Ben ritrovati Steemians!
Ancora reduce da una serata "zombie in the city", evento organizzativo più unico che raro nella mia città e del quale parlerò in un successivo blog, non appena verranno pubblicate le immagini dell'evento, oggi volevo approfittare di una finestra di tempo libero per analizzare la situazione odierna dei vari social network e di come alcune scelte e atteggiamenti della vita reale vengano fortemente influenzati dalla nostra presenza online.
Mi sono volutamente disconnesso dal panorama dei social media mainstream (da allora però sono incredibilmente attivo su Steem) oramai da circa un anno e mezzo, l'ultimo mio post online credo risalga ad inizio Agosto 2017.
Ero arrivato ad un punto dove mi sentivo a disagio nel dover interpretare una parte, indossare quasi una maschera per cercare di ottenere più consensi possibile, alla lunga mi sono reso conto che riuscire a combinare una vita frenetica dove lo stress la fa da padrone, assieme ad un alterego digitale da cui ci si aspetta sempre una linea di pensiero corretta e sui binari, decisamente non faceva per me.
Da quando mi sono iscritto a Steem, ho sempre rivalutato l'idea di curare un blog al meglio delle mie possibilità anche se non sono mai stato un grande scrittore. Da allora ho sempre iniziato a scrivere ciò che mi passava per la testa, letteralmente; senza dover per forza cercare di apparire come l'utenza si aspetta che tu sia ed il fatto che questo posto non sia ancora così tanto affollato è certamente utile sotto questo aspetto.
Continuo a mantenere i miei profili attivi però ho completamente perso l'interesse a curarne l'estetica e a partecipare attivamente nella community, il che rispecchia un pò forse anche la mia condizione da "lupo solitario" che mantengo anche al di fuori di internet, un pò per carattere, un pò perchè gran parte delle persone con cui trovo a confrontarmi di solito non hanno mai un interesse comune a cui posso appoggiarmi.
Il concetto di riottenere dal sistema una parte sostanziale dei guadagni dovuti all'attenzione sui contenuti che consumiamo ha di certo rivoluzionato il mio pensiero sul modello economico della pubblicità su internet, però non è mai stato il punto focale su cui ruota il mio ripudio dei social mainstream.
Ho notato che troppo spesso, se da una parte è utile per un business o un evento, essere pubblicizzato su tali piattaforme, dall'altro il lato dell'esperienza in se viene fortemente condizionato dal fatto che ogni avvenimento, ogni momento, invece che essere goduto al massimo viene interrotto dall'inevitabile "momento social", cellulari alla mano, foto, video, messaggio whatsapp...che bruciano istantaneamente quella frazione di secondo che in realtà dovrebbe rimanere impressa nei cuori e nelle menti, non su uno smartphone.
Spesso mio padre mi ribadisce come da osservatore esterno trova tutto questo un'involuzione piuttosto che un'evoluzione. Da una parte lo capisco, dall'altra credo che la tecnologia oltre ad aver fatto passi giganti nell'ultimo ventennio, si è portata via anche ogni tipo di interazione fra individui; dove per molti un like su Facebook vale come un corteggiamento vecchia scuola ma che però, da vita ad un rapporto che crolla con la stessa futilità di come inizia.
Tuttociò inoltre alla lunga diventa logorante, si passa più tempo sui social a seguire e criticare i successi degli altri, perchè è questa la natura umana, pigrizia fino al midollo e lingua lunga, se avessimo a disposizione come su Steem un database articolato sul quale tenere traccia delle nostre attività sugli altri social e andassimo a rileggere nel futuro la nostra storia, ci accorgeremmo di quanto cinismo ci sia, come se a furia di interagire con un PC, anche le emozioni diventano ormai algoritmi matematici.
A quel punto saremo davvero in grado di distinguere fra online e offline?