La ruota gira... Italia cancellata! - The wheel turns... Italy cancelled! [Multilanguage]

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Immagine realizzata con l'uso dell'IA Microsoft-Copilot

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RISPONDIAMO AD UN PO' DI DOMANDE?

Lo ammetto, sono in difficoltà. Dentro di me in questo momento infuria una battaglia tra il tifoso da curva, che si sta assaporando il momento in modo da non perdere alcuna sfumatura del sapore dolce che esso rilascia, e lo pseudo-giornalista improvvisato, impegnato a lucidare tutti i suoi Premi Pulitzer (giocattolo) disposti sul comodino, e che vorrebbe raccontare i fatti in maniera più distaccata possibile.

Queste due parti si stanno azzuffando in maniera caotica ed è probabile che alla fine nessuna delle due ne esca realmente vincitrice. Come in tutti gli scontri, alla fine perdono tutti, un po' come successo alle squadre italiane in questa edizione della Champions League. Già, perché nel caso non lo sapeste ancora, la "rinata" Serie A, quella che secondo alcuni dirigenti del calcio italiano valeva come, se non di più, della Premier League, porterà zero squadre ai quarti di finale della competizione europea più importante.

Lazio, ma soprattutto Napoli ed Inter, malamente eliminate da avversari che stanno attraversando uno dei peggiori momenti della loro storia recente. "Calcio is back", si propagandava solo pochi mesi fa, celebrando le formazioni italiane che andavano avanti nelle coppe europee, pur senza portarne a casa nessuna. "Calcio is back, nel dimenticatoio", occorrerebbe aggiungere oggi.

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Il presidente dell'UEFA, Alexander Ceferin (a sinistra), foto da Steffen Prößdorf, CC BY-SA 4.0 , attraverso Wikimedia Commons
Il presidente della FIGC, Gabriele Gravina (a destra), foto da Quirinale.it, Attribution, attraverso Wikimedia Commons

Certo il movimento tricolore può ancora contare su Roma, Milan e Atalanta in Europa League, ma davvero queste tre squadre hanno la possibilità di portare a casa il trofeo e di superare la concorrenza, tra le altre, di Bayer Leverkusen e Liverpool? Ah, poi c'è la Fiorentina in Conference League, che anche solo per considerarla una coppa occorre avere la bacheca talmente impolverata da necessitare di un'intera impresa di pulizie.

Staremo a vedere, ma l'occasione è utile per ripescare dal cassetto della memoria alcuni tormentoni delle passate stagioni. Innanzitutto parliamo di Serie A, definito più volte nel recente passato, anche da illustri opinionisti ed ex uomini di calcio, come campionato di second'ordine e per questo "non allenante". Com'è possibile altrimenti, ci si chiedeva, che una squadra che domina il nostro campionato, si faccia eliminare da formazioni che nel loro brancolano nelle posizioni di rincalzo?

Affermazioni che, tradotte nel classico discorso da bar, diventavano più o meno queste: "Come mai siete bravi solo in Italia, mentre in Europa non riuscite mai a vincere?" E che sottintendevano un certo occhio di riguardo della classe arbitrale nostrana, molto più permissiva e accondiscendente di quella internazionale: "Bastano degli arbitri veri e si vede subito quanto valete in realtà..."

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D@LY3D from Qatar, Doha, CC BY 2.0, da Wikimedia Commons

E stando ai metri di giudizio che effettivamente ci siamo sentiti ripetere per una decina di anni, quando chi vinceva il campionato italiano in scioltezza doveva per forze di cose trionfare anche in Europa, onde evitare che si sospettasse qualcosa di poco pulito, ci sarebbe da chiedere come mai gli ultimi due dominatori della Serie A, Napoli ed Inter, si ritrovino confinate sul divano già dopo gli ottavi di finale.

Insomma, il classico "buttarla in caciara", che tuttavia non potrebbe essere completo senza alcune ulteriori frecciatine. Il Napoli si è lamentato del mancato calcio di rigore per il presunto fallo su Osimhen: che poteva, a mio personale giudizio, anche starci, ma che tuttavia ai partenopei, in azioni simili, quest'anno hanno fischiato solo in un'occasione, la partita contro la Juventus. Singolare, no?

