Riecco le polemiche-barzelletta della Serie A: e allora, tuffiamoci! (#Steemexclusive)

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Dopo la seconda sosta per le nazionali, storicamente la Serie A comincia ad entrare nel vivo e anche l'edizione 2021-22 sembra non volersi sottrarre a questa usanza ormai consolidata nel tempo. Polemiche e sospetti vari, generalmente piuttosto sopiti nel clima semi-vacanziero dei primi due mesi di campionato, a metà ottobre finiscono per prendere nuova vita, parallelamente alle prime forme definite della classifica.

Un pugno di giornate, ma già più che sufficienti a far comprendere quale squadra potrà, con ogni probabilità, giocarsi le proprie carte fino alla fine, e quale invece avrà bisogno di qualche miracolo sportivo per tornare in corsa. In altre parole, chi vince e si ritrova nelle prime posizioni della classifica, avanza sospinto dal treno dell'autostima, chi invece non occupa le posizioni sperate comincia ad agitarsi e a "buttarla in caciara".

Alcune società, con la schiera di giornalisti (?) e tifosi che abitualmente le seguono, devono essere considerate indubbiamente più abili di altre nello svolgere questo mestiere. Anni di fallimenti hanno sviluppato in maniera esponenziale la capacità di creare alibi, spingendosi in alcuni casi verso limiti inimmaginabili, comunque ingoiati senza troppe obiezioni dalla maggior parte dei tifosi, che da sempre preferisce credere a ciò che fa comodo piuttosto che sviluppare un faticoso senso critico.

I big match inseriti nel calendario dell'ottava giornata hanno poi accelerato in maniera netta questo processo naturale. Si è partiti già dalle conferenze stampa pre-partita, ma alcune polemiche sull'indisponibilità dei nazionali sudamericani di alcune squadre (problema che viene notato a fasi alterne, un po' come il provvedimento sulle targhe degli anni '90) ha cominciato ad infiammare il clima già in settimana.

E quando non sono gli assenti ad incarnare il problema, risulta sempre possibile spolverare il vecchio ritornello evergreen sugli arbitri, in alcuni casi addirittura in maniera preventiva, prima della partita. Già, perché solo in Italia la carta stampata sportiva ritiene professionale domandare all'allenatore della Roma, José Mourinho, se la designazione di Daniele Orsato (per la cronaca, il miglior fischietto italiano) desti qualche preoccupazione nell'ambiente giallorosso in vista della partita con la Juventus, al fine di lasciar trapelare un alone di sospetto gratuito.

Il giochino in realtà appare semplice: se la Roma vincerà la partita o otterrà un risultato positivo a Torino, ci si concentrerà sull'aspetto sportivo, viceversa potete stare tranquilli che la presunta nefasta designazione di Orsato, ormai dipinto ad arte nell'immaginario collettivo come una sorta di arbitro amico della Juventus dopo la famosa partita con l'Inter del 2018, diventerà centrale nella narrazione del giorno dopo.

Miracoli della memoria selettiva, capaci di scolpire nella roccia alcuni episodi, per lo più ininfluenti o caricati di significati eccessivi, dimenticandone totalmente altri, per mostrare ancora una volta come il livello del giornalismo italiano oggi sia da considerarsi in tutti i settori di pessima qualità.

Ma la memoria da pesce rosso non è solo un problema di giornalisti e tifosi e spesso colpisce anche i giocatori, nel bel mezzo di una partita. Accade così, ad esempio, che una squadra conduca un'azione d'attacco e arrivi a tirare verso la porta avversaria, dopo aver giudicato non gravi le condizioni di un compagno steso a terra, ma che poi si infuri perché gli avversari si comportano nella stessa maniera nell'azione successiva, nella quale trovano il goal.

E' accaduto ieri, protagoniste Lazio e Inter. E così, una questione che necessiterebbe dieci secondi per essere risolta in favore dei capitolini con un bel "abbiamo continuato perché l'avete fatto anche voi", oggi su una parte della stampa (quella dalla orrenda colorazione tenue) assume i connotati dello scandalo. Si parla di anti-sportività, episodio chiave della partita, di polemiche sull'arbitraggio, senza minimamente accennare al fatto che in tutto quanto l'accaduto non sia possibile ravvisare una sola irregolarità.

L'Inter si ritrova oggi a cinque punti dai cugini del Milan, e potenzialmente a sette dal Napoli, se gli azzurri supereranno il non insormontabile ostacolo del Torino e piuttosto che fare i conti con l'avvio non esaltante dei campioni d'Italia, sia in campionato che in Champions League, si preferisce spostare l'attenzione sulla furia di Simone Inzaghi dopo i fatti di Roma.

La Serie A non sarà il campionato più divertente a livello tecnico (anche se da qualche anno si sta registrando un'inversione di tendenza nell'atteggiamento delle squadre e nella spettacolarità delle partite), ma da un punto di vista del contorno rimane di certo quello con la più alta capacità di intrattenimento.

E questa considerazione vale ancora di più pensando che, in fondo, non abbiamo ancora visto niente: mancano sette mesi, ne accadranno siciuramente di migliori.



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