Nato intorno al 1584 e morto nel giugno del 1645, Miyamoto Musashi è conosciuto come il più grande spadaccino del Giappone, probabilmente a torto perché si tratta in realtà del miglior stratega e samurai che abbia mai camminato sulla Terra.
Questa è una delle differenze essenziali che si comprendono dal suo più celebre scritto "Il libro dei cinque anelli". Musashi detesta le classiche scuole di addestramento dei guerrieri e dei samurai, la rigidità con cui vengono addestrati gli uomini, i quali imparano le tecniche di una scuola e si basano solo su quelle per abbattere il nemico.
Invece spiega le particolarità della sua disciplina, Due spade: una scuola.
La maggior parte delle scuole classiche vedono nella spada lunga o in sue varianti l'arma per eccellenza, ogni scuola ha la sua arma preferita e si basa su quella e solo quella per vincere uno scontro. Altra rigidità respinta con forza da Musashi il quale vede la vera abilità del guerriero stratega quella di usare qualsiasi arma sia più congeniale ad uno scontro pur di giungere alla vittoria (al punto che Musashi era solito usare un bokken in molti duelli, arma in legno che somigliava ad una spada, molto più leggera e che in qualche modo infastidiva l'avversario).
La parte del libro che prepara il lettore a quel che viene dopo è abbastanza esaustiva e può essere di aiuto anche quando la vostra missione non sia quella di sconfiggere un nemico fisico davanti a voi:
- Non coltivare pensieri perversi.
- La via consiste nell'addestramento.
- Coltivate parecchie arti.
- Cercate di conoscere le vie e le modalità relative a qualsiasi mestiere o attività.
- Sappiate distinguere il successo dal fallimento nelle questioni mondane.
- Esercitate l'intuizione e la capacità di giudizio in ogni attività
- Sappiate percepire le cose che non si vedono.
- Prestate attenzione perfino alle cose marginali.
- Non fate cose inutili.
Questo è senz'altro il "codice base" che racchiude la saggezza principale secondo la quale bisogna vivere se si vuole intraprendere la strada dello stratega con successo.
Spadaccino nel primo periodo Edo. Ritratto di Miyamoto Musashi (autoritratto)
Data: Prima metà del XVII secolo
Autore Miyamoto Musashi
Fonte: Wikipedia .
La differenza principale non si ha solo nell'uso delle varie armi, ma anche sull'adoperare entrambe le mani nel combattimento, con una o due armi (a seconda della situazione e del numero di avversari), sfruttando tutta una serie di strategie e attenzioni che sono spiegate nel libro ma che richiedono un'attenta interpretazione e applicazione per essere imparate.
Mentre leggo il libro mi soffermo su certi passaggi, lo poggio sul letto e prendo la katana smussata che tengo nell'armadio. Caccio dei fendenti in varie direzioni notando che viene davvero difficile non colpire niente che io abbia a tiro, facendo mente locale ad uno degli aspetti basilari negli insegnamenti di Musashi, adoperare la tecnica giusta e ambientarsi a combattere in ogni situazione sfruttando il territorio a proprio vantaggio. La spada è davvero pesante da tenere con una mano, eppure lui dice di allenarsi inizialmente con due spade lunghe, una per mano, invece che con una lunga e una corta come riportato nelle sue tecniche.
Il passaggio più interessante è sicuramente quello dove ci si concentra sul nemico per usare il suo punto di vista, non siamo noi a temere lui ma deve essere lui a temere noi. Questo mi ricorda alcune delle storie dei grandi generali e strateghi della storia di cui ho letto, in particolare la storia di Giulio Cesare in Gallia contro Vercingetorige.
Cesare in quel frangente non aveva abbastanza uomini per assaltare la città dove il capo dei galli era relegato, così la assediò realizzando una palizzata a doppio muro per chiudere la città e per difendersi da attacchi esterni di eventuali rinforzi nemici. Ma questo non bastava, come fare a spezzare il morale del nemico e vincere la battaglia piuttosto che essere schiacciati da entrambi i lati?
Il colpo di genio di Cesare fu quello di far nascondere la cavalleria nei boschi senza che nessuno dei nemici se ne accorgesse, in tal modo quando arrivarono i rinforzi galli e la battaglia infuriava da entrambi i lati, la cavalleria spuntò alle spalle del nemico dando loro la sensazione che i rinforzi romani fossero giunti appena in tempo (un abile trucco, dato che la cavalleria era in realtà parte dell'esercito di Cesare). Messi in fuga i galli all'esterno anche coloro che erano usciti dalla città per combattere si arresero.
Questo fa parte dello spirito racchiuso nelle parole che Musashi ci ha generosamente lasciato, valutare che la strategia e l'annientamento mentale del nemico portano alla vittoria.
Curiosità.
Il duello più famoso che Musashi ebbe (si dice che non sia mai stato battuto in duello), si tenne sull'isola di Funa-jima contro il maestro Kojirō Sasaki. La tattica che Musashi adottò per vincere il duello in un solo colpo fu superba, fece attendere l'avversario per diverse ore rompendone la calma e la pazienza. Quando Musashi giuse su una barca aveva un aspetto non curante e portava con se solamente un bokken ottenuto dal remo della barca con cui era giunto. Nascondendone l'estremità nell'acqua l'avversario non si rese conto che era molto più lungo della sua spada, così quando si avventò su Musashi bastò un colpo secco sulla testa, il quale arrivò prima che Musashi fosse a portata della lama.
Questo e altri stratagemmi psicologici fecero di Miyamoto Musashi la leggenda che conosciamo oggi, stratega, guerriero, critico spregiudicato delle scuole e delle tradizioni di combattimento dell'epoca.
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