Le giornate di marzo cominciavano a mostrare una luminosità piuttosto evidente, ma a Rosita, per la prima volta nella sua vita, quella luce che al mattino filtrava nella sua camera sembrava sinistra. Carica di tutte le cose brutte degli ultimi mesi ed ora anche del timore che Elio riuscisse ad avvicinarla e farle del male.
Mila era ancora in rianimazione, lei parlava tutte le sere con sua figlia: era stazionaria, dicevano i medici, in una sorta di terra di mezzo in cui le cose avrebbero potuto avere un’evoluzione positiva oppure, invece… Non ci voleva pensare. La dolce Mila, un’amica sempre disponibile che rischiava di pagare con la vita l’ennesima gentilezza nei suoi confronti. Tutto per colpa di quel mostro ipocrita, con quel sorriso falso stampato, i suoi complimenti melliflui…
Rosita sentì la rabbia salirle al volto.
Aprì il quadernino, meccanicamente, e scrisse sulla seconda pagina, con caratteri marcati: ELIO.
Poi pensò a Neme, che non aveva più visto dopo il primo dell’anno.
Chissà che terra la reggeva, forse non era neppure di Grosseto, lei proprio non era riuscita a ricordare nulla di precedente alla sera in cui le aveva dato il quadernino.
Mah. Pareva che la conoscesse così bene. Forse era una sua compagna delle elementari, ma non c’era nessuna Neme.
Però, poteva essere un soprannome, un diminutivo. Ma di cosa?
Era inutile sforzarsi, pensò, magari lo avrebbe chiesto a lei se l’avesse incontrata ancora.
Due giorni dopo, la seconda domenica di marzo, Rosita uscì col cane per recarsi all’edicola. Dopo avrebbe pranzato con Piero e le ragazze, ormai la domenica era diventata un’abitudine.
Lei passava a comprare la pasta fresca, Silvia cucinava il ragù come le aveva insegnato la povera Nevada (che come cuoca non era male, bisognava dirlo) ed Elisa preparava antipasti e dolce.
Rosita, adesso, le sentiva come la sua famiglia, le aiutava a fare i compiti e raccoglieva le loro confidenze.
Nei due mesi trascorsi dalla disgrazia, erano migliorate nei modi e nel rendimento scolastico e con lei erano molto affettuose.
Si sentì un po’ in colpa, perché, in fondo, pensava che la morte di Nevada avesse avuto alcuni lati positivi, ma non era corretto dirlo e neppure pensarlo, solo che…
Il flusso dei suoi pensieri fu interrotto dalla locandina del Tirreno, in bella vista davanti all’edicola, che mostrava come prima notizia la seguente : “Noto imprenditore agricolo muore per infarto nella caserma dei carabinieri. Era stato convocato a seguito di un grave incidente avvenuto nella sua abitazione”.
Rosita ebbe immediatamente la certezza che si trattasse di Elio.
Comperò il giornale e la lettura dell’articolo le confermò il sospetto.
Elio si trovava in caserma per rispondere ad alcune domande in merito alla caduta di Mila, ma, mentre discuteva col maresciallo, si era accasciato portando la mano sul petto ed era morto.
L’articolo concludeva ricordando l’imprenditore di successo che era stato, un suo breve passaggio in politica qualche anno prima e la sua passione per le auto d’epoca.
Sì, pensò Rosita, hanno tralasciato il piccolo particolare che era un violento con le donne.
(continua)