Gelo

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Immagine pixabay

Ore 7:00: sveglia.
Mi trascino in cucina e accendo la macchinetta del caffè.


Ore 7:15: seconda sveglia
Mi rendo conto di essere ancora a letto e di aver solo sognato di essermi alzata, così, questa volta per davvero, mi trascino in cucina e accendo la macchinetta del caffè.


Lavarsi, cambiarsi, truccarsi... Il tutto avviene quasi per magia dato che in realtà io sto ancora semi-dormendo e riesco solo a pensare che c'è sempre troppo freddo.
Collant, pantaloni termici, maglia termica, maglione, calze di lana, anfibi, cappotto con pelliccia interna, sciarpa, cuffia, guanti di lana e guanti da sci. Per dirla tutta, a volte sotto ai guanti metto anche quelli di plastica del supermercato: è l'unico modo che funziona per non far congelare le dita e perdere la sensibilità (molto simpatico lo scricchiolio che si sente quando mi muovo).


Pronta.
Saluto boule, stufetta e coperta con le maniche (le mie amate) ed esco.


Fermata del pullman. C'è sempre più freddo.
Aspetto, aspetto,...
Il vento aumenta.
Nessun pullman, solo sempre più freddo. Teoricamente dovrebbero passare ogni 20 minuti, in realtà è sempre un po' un mistero.


Dopo aver aspettato 10-15 minuti decido di riavviarmi verso casa per prendere la bicicletta.
Giro l'angolo e ovviamente sento il pullman arrivare, mi giro, corro,... lo perdo.


Torno a casa. Prendo la bicicletta e con estrema sofferenza e ormai mezza ibernata, parto.


Se vedete una pazza che va in bicicletta salutando i passanti sono io. In realtà non saluto, ma se non muovo in continuazione le mani, la circolazione mi abbandona.


Nel caso non si fosse capito, ho davvero bisogno che arrivi la primavera.

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