CONTEST - UNA STORIA ITALIANA

CONTEST PESCE D'APRILE ovvero l'ospedale più pazzo d'Italia: storie dal trentesimo secolo (racconto per la partecipazione al contest una storia italiana)

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(immagine Pixabay gratis, autore photo-graphe, link https://pixabay.com/it/photos/pesce-daprile-sorpresa-ripieno-2196203/)

Il dottor Neri era rimasto particolarmente incuriosito dalla seduta con la paziente Natalina Granata. Erano saltate fuori questioni a dir poco insolite. La paziente gli aveva assicurato che l'androide che credeva di amare (dato che il dottor Neri era certissimo che la Granata non amava alcun robot, ma ne era semmai convinta a causa di un'errata percezione della realtà, alimentata peraltro dal suo intorno sociale alquanto disfunzionale) le aveva presentato suppliche. Qualcosa non quadrava affatto. Non gli risultava affatto che un pezzo di latta fosse capace di emozionarsi al punto da supplicare. Anzi, un pezzo di latta non doveva proprio rivelarsi capace di esprimere emozioni nè sentimenti di alcuna specie. A meno che non si avverasse quanto assistito nel film, peraltro simpatico, girato un millennio avanti, L'uomo bicentenario*. Impossibile, naturalmente. A meno che la paziente, oltre alla percezione errata della realtà, non ne avesse una visione del tutto distorta. Ma neppure un'ipotesi del genere gli appariva plausibile, specie considerato che la conosceva da anni, sia pure non trattandosi di una conoscenza profonda. Natalina Granata non soffriva di alcun disturbo psichiatrico, aveva potuto constatare. Lo psicanalista risvegliò in lui lo spirito da investigatore e da allora iniziò a osservare con più attenzione del solito gli androidi volontari che capitavano spesso in reparto. La paziente, durante la prima seduta, non lo aveva informato se si trattasse o meno di uno di loro e il dottor Neri aveva lì per lì preferito non chiederglielo. Rivelarlo poteva metterla in agitazione e compromettere il percorso delle sedute, cosa che un bravo e dedicato psichiatra non avrebbe mai permesso. Comunque, era pur sempre un inizio, per mettersi a investigare.
La seconda seduta si era svolta nello studio dello psichiatra, dato che la manutenzione dell'ala ospedaliera in cui si trovavano il suo e quello della collega Rossi era terminata. E trovò la paziente meno apprensiva. Era allora venuto fuori che Natalina Granata temeva di essere vista dal suo androide, che spesso svolgeva la funzione di volontario proprio nel reparto psichiatrico. Ecco che dunque si trattava proprio di uno di loro. Ancora una volta, il dottor Neri non aveva chiesto specificazioni, sempre per lo stesso motivo, ma ricordando che nella prima seduta la sua paziente stava per tradirsi, utilizzò quanto sapeva per le sue investigazioni. C'era difatti un androide particolarmente sveglio rispetto ai suoi simili, che peraltro gli prestavano perenne obbedienza. Doveva essere il loro capo o qualcosa di simile. Il dottor Neri, con tutta la discrezione possibile e immaginabile, cominciò a osservarlo più da vicino. Accipicchia. Non fosse stato per l'involucro di latta, sarebbe parso davvero umano. Il giorno avanti la terza seduta con la paziente, anzichè trascorrerlo a fare ricerche più approfondite nel suo studio, pensò di rischiararsi la mente in un ambiente più grande, più luminoso e dalla vista sul giardino. Dopotutto era quel che il professor Albert Heinz faceva quando aveva bisogno di riflettere più approfonditamente del solito. Si diresse allora alla sala medici, ma purtroppo non vi trovò la quiete che sperava. Un baccanale infernale era in corso. Lì per lì, il dottor Neri aveva pensato ai pazienti schizofrenici paranoidi fuggiti dalle camere e non sia mai avessero preso d'assalto proprio la sala medici. Temette per i computer, a portata di utente. Ma no, era soltanto il dottor Bianchi, che come al solito aveva organizzato la ricorrente goliardia di turno. Il collega Bianchi non era psichiatra, ma fisiatra del reparto di ortopedia e fisiatria, che veniva spesso richiesto in psichiatria quando qualche paziente sotto pesanti dosi di psicofarmaci trascorreva nel suo letto periodi troppo prolungati. Le pareti della sala medici erano tapezzate di un curioso poster che si ripeteva all'infinito. Il dottor Neri raramente si sorprendeva per qualsivoglia circostanza, ma ultimamente le sorprese si stavano moltiplicando come funghi in primavera. Nel poster era raffigurato il collega Bianchi in tre pose curiosissime, comiche, due delle quali evidentemente caricaturali. Per l'esattezza, quella di destra e quella enorme al centro.

