"Il quadernino", nona puntata

Verso le dieci si alzò e portò fuori il cane.
Erano appena scese in strada, quando il telefono prese a suonare “E Pippo Pippo non lo sa …”.
Uffa. Cosa voleva ancora costei?
“Nevada. Dimmi”
“No, signora, sono della polizia stradale. Ho chiamato l’ultimo numero in rubrica, c’è stato un incidente”
“Un incidente?- Rosita si sentì gelare – E come stanno?”
“Il signore e le ragazze in stato di shock, ma non sembra si siano fatti niente. Li hanno portati all’ospedale di Bologna.
La signora Nevada, invece …”
“Oh, mio Dio!”
Suo fratello ci ha pregato di chiamarla, lui non ce la faceva. Ha detto che l’ultima conversazione della signora era stata con lei, così abbiamo trovato subito il numero”.
Rosita tornò a casa sconvolta. Si sedette sul divano e il quadernino aperto con la scritta “Ciao, Nevada” le apparve sotto una luce sinistra.
Ma che sciocchezza. Era solo una tetra coincidenza.
I giorni successivi furono un delirio. Partire per Bologna (con Bones al seguito) le sembrò veramente la continuazione peggiorativa del 2017.
Non solo: le toccò il riconoscimento del cadavere, una Nevada per la prima volta immobile e silenziosa.
Suo fratello e le ragazze erano sconvolti.
Un camion aveva agganciato la loro auto e l’aveva scaraventata contro il guard rail. Loro tre avevano solo alcune contusioni, ma Nevada era morta sul colpo.
I giorni successivi furono un incubo. Riportare a casa i suoi congiunti che non smettevano di piangere, occuparsi del funerale, della gestione della sua casa e di quella del fratello, far fronte allo sbigottimento di amici e parenti.
E, ultimo, ma non da poco, sopportare la madre di Nevada (sciocca e petulante come la figlia) che, nel suo comprensibile dolore, si lasciò scappare frasi tipo: “Ma ci pensi, Rosita, mia figlia ha lasciato due ragazzine che hanno tanto bisogno della mamma. Almeno chi non ha figli, se muore, non fa danni. E poi anche Piero, poverino, vedovo a quarantasei anni, ma ci pensi? Almeno, se una è separata, non lascia neppure un vedovo …”.
E così via.
Il 10 gennaio le sue ferie allucinanti terminarono e tornò al lavoro, tutto sommato con sollievo, dato che non aveva neppure potuto godersi i pochi vantaggi della solitudine.
Quando pensava a Nevada, sentiva una stretta al cuore. Non le sarebbe mancata, questo è certo, con tutte le sue parole inutili e dannose. Però, morire a quarantacinque anni, così, mentre andava in vacanza, era davvero brutto.
Lei che aveva sempre pensato di controllare tutto, marito, figlie e destino, era stata sconfitta dal fato, perché di questo si trattava
(continua)

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