il ritorno del serbo.

Sembrava un film già visto decine di volte sui campi di tutto il mondo, Djokovic a volte cede un set o persino due, nei tornei del Grande Slam, ma ha una capacità innata di rigenerarsi dai propri errori e ribaltare anche situazioni disperate. Nel terzo set, il serbo riusciva a chiudere a zero quasi tutti i propri turni di battuta, portando invece il rivale a sudarsi ai vantaggi numerosi punti nei suoi.

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Jannik Sinner, Thekingross, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons

Sul 5-4 per Djokovic il match sembrava così ad un passo dal suo naturale epilogo. Sinner si trovava con il servizio in mano sullo 0-40, riuscendo tuttavia ad annullare con una freddezza e una forza mentale fuori dal comune tutti e tre i match point del rivale, per poi portarsi a casa il game ed impattare sul 5-5. In quel preciso momento, anche un supercampione come il numero uno del mondo crollava mentalmente, cedendo forse simbolicamente un ipotetico scettro del futuro all'azzurro.

Sinner vinceva incredibilmente il terzo set 7-5, nel totale delirio dei tifosi italiani presenti a Malaga, battendo così per la seconda volta "The Joker" in due settimane e portando l'Italia allo spareggio del doppio, giocato e vinto alla grande in coppia meno di un'ora più tardi con Sonego contro Kecmanovic e lo stesso Djokovic, probabilmente ormai mentalmente già fuori dai giochi.

Oggi tocca alla finale contro l'Australia, con l'Italia superfavorita nelle quote dei bookmakers. Manca poco a realizzare un'impresa di portata storica, ma l'ultimo passo deve ancora essere compiuto. Incrociamo le dita.

Restate sintonizzati, alla prossima!

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