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Sui tavoli non occupati dai computer, solitamente sgombri, c'erano torte, biscotti, bottiglie di vino, qualche liquore e bevande gassate. Oltre a curiosi cappelli di carta, sonagli e fischietti. E uno stereo a emettere musica a volume più alto del raccomandabile, mentre il fisiatra non la finiva di raccontare barzellette alle quali i presenti ridevano sguaiatamente. Praticamente, era accaduto che il dottor Bianchi, assiduo frequentatore del dozzinale social da strapazzo Frienz1One, ci aveva vinto il curioso Contest Pesce d'Aprile proprio con quelle foto. Non che avesse vinto chissà quali premi, fuorchè il titolo di buffone dell'anno di Frienz1One. Ma per il dottor Bianchi era buon motivo per festeggiare e fare il galletto con le infermiere e le OSS che riteneva più belle. Era in effetti un single molto ambito per via della sua posizione, lo stipendio piuttosto alto e se si tralasciavano le immagini del poster, pure per il suo bell'aspetto. Che unito ai primi due attivi non guastava mai. Se non aveva organizzato il curioso party in ortopedia e fisiatria, vale a dire il reparto di sua competenza, lo si doveva al fatto che quel giorno il suo primario era presente e non avrebbe mai permesso una simile vergogna. Che oltre a disturbare il riposo dei pazienti, avrebbe intralciato il lavoro del personale nel turno di servizio. Avendo saputo che invece quello era il giorno libero del professor Heinz, se n'era approfittato alla stragrande, in barba alla condizione piuttosto delicata di un reparto psichiatrico. Il dottor Bianchi sperava, per la verità, di attirare l'attenzione della dottoressa Rossi, il suo vero obiettivo. Era inutile che il dottor Neri lo avesse informato che la collega Giorgia Rossi era già felicemente fidanzata. E pure fedele.
-Ma io non sono geloso- rispondeva ironico -e prima o poi cederà davanti al mio fascino.
-Si certo, soprattutto dopo di quella volta che hai raccontato in pubblico di suo fratello maggiore con la canottiera di Topolino.
-Ma dai, era divertente. Per farci una risata.
-Ride bene chi ride ultimo.
In ogni caso, la dottoressa Rossi aveva di gran lunga preferito tenersi bene alla larga dal festino e così pure l'infermiere greco Constantin, che quel giorno avevano meno lavoro del solito e dunque erano stati invitati. Soprattutto la dottoressa Rossi, era stata caldamente invitata. Però quest'ultima non sopportava proprio il carattere imprevedibile, pettegolo e ficcanaso del collega Gianni Bianchi e quanto a Constantin, era certo del dispiacere, e con assoluta ragione, del professor Heinz se fosse venuto a sapere di un affare del genere. La musica stava infatti mettendo in agitazione svariati pazienti, soprattutto Paolino Meis e la venditrice di fumo Nina Ferraro. Constantin e la dottoressa Rossi, dacchè stavano trascorrendo un pomeriggio quasi tranquillo, si stavano ora facendo in quattro per aiutarli e il dottor Neri, uscendo dalla sala medici disgustato, si stava recando a telefonare al professor Heinz. Non intendeva proprio disturbarlo nel suo giorno libero, sapendo che il professore raramente riposava per davvero, dedito com'era alla scienza. Ma non gli restava altro rimedio. Nel frattempo, una nuova OSS che non era stata invitata al festino, ma si stava trattenendo in ospedale oltre ll suo turno, era andata a sbirciare un attimo mentre attraversava il corridoio, incuriosita dalla musica.
-Lasci stare, Manola, non entri. Mi creda, non ne vale la pena- le disse il dottor Neri, fuori della porta.
