Capitan Facchetti disse “testa” e l'Italia arrivò in finale diventando campione d’Europa.
La fortuna ci tolse dai pasticci in semifinale, il 5 giugno a Napoli, dopo i tempi supplementari. l'Italia e l'URSS finirono in parità la partita. Non era in vigore l'espediente del calci di rigore e si ricorse alla monetina. Gli azzurri giocarono in dieci per un infortunio a Rivera, si batterono da leoni meritandosi l'aiuto della sorte. Si giocava al San Paolo e l'arbitro, il tedesco Tschenscher, convocò il capitano sovietico Scesternev e quello italiano, Giacinto Facchetti. Poi prese tra il pollice e l'indice una monetina e la fece frullare nell'aria chiusa di uno spogliatoio. Toccò a Facchetti scegliere e disse testa. L'arbitro recuperò la moneta, guardò il capitano azzurro, sorrise e gli tese la mano. In finale ci andò l’Italia. Facchetti euforico si precipitò a comunicare la fantastica notizia ai compagni.
E poi ci fu la storia, a due puntate , della doppia finale con la Jugoslavia. Nella prima circostanza, l’8 giugno del 1968, con un’Italia molto tesa, impacciata e nervosa e con una Jugoslavia messa bene in campo, la partita si concluse 1-1 (marcatori Domenghini e Džajić). Perciò, 48 ore dopo, si ripeté la finale. La Jugoslavia tentò invano il secondo assalto dopo la bella esibizione offerta nella prima finale il sabato precedente, sempre all'Olimpico di Roma. L’allenatore azzurro Valcareggi operò cinque sostituzioni, Mitic una sola, e i risultati si videro subito. L’Italia rinata rispetto a due giorni prima applicò un gioco fatto di schemi veloci e brillanti, mettendo in difficoltà l’avversario che se pur valido tecnicamente arrivava sempre in ritardo sul pallone soffrendo l’aggressività azzurra. Una bastonata di Riva, sul filo del fuorigioco, ed una folgore di Anastasi dal limite dell'area ci regalarono una grande soddisfazione e così il 10 giugno 1968 la nazionale italiana si laureò per la prima volta nella sua storia campione d’Europa.
