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Gelosia...tra improbabili autovetture, in diretta da...
...PSYCHIATRIC UNIT, ovvero STORIE DAL TRENTESIMO SECOLO: IL RETROCASA XV
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CELOS - ENTRE - COCHES - FUEGO, blanco y negro (l'immagine che partecipa al concorso è questa qui di bing.com)
Nel reparto psichiatrico del professor Heinz, il desiderio di diventare e far parte di veicoli a motore pareva oltremodo contagioso. Se all'inizio tale velleità ne aveva colpiti una mezza dozzina, di ricoverati, ultimamente più della metà di loro condivideva tale anelo. Alla relativamente nuova paziente bipolare Elisa Slavo stava benissimo l'attribuzione della vettura Kia Picanto che i suoi compagni di sventura le attribuivano. Sebbene non si trattasse di un'auto di lusso nè sportiva, ma di un'utilitaria urbana, era dopotutto davvero elegante e aggraziata, anche fin troppo, per una categoria di vetture comuni. Non a caso, perfino una BMV le faceva la corte, avendo piantato in asso per lei un'altra autovettura. Comunque, una Ferrari Testarossa quella lì? Elisa, pardón, la Kia Picanto, non ci credeva nemmeno se lo vedeva. Quella lì al massimo poteva essere una FIAT UNO, di quelle che venivano costruite in serie negli anni ottanta di fine secondo millennio, altro che Ferrari. Ma taceva per quieto vivere, onde evitare di scatenare l'ira funesta della Pickup nera, ovvero il veicolo più ingombrante di tutta l'officina. Vabbè che sarebbero intervenuti i meccanici, come al solito, ma meglio evitare screzi sin sul nascere. Già la Kia Picanto ne aveva fin sopra i capelli delle palpabili invidia e gelosia che una delle due FIAT Cinquecento, vale a dire le auto più sgangherate dell'officina, provava nei suoi riguardi. Erano di quelle FIAT Cinquecento nate negli anni novanta di fine secondo millennio, vale a dire le peggiori e meno affidabili macchine della storia della meccanica, non certo i prestigiosi pezzi da museo eredi delle Topolino. Circolava voce che quei due erano stati un tempo FIAT Panda, ma erano regrediti a Cinquecento anni novanta fine secondo millennio per colpa di un aggeggio di colore grigio capitato per errore in officina. Nessun veicolo avrebbe dovuto maneggiarlo, ma le due Panda si erano rivelate tremendamente ostinate e caparbie e bastava che i meccanici girassero le spalle per contravvenire al divieto, peraltro sancito per il bene di tutta la motorizzazione. Il grigiore dell'arnese, peraltro, sembrava essersi propagato a tal punto da tingere di grigio entrambe le Cinquecento. Cambiava soltanto la tonalità, tra le due vetture: Fiorenzo grigio centrista e sua sorella Elena grigio scuro. Se gli sguardi, pardón, i fanali di quest'ultima vettura avessero potuto incenerire, la Kia Picanto sarebbe ben presto finita ridotta un mucchietto di cenere. Era tremendamente palese quanto l'eleganza dell'utilitaria urbana stesse in uggia alla FIAT Cinquecento, invidiosissima dell'aspetto della Kia Picanto. E pure gelosissima del suo idillio con la BMW, perchè a differenza di lei, quella Cinquecento non aveva mai avuto uno spasimante sin da quand'era uscita di fabbrica, perfino da FIAT Panda, così come suo fratello Fiorenzo. Meglio dunque non soffermarsi su una obsoleta FIAT UNO che si credeva una Ferrari Testarossa. Dopotutto, la povera Nina non dava fastidio ad alcuno. E non era mai invidiosa nè gelosa di alcuno. O se lo fosse stata a causa di Norino Pollastri, pardón, la BMW, sapeva nascondere bene i più ombrosi sentimenti e forse, perfino liberarsene. Dopotutto, si trattava pur sempre di una vettura filosofa. Dopotutto, ora c'era Paolo Meis, pardón, la Pickup, a vegliare su di lei. Tutto quello che faceva la finta Ferrari Testarossa era vendere fumo, ma non incomodava mai nessun altro paziente, pardón, nessun'altra autovettura. Anzi, ultimamente, non vendeva soltanto più fumo. Ultimamente, lo disegnava pure. E le riusciva davvero bene, a differenza degli scarabocchi della Kia Picanto, della BMW e di altri autoveicoli. E disegnava pure esercizi commerciali aventi per oggetto la vendita di fumo. Catinina Ferraro detta Nina, infatti, stava partecipando ai laboratori di arte e disegno ospitati nelle sale delle