Manola Ramirez, l'amica per la pelle di Natalina e Olga, si era negli ultimi anni sufficientemente ripresa per cercare di cambiar vita. Aveva seguito il corso di OSS fino a raggiungere il quarto livello, il più ambito della categoria. Ed era stata appena assunta proprio nello stesso reparto psichiatrico che circa otto anni avanti l'aveva vista ricoverata. Il dottor Neri e la dottoressa Rossi sapevano che il collega Bianchi rappresentava un elemento di disturbo per la nuova OSS, che si stava trattanendo appunto perchè sapeva che in quell'orario si trovava spesso in psichiatria. Il dottor Gianni Bianchi, infatti, disprezzava apertamente le latinoamericane e non l'aveva invitata di proposito. Mentre Manola aveva purtroppo un debole per lui perchè somigliava parecchio al suo antico prediletto, il tennista Gonzalo Alarcón.
-Ci penso io, Manola. Lei vada pure a casa a riposare- le disse il dottor Neri, onde evitare alla donna motivi di afflizione, se avesse visto il dottor Bianchi flirtando con tutte le infermiere e OSS presenti in sala medici. Manola si dispose prontamente a fare quanto richiestole dallo psichiatra, di cui peraltro si fidava ciecamente, risparmiandosi l'ennesimo dispiacere. In ogni caso, la sfacciata allegria del dottor Bianchi era destinata a durar poco. Il professor Heinz, che in quel momento doveva essere in casa sua, era invece stato avvisato dell'allegro festino da Giorgio, uno degli androidi volontari, il braccio destro di Vittorio. Ben prima che il dottor Neri vi riuscisse. Avendo messo un attimo il naso fuori, oramai mezzo brillo per avere alzato il gomito più dell'ideale, vedendo passare proprio Giorgio, cercò di attirarlo alla festa.
-Andiamo, Giorgio, poichè l'amico Domenico è troppo vecchio dentro, vieni tu a festeggiare con noi- gli disse con voce strascicata. Ma l'androide fece caso omiso.
-Ecco, guarda un po', Domenico- continuò farfugliando al dottor Neri, che nel frattempo si preoccupava che Manola non tornasse a passare proprio di lì. -Pure questo qui mi ignora, come quell'altro! Ma possibile che si rifiutino di socializzare con un figo come me?
-Come dici?
Una domanda del genere, che sottintendeva un'affermazione, incuriosì oltremodo il dottor Neri per via della sua ultima paziente, ma ovviamente si guardava bene dall'accennare allo strano caso, specie davanti al collega Bianchi.
-Dico che pure quello, come si chiama, ah, Vittorio, quello che pare quasi umano, mi ignora neanche fossi trasparente. E però, s'intrattiene sempre con il tuo primario e spesso lo vedo perfino con una donna, sai, la parente di quel paziente tuo e di Giorgia, come si chiama...ah, si, il Matto dell'Orologio. E se vedessi, uh! Le fa da cavalier servente! Ma da me, mai che si lasci avvicinare. Ma vedrai che con quello lì- e indicò uno dei millemila poster, puntando il dito a casaccio verso la sala -vedrai che al Pesce d'Aprile non si resiste mai, mai, mai...
Al dottor Bianchi si mozzò la voce, essendosi d'improvviso ritrovato dinnanzi al professor Heinz, che gli lanciava sguardi infuocati.
-Fuori da questo ospedale a smaltire la sbornia, immediatamente!- gli urlò in faccia. -E voi altri- spalancando la porta della sala medici -se non fate sparire lo stereo e tutte queste cianfrusaglie, ve li faccio volare fuori dalla finestra, compresa quella pagliacciata lì che deve scomparire dalle pareti!- indicando i curiosi poster. -Avete la minima idea del danno ai ricoverati?- tuonò. -E voglio la sala medici pulita e sgombra prima di subito!
Il personale sanitario, a capo chino, si accinse a obbedire, non senza paventare le conseguenze che sarebbero comunque arrivate per quella libertà che s'erano presa.