Però il Napoli è uscito a testa alta. Perché perdere in finale contro il Barcellona più forte della storia (quello di Messi, Neymar e Suarez, giusto per intenderci) è da considerarsi una vergogna, ma farlo contro quello popolato da millenials è tutta un'altra storia. E in fondo la partita "della vita" (non c'è bisogno che vi dica quale, vero?) è stata vinta anche quest'anno, quindi pur con un ottavo/nono posto finale in campionato la stagione sarebbe da considerarsi positiva.

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Aurelio De Laurentiis (al centro) festeggia con la squadra la conquista della Coppa Italia del 2014. Hanson K Joseph, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons

Così come oltremodo positiva bisognerà ritenere la stagione dell'Inter, che si appresta ad appuntarsi matematicamente la seconda stella sul petto già probabilmente tra tre o quattro domeniche. Perché a sentire gli opinionisti, i giornalisti e i tifosi vip nerazzurri dopo l'eliminazione di ieri sera, in fondo l'unico obiettivo della squadra "è sempre stato solo il campionato".

La "piccola" Serie A, quel torneo "non allenante" di cui sopra e non in grado di qualificare nemmeno una squadra ai quarti di finale di Champions League, diventa una ricompensa sufficiente per i vice-campioni d'Europa? Per quella squadra definita solo fino ad una settimana fa allo stesso livello delle grandi storiche del Vecchio Continente? Solo a me sembra un passo indietro piuttosto marcato?

In ogni caso, si chiedevano sempre gli stessi opinionisti appena citati, come può chi dalla stessa coppa è uscito ai gironi, o addirittura non ha nemmeno partecipato, prendere in giro chi almeno si è rivelato capace di raggiungere la fase ad eliminazione diretta? Domanda sensata, se non fosse che proviene dagli stessi che hanno inventato il coro "Co.. Come mai..." quanto nemmeno riuscivano a qualificarsi per l'Europa League.

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L'Inter 2014/15, terminata ottava in campionato ed eliminata agli ottavi di finale dall'Europa League dal Wolfsburg. Football.ua, CC BY-SA 3.0 GFDL, via Wikimedia Commons

Gli sfottò sono una cosa, le riflessioni serie un'altra. Ci sarebbe ancora spazio per dire che, con tutto l'allenamento a tirare calci di rigore fatto dall'Inter quest'anno in Serie A, essere eliminati proprio ai tiri dal dischetto sembra davvero una beffa, ma preferisco optare per un finale più sobrio.

La verità in fondo è sempre la più semplice: in Europa si affrontano squadre molto più forti e si gioca a ritmi decisamente maggiori. L'Inter al 60% o al 70% basta probabilmente per battere Milan e Juventus, le squadre che la seguono in classifica in Serie A, ma contro l'Atletico Madrid o il Barcellona di turno non sarebbe sicura di spuntarla nemmeno se si trovasse al 110%.

Eh, ma l'anno scorso, si dirà, la stessa squadra è arrivata in finale. Può capitare, in una competizione in fondo fatta solo di tredici partite, di ottenere risultati oltre le aspettative (ogni anno o quasi in Champions League c'è una squadra rivelazione che arriva molto avanti), ma tutto, dal sorteggio alle decisioni arbitrali, passando per gli episodi del campo, deve girare per il verso giusto.

Insomma, l'eccezione che conferma la regola. Il livello del campionato italiano è molto più rispecchiabile nell'Europa League che nella sorella più grande. Del resto, come diceva il buon Antonio Conte, con dieci euro in tasca non si può pensare di andare a mangiare in un ristorante stellato. E se pure chi quei soldi per competere (quasi) allo stesso livello ce li offrirebbe volentieri esiste, come la Super League, noi preferiremo farci prendere a bastonate da Ceferin anche per i prossimi anni. O no?

Statemi bene, alla prossima!

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