Brummmm! Brummmm!
Me lo diceva sempre mio padre per farmi sorridere.
Mi disegnava una macchina su un foglio e poi mi diceva - Guarda! La tua macchina preferita!
E io non mi stancavo mai di guardarla, la Giulietta dell'Alfa Romeo disegnata da mio padre, un piccolo gioiello di bellezza.
Quello che non riuscivo a capire era perché la disegnasse sempre grigia... avrebbe potuto farla rossa come la Ferrari, verde come la Jaguar o blu come la 128... no, lui si ostinava a stare sui toni del grigio.
All'epoca avevo dieci anni, ero molto timido e intimorito e non me la sentivo di dirgli che mi sarebbe piaciuta di un altro colore e così sorridevo compiaciuto per assecondare il suo entusiasmo.
Un'altra cosa che non mi tornava era il fatto che tutti avessero una macchina tranne noi. Prendevamo l'autobus, il taxi, il treno ma niente un auto tutta nostra. Eppure non eravamo poveri, facevamo le vacanze ogni estate e non ci mancavano le comodità. Oltretutto mio padre aveva una grande passione per le quattro ruote e seguiva tutte le corse oltre a portarmi a vederle alle esposizioni. Mi diceva - Guarda quella! E quell'altra! Che eleganza! Che linea!
Il suo entusiasmo era travolgente e anch'io divenni un grande appassionato.
Scoprimmo la Giulietta nel 1955 durante il Salone dell'automobile di Torino e subito ce ne innamorammo e da quel momento divenne il nostro idolo. Avevo le pareti della mia cameretta tappezzate con i disegni di mio padre che la immortalava in tutte le posizioni, sempre rigorosamente nelle mille sfumature di grigio.
Poi, un giorno del 1958 mi padre ci lasciò... un infarto lo colse all'improvviso e io e mia madre restammo soli.
Lei si chiuse in un silenzio di tristezza e io divenni ancora più timido chiuso nel mio mondo delle auto grigie tanto amate da mio padre.
Nel 1975, quando compii trent'anni andai a trovarla e decisi di chiedere a mia madre se sapesse il motivo per cui mio padre disegnasse sempre le macchine grigie e lei mi disse - Aspetta un momento.
Si alzò, si avvicinò al comò e dal cassetto tirò fuori una lettere e me la porse.
Torino, 22 ottobre 1945
Con il presente documento,
dichiariamo che il Sig. Battelli Fausto non è abile alla guida perché affetto da daltonismo grave.
L'ufficiale medico
Dott. Fornetti Giacomo
Rimasi senza parole e capii subito la delusione e il dolore di mio padre. Mi resi conto della sua forza e del suo amore, lo ringrazia per questo e da allora comprai solo auto grigie.
Con questo post partecipo a theneverendingcontest n° 8 S3-P2-I1 – Contest di @spi-storychain