Naturalmente il professor Heinz fece rapporto al collega del reparto di ortopedia e fisiatria, cosicchè quello del festino fu l'ultimo giorno in ospedale per il dottor Gianni Bianchi. Al suo posto, per buona pace dello spirito della OSS di quarto livello Manola, veniva ora per i pazienti allettati una simpatica dottoressa di mezza età. I partecipnti al party del dottor Bianchi, infermieri e OSS, non persero il posto poichè non ne erano stati gli organizzatori, ma finirono multati a dovere.


-Che elemento!- lamentò il primario di psichiatria. -Pettegolo, ficcanaso e imprevedibile. Ma ora ha passato davvero il segno. E lei, Domenico? Cosa ci fa davanti alla porta?
-Ecco, professore, vede...ero venuto a cercarci quiete per meglio riflettere sul caso anomalo di una paziente del mio studio, non ricoverata. Ma non si preoccupi, troverò un altro posto.
-Il suo studio non le accorda quel che cerca, giusto?
-Ecco, professore, pensavo di riflettere meglio davanti a una vista panoramica, ma andrò altrove, promesso, non la disturberò.
-Domenico, lasci stare le remore- proseguì meno alterato il professore. -Non ce l'ho affatto con lei. So che lei non ha nulla a che fare con l'accaduto. Guardi, tra tutto il personale sanitario che conosco bene, gli unici in cui ripongo totale fiducia siete la dottoressa Rossi, l'infermiere Constantin e lei, Domenico. E se ha bisogno di condividere il caso della sua paziente esterna con me, può farlo nei limiti in cui ometta i dati che potrebbero identificarla. Entri.
Il dottor Neri si sentì sollevato. E grato per la fiducia che il suo primario riponeva in lui.
Dopo che il dottor Heinz ebbe informato per telefono il suo collega del reparto di ortopedia e fisiatria riguardo al dottor Bianchi, ebbe una lunga conversazone con il dottor Neri che si protrasse fino a tarda serata, iniziando con informazioni del tutto inaspettate per quest'ultimo.
-Mi sono accorto che Bianchi ha tentato più e più volte di circuire Vittorio, ma invano. Quell'androide stringe amicizia soltanto con chi si fida ciecamente.
-Come dice, professore? Scusi se le paleso certi dubbi...ma...come può un pezzo di latta stabilire chi è degno di fiducia e chi no?- domandò il dottor Neri, che a dispetto della goliardia dell'oramai ex collega fisiatra, già era rimasto colpito dalle curosità che gli aveva rivelato il dottor Bianchi su Vittorio. -Non intendo offendere, tutt'altro, ma ultimamente mi sono accorto di un buon numero di stranezze che non mi so spiegare. Ovviamente, davanti al collega Bianchi ho preferito nicchiare.
-E ha fatto benissimo. Bianchi, ex collega oramai, può ben dire, è inaffidabile e quel suo continuo ficcanasare dove non gli compete avrebbe potuto rivelarsi alquanto pericoloso.
-Come?
-Vede, Domenico, questa consulenza ha un secondo fine, lo ammetto. Una proposta che vorrei farle, ma sappia che dovrà sentirsi libero di accettarla o meno.
La cosa si faceva sempre più misteriosa e interessante.
-Ma innanzi tutto, mi dica pure della sua paziente, sempre nei limiti del totale anonimato.
Il dottor Neri si confidò con il professor Heinz riguardo allo strano caso della sua paziente Natalina Granata, senza ovviamente fare nomi, cognomi nè riferimenti ad aspetti che avrebbero potuto in qualche maniera identificarla. E raccontò dell'ancora più strano caso di un androide capace di supplicare e fungere da cavalier servente a una signora, senza rivelare che si trattava proprio di Vittorio, come Gianni Bianchi gli aveva involontariamente confermato. Date le premesse e date le circostanze dell'ambiente sociale in cui viveva la paziente del dottor Neri, non era forse poi così anormale che Natalina entrasse in confusione tale da credere di provare sentimenti per una macchina.
-Insomma, è un pezzo di latta e la mia paziente nè è consapevole. Ma non riesce a uscire dallo schema mentale che le fa credere di amare un androide. Perchè ovviamente non è così che stanno le cose, lo so bene. Certo che però, avendo visto coi miei occhi e sentito con le mie orecchie certe eccentricità...
-Si, si. Capisco perfettamente le sue perplessità. Che sono legittime- lo interruppe il professor Henz, dato che per lui era ovvio tutto quel che per il dottor Neri risultava eccentrico. -Ma guardi, Domenico, dopo che le avrò raccontato una storia ai limiti dell'inverosimile, vedrà che il caso della sua paziente con l'androide non le apparirà più così strano, poi. Ma cominciamo dal principio. Tutto ebbe inizio una quindicina di anni fa, anno più, anno meno...

*1999, regia di Chris Columbus, tratto dall'omonima opera di Isaac Asimov e il suo sequel a quattro mani con Robert Silverberg Robot NDR-113

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