visite al di fuori dell'orario di queste ultime, promossi dalla dirigenza medica del reparto psichiatrico a beneficio dei pazienti. Secondo le ricerche del professor Heinz, infatti, la salute mentale dei ricoverati poteva subire miglioramenti notevoli attraverso attività ricreative come il disegno. L'importante che, a seconda del genere di malattia psichiatrica, ai pazienti non venissero messi in mano oggetti che potevano rivelarsi un pericolo per se stessi o per gli altri ricoverati. Nel caso del disegno e dei collage, i fogli venivano sempre fissati ai tavolini e per i colori venivano preferite le matite acquerellabili e i pastelli alle tempere. Nel caso dei pazienti tranquilli come Nina, Norino e altri quattro aspiranti vetture, non sarebbe stato neppure necessario, non fosse per la presenza di ricoverati meno tranquilli, specie di Paolo Meis, il ricoverato meno tranquillo del reparto, pardón, il veicolo meno paziente dell'officina, che insisteva per restare sempre accanto alla Ferrari Testarossa in laboratorio. Cosa che però a quest'ultima non dispiaceva per niente. Tutt'altro. La Pickup nera la faceva sentire protetta, al sicuro. Grazie al veicolo più ingombrante dell'officina, il dispiacere per la perdita della BMW si stava trasformando, poco alla volta, in un lontano ricordo del passato. E anche se la BMW se ne veniva in laboratorio sempre assieme alla Kia Picanto, oramai non vi faceva più caso. A Paolo Meis non riusciva affatto di disegnare, neppure di iniziare. Ma il guardare Nina che preparava i suoi lavoretti artistici risultava in un potente effetto calmante su di lui, quasi alla pari degli ansiolitici e benzodiazepine. Con il passare del tempo, già non si annoverava più tra i pazienti meno tranquilli del reparto. E si dava sempre da fare per mettere in ordine e pulire il laboratorio dopo ogni sessione, tanto che oramai veniva pure chiamato per l'allestimento dello stesso, prima che iniziassero le attività. I lavori da uomo di fatica non lo spaventavano affatto, anzi, sembrava vi guadagnasse in salute nello svolgerli. Il professor Heinz era soddisfatto. Ed era sicuro che attraverso l'arte si facesse possibilissimo accelerare la guarigione dei pazienti, specie di quanti affetti da maladaptive daydreaming come Catinina Ferraro. Le notti insonni da ricercatore stavano dando i loro frutti. E onde aiutare ulteriormente i suoi pazienti, per farli uscire dalle grigie circostanze foriere dei loro mali, dato che non vi era alcun dubbio che andavano attribuiti all'accumulo di anni e anni di vita infelice che fuori del reparto conducevano, aveva messo in atto una strategia per renderli economicamente indipendenti, a cominciare da Catinina e Paolo. Catinina, davvero brava a disegnare, stava producendo opere d'arte degne di nota, che il professor Heinz pensava a digitalizzare e immettere nel mercato. Quanto al ricavato, lo avrebbe versato su un libretto e buoni postali che aveva aperto apposta per lei, vale a dire la forma più facile e veloce per farle avere prodotti finanziari senza incorrere nei gineprai burocratici bancari. Il primario di psichiatria aveva fatto lo stesso per Paolo Meis, che in base alle regole dei laboratori veniva remunerato per i lavori di sistemazione, pulizia e ordine degli stessi. I due pazienti risultavano domiciliati nell'appartamento del professore, affinchè le comunicazioni da parte di Poste Italiane sulle loro finanze non finissero mai in mano alle voraci famiglie dei suoi protetti, intoppo che il luminare della psichiatria intendeva a ogni costo evitare. Sia i genitori di Paolo che di Nina, nonchè quelli di Norino, se solo fosse stato possibile vendere anche i suoi disegni, gli avrebbero saccheggiato i risparmi. Il Professor Heinz avrebbe infatti voluto risollevare anche le sorti del Pollastri, ma per quanti divieti vigessero di criticare l'arte di qualsiasi paziente, al poveretto non riusciva proprio di mettere insieme due tracciati decenti, così come non riusciva alla sua ragazza. E neppure sembrava portato per le benchè minime mansioni di fatica, a differenza di Paolo. Norino non si scomodava neppure a sollevare una piuma, era risultato. Il professor Heinz era concentrato soprattutto sul futuro di Nina, indubbiamente