"La stampante", prima puntata

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LA STAMPANTE

Fu Clarissa a ricevere la nuova stampante, un giovedì mattina alle 8.
Naturalmente, in studio non c’era nessuno, solo lei, la più giovane dei praticanti. Particolarmente mattiniera per natura, aveva preso l’abitudine di recarsi in studio alle 7.30 per guardare meglio tutte le pratiche, prima che arrivassero avvocati e segretarie e, intanto, studiare un po’ per l’esame di abilitazione non troppo lontano.
Il corriere, quel giorno, aveva anticipato anche lui. Generalmente non si vedeva mai prima delle nove, ma quella mattina di febbraio non era lo stesso uomo di mezza età a portare la stampante. Si trattava di due giovani robusti e piuttosto preoccupati per i tempi di consegna. Avevano un camioncino pieno di pacchi e così avevano iniziato presto.
Clarissa fece portare la stampante nella stanza delle segretarie.
Notò subito che era molto più grande della precedente e con una linea diversa, aerodinamica, pensò. E sorrise. Lesse sul bordo laterale la marca : Lut-mil. Che strano nome, mai sentito. “Ti chiamerò Ludmilla” disse ridendo rivolta alla macchina.
In quel momento sentì un rumore. Il corriere aveva attaccato la spina e la stampante/fotocopiatrice multifunzione aveva dato segni di vita.
Bene, pensò Clarissa, ora la inauguro. Fotocopiò rapidamente gli atti di un processo a cui aveva assistito nei giorni precedenti. Si trattava di un caso di stupro, molto brutto, riguardante una adolescente e lei si stava interessando moltissimo al tema spinoso della violenza.
Con soddisfazione notò la velocità e la precisione dalla nuova attrezzatura. Poi la utilizzò come stampante e fu un vero piacere.
Alle nove, arrivarono rumorosamente le due segretarie, molto ciarliere, e poi l’avvocato anziano, Giulio Nasi, sempre di umor nero.
“Clarissa!” esclamò con voce stentorea “Vorrei sapere cosa fai così presto a studio. Devo licenziare la donna delle pulizie, fai tu?”
L’avvocato Nasi aveva dei modi davvero discutibili, soprattutto con le donne ed in particolare con quelle che, come Clarissa, avevano qualche ambizione professionale.
“No, avvocato – replicò lei educatamente – è che la mattina presto riesco a studiare i fascicoli con più calma”
“Bah … - bofonchiò il professionista – belli i miei tempi, quando le donne della tua età pensavano alla famiglia”.

(continua)

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