La Strada

Asfalto, terra e pietra.

Qualche buca di tanto in tanto, riempita alla bell'e meglio con un secchio di bitume.

Niente di più, niente di meno.

Cos'altro può essere una strada se non il mezzo tramite il quale raggiungere la propria destinazione?


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Sono passati circa sette mesi da quando ho cambiato casa e, con essa, un centinaio di altre cose. Abitudini, vicinato, servizi… il lavoro è rimasto, per ora; ma è cambiato il modo con il quale lo raggiungo. Metropolitana, pezzo di strada a piedi e Autobus, andata e ritorno, tutti i giorni feriali.

All'inizio il nuovo percorso è sempre eccitante… mi chiedevo: starò prendendo la strada giusta? È quella più veloce? Quali persone la percorrono, e cosa andranno a cercare? Qual è la loro vita, quali sono i loro sogni, in quali case abiteranno...? Quando cominciai a percorrere questa nuova strada, degli operai avevano appena cominciato i lavori di ristrutturazione di un appartamento e mi divertivo ad osservarne gli sviluppi sbirciando dalla finestra… “En passant”, come direbbero oltralpe.

Dopo qualche giorno, l’eccitazione passò e la strada divenne routine.

I palazzi restano sempre uguali; l’appartamento è stato completato e non c’è più niente da sbirciare attraverso le tapparelle chiuse. Le buche, le pozzanghere e gli alberi sono sempre negli stessi posti, i volti simili se non identici a quelli di ieri. Ormai conta solo quanto veloce la si percorre; cercando di rincorrere un autobus che sta per passare o prendendola con calma sperando che ATAC si ricordi dei suoi abbonati.

Il percorso cambia di colore, dal vibrante arcobaleno di nuove emozioni al grigio e monotono scorrere della quotidianità.

Grigio come l’asfalto di quella strada, quella strada che...

…che improvvisamente mi ricorda qualcosa.

Un Dejà vu, un’epifania, chiamatela come vi pare. Mi sono accorto improvvisamente che avevo già visto questa strada, che l’avevo già percorsa prima di questi sette mesi. Ma dove? Come? Quando?

Scendo dall’autobus e giro l’angolo. Faccio il percorso lungo, quello che in genere evito perché da buon ingegnere, adoro ottimizzare i tempi di percorrenza, anche se di pochi secondi. Mi volto a sinistra… e lì, l’insegna che mi fa tornare tutto in mente, che colora di un grigio diverso quelle strade così anonime.

Un pub.

Il pub che frequentavamo così spesso durante il periodo universitario io ed i miei amici, il pub che ci ha visto ridere, imprecare e discutere quando eravamo appena ventenni… ormai quasi quindici anni fa. Non ha ancora chiuso, anzi: si è rinnovato, ha cambiato pelle… ma i ricordi sono sempre gli stessi.

Che ne è di quel gruppo di amici oggi?

Uno è partito lontano, verso l’Australia… alla ricerca di fortuna. Trovandola, grazie al cielo.

Un altro paio non li vedo né li sento più da molto. Il destino ci ha fatto percorrere strade diverse e lontane.

Un altro… beh, diciamo che ci son state divergenze in passato. Non saprei neanche dire precisamente cosa; il tempo sbiadisce i ricordi e forse non fu niente di così importante… ma all'epoca bastò.

Uno è ancora un mio grande amico.

Un altro si è sposato. Siamo stati testimoni l’uno al matrimonio dell’altro: abbiamo avuto i nostri alti e bassi prima ancora di conoscere le rispettive mogli, ma alla fine sono contento che le nostre strade non si siano mai separate.

Eppure non è il pub ad avermi scatenato quei ricordi, non sono stati i miei amici… è stato quel marciapiede, quel viottolo a senso unico, quella fontanella. I minuti e le ore che noi romani passiamo a cercare parcheggio il sabato sera. Ecco dove avevo visto quelle strade! Le conoscevo, ci ero già stato. Ci ho messo tanto ad accorgermene perché le percorrevo in auto e non a piedi, la sera e non la mattina… ma erano loro… identiche a come le ricordavo.

Basta così poco per cambiare prospettiva.

Prima erano strade nuove e sconosciute.
Poi strade che percorrevo per abitudine e prive di alcun interesse.
Ora le riconosco come le strade che ho percorso in passato e che mi scatenano tanti ricordi.

Prima risplendevano dei colori dell’arcobaleno, poi si appiattiscono in un monotono grigio ed infine assumono quel colore pastello e soffuso che ti riscalda il cuore… ma che faccio fatica a descrivere.

Sì ma… c’è un senso o una morale dietro?

Penso proprio di sì.

Però sapete come si dice, se chi racconta una barzelletta è costretto a spiegarla questa smetterà di essere divertente… quindi preferisco lasciarvi nel dubbio e liberi di interpretarla come volete.


PS. Bentornato su Steem @gianluccio! Me lo dico da solo perché non sono sicuro che qualcuno mi legga ancora :)


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