la prima dei tre storici ricoverati che sarebbe guarita. I suoi quadri vendevano discretamente, grazie ai contatti di rilievo del professore, che dunque intravedeva che prima o poi si sarebbe messa insieme la somma che sarebbe servita alla ragazza per pagarsi i CFU e quindi abilitarsi all'insegnamento. E le sarebbe pure restata l'attitudine alle arti grafiche, le quali avrebbero ben potuto seguitare a figurarle quale seconda attività remunerata dopo l'abilitazione all'insegnamento. Insomma, il triste destino di Catinina stava cambiando grazie alle iniziative dell'instancabile e filantropo primario di psichiatria. Anche per Paolo si vedeva una luce in fondo al tunnel. Anche lui poteva infatti guarire, a dispetto di quanto grave potesse apparire il suo caso, specie una volta constatato che nella sua schizofrenia non era presente il deterioramento cognitivo. Anche se con tutta evidenza avrebbe impiegato più tempo a guarire rispetto a Catinina. E non aveva alcuna tendenza criminale, per quanto nelle peggiori crisi potesse apparire aggressivo. Poteva far danni, sempre causa dei peggiori episodi di crisi, ma l'unico episodio in cui aveva minacciato qualcuno si era verificato perchè riteneva suo dovere agire in un caso di legittima difesa in favore di Nina, la cui incolumità percepiva pesantemente pregiudicata nel suo stato alterato di coscienza. Ma oramai sembrava che ogni cosa stesse andando per ordine. Pure l'allestimento dell'evento ospedaliero che presto si sarebbe svolto nei giardini sembrava procedere in ordine. Ma il professore stava all'erta. Nel giorno prestabilito, con i giardini agghindati a festa e la presenza di svariati dirigenti medici che gestivano reparti in zone di frontiera, mentre il professor Heinz, il dottor Neri e la dottoressa Rossi accoglievano colleghi residenti in Austria, mentre il caposala Constantin Papadopoulos si occupava del disbrigo di certa burocrazia nella sala infermieri, mentre i pazienti psichiatrici erano intenti alla pennichella pomeridiana, tutti indistintamente stavolta e quindi infermieri, OSS e medici di turno avevano abbassato la guardia, un uomo roso dalla gelosia per la dottoressa Rossi e sommamente invidioso di Stefano Viridis per essere il suo fidanzato, si trovava solo nei bagni maschili del personale del reparto, intento a controllare che il pugnale ben nascosto in una tasca della tuta nera che portava sotto il camice non si fosse mosso di un millimetro nel tragitto da casa all'ospedale. Aperse la porta per guardare i corridoi. Nessun'anima in giro, tutto taceva. Sfilò allora un cappuccio, nero come la tuta, da una seconda tasca di quest'ultima e se ne coperse il capo e il viso. Uscì dal reparto non visto. Si diresse verso le scalinate, solitamente sempre deserte in favore degli ascensori e prese a discenderle per recarsi ai giardini.
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HOMBRE - SIN - ROSTRO - ENCAPUCHADO - CELOSO - SOLITARIO - BAJANDO - POR - ESCALERAS

Disclaimer: immagini create con bing.com (intelligenza artificiale) per seguire le regole del concorso Digitaly crea un'immagine (attraverso l'uso della IA). Quanto al testo, invece, è farina del mio sacco.

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Disclaimer in English: images created with bing.com (artificial intelligence) to follow the rules of the Digitaly competition create an image (through the use of AI). The text, on the other hand, is all my own work.

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Disclaimer en español: imágenes realizadas con bing.com (inteligencia artificial) para seguir las reglas del concurso Digitaly crear una imagen (mediante el uso de IA). En cambio, el texto es toda cosecha mía.

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Ps.: Bing al momento è stata più collaborativa rispetto a Freepik e Craiyon, anche se per la seconda immagine avrei preferito la figura incappucciata girata o nel lato opposto per dare l'idea della discesa delle scale e non la salita, ma vabbè, facciamo finta che la figura sia ancora in cima alle scale intenta a chiudere per bene la porta dietro di sè, queste IA sono davvero uno spasso🤣🤣🤣🤣

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