Tamarrate varie e situazioni spiacevoli

Stanotte mentre dormivo, non so perché ma mi è tornato in mente un bel bis di cagate proveniente dritto dal mio passato remoto, quelle situazioni kafkiane (per citare Aldo, Giovanni e Giacomo) alle quali vi ho tristemente abituato qui sulla piattaforma.
Quelle già qui narrate in precedenza, però, sono piuttosto divertenti e scanzonate, mentre quelle che mi accingo a descrivere con questo post, al contrario, sono momenti sempre molto trash, ma abbastanza spiacevoli, sebbene, per via dell'ahimè enorme quantità di tempo trascorsa, posso adesso tirarci fuori un sorriso.
E forse posso strapparne uno anche a voi, ammesso che crediate a tutto quello che sto per raccontare.

Io ve lo giuro, è tutto vero.

Non perdiamo altro tempo allora e partiamo con la prima tamarrata che risale addirittura al periodo preadolescenziale!

Quartieri "pericolosi"

Come appena anticipato, il fatto che seguirà è successo al tempo delle scuole medie, non ricordo esattamente se in prima o in seconda, ma di certo intorno ai primi anni '90, doveva essere infatti o il 1991 o il 1992 e perciò io avevo una media di circa 11 anni e mezzo.

A quell'epoca abitavo e frequentavo scuola nella delegazione (distretto) genovese di Sestri Ponente. I miei compagni di classe erano tutti della zona, tranne pochissimi che venivano da altri quartieri ancora più periferici, fra i quali c'era Valerio, un ragazzino che abitava a Ca' Nuova, meglio conosciuto come "CEP"(Centro Edilizia Popolare), quartiere residenziale e popolare situato nel ponente cittadino sulle alture a cavallo fra le delegazioni di Pegli e di Prà.

Tristemente celebre fra gli anni '70 e '90 per essere abitato da persone non troppo tranquille e ribattezzato CEP, Centro Elementi Pericolosi, di certo non era né meta turistica né il luogo più adatto per un bambino ove trascorrere i propri pomeriggi in completa serenità.
Un pomeriggio d'inverno, su invito del mio amico andai con i mezzi pubblici a casa sua per passare il pomeriggio giocando con il Commodore 64. Alla fine della giornata, egli mi accompagnò alla fermata della corriera nei pressi del suo palazzo per fare ritorno a casa. Arrivati da poco, mentre attendevamo all'interno del "gabbiotto", si avvicinò di gran carriera un ragazzo più grande di noi dall'aria alquanto contrariata, diciamo pure semi incazzato.

Lo ricordo come fosse ieri: arrivò a passo spedito, afferrò Valerio per il collo, lo spinse contro la parete della fermata del bus e gli puntò alla gola un piccolo coltello a serramanico che estrasse dalla tasca dei pantaloni.
Per me fu terrore. Non ero ancora abituato a scene violente del genere, le avevo viste soltanto nei film! Mi sentivo come nella Detroit di Robocop o nel mezzo di una minaccia di una pellicola hollywoodiana di Stallone o di Schwarzenegger!

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Immagine CC0 Pixabay

Tutto sto teatrino (secondo me era pura scena) per chiedere a Valerio con fare minaccioso che fine avesse fatto suo fratello (anche lui più o meno coetaneo "dell'attentatore"), che lo stava cercando già da un pezzo per una certa questione e che bla, bla, bla...
Il mio amico rimase quasi impassibile e gli rispose: "Stai tranquillo, non c'è bisogno che ti agiti, riferirò sicuramente al più presto"!
Il tizio continuò a sproloquiare ancora per qualche secondo interminabile con il coltello sempre appoggiato alla gola del mio amico, poi finalmente soddisfatto lo ripose e come era arrivato se ne andò.
Credo che fossi bianco in volto come un cadavere, mentre Valerio cercava di rasserenarmi: "Tranquillo Fa, è solo un pagliaccio, tutta scena, vedrai adesso la fine che gli fa fare mio fratello a sto scemo qui"...

Grazie al cielo arrivò l'autobus.

Ad oggi, credo di non aver ancora raccontato dell'accaduto ai miei. XD

L'inseguimento inopportuno

Questa storia è fantastica, perfino surreale e risale all'autunno del 1995.
Eppure è vera come non mai.
Forse qualcuno di voi si ricorderà della rovinosa caduta d'inaugurazione con il mio Sì narrata in questo post, per la quale sfasciai il buffo fanale del mitico ciclomotore Piaggio.
Ebbene, dopo aver girato per mesi e mesi senza luce (anche di sera), costretto e finanziato da mio padre portai il motorino in riparazione presso un'officina convenzionata a Sampierdarena.
Il giorno in cui fu pronto, venni accompagnato in macchina da lui stesso per ritirarlo.

Fatte le dovute raccomandazioni da genitore, pronti via; ecco la mia cagata con conseguente tamarrata.
Al primo semaforo rosso di una piccola svolta su strada a senso unico ad unica corsia (l'altra corsia era ed è tuttora preferenziale, destinata ai BUS ed ai TAXI), girai lo stesso, visto che non c'era nessun pedone a percorrere il breve attraversamento, nonostante avessi appena visto fra la coda di macchine in attesa di svoltare una volante della polizia.
Tempo zero, sentii una sirena. Mentre percorrevo la via il più velocemente possibile, immaginai subito che l'odioso suono fosse tutto per me: e infatti non mi sbagliavo.

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Immagine CC BY-SA 3.0 Wikipedia della Polizia di Stato

Venni affiancato dalla Giulietta volante a sirene spiegate che mi intimò di accostare immediatamente, guarda caso proprio di fronte ad un celebre cinema a luci rosse della zona.
Scesero dall'auto due sbirri, un uomo e una donna (molto bella devo dire) davvero molto agitati (lui in realtà), esaltati (ancora lui) e indisponenti (sempre lui). L'uomo mi chiese con fare arrogante di favorire i documenti d'identità e del mezzo, mentre mi resi immediatamente conto che non avrei potuto esaudire la prima richiesta in quanto, non ancora sedicenne e quindi sprovvisto di carta d'identità, avevo dimenticato di rimettere nel portafoglio il foglio d'espatrio che serviva ad identificarmi, poiché qualche mese prima, in estate, ero stato in Spagna con i miei genitori e tale documento era rimasto a mia madre.

Il poliziotto, dopo aver saputo che non avevo con me alcun documento di riconoscimento e quindi dopo aver fatto simpaticamente lo spiritoso ridacchiandosela con frasi del tipo: "Tu frequenti questo posto qua, c'è qualcuno che ti conosce?", riferendosi al cinema porno lungo la via, partì d'ignoranza: "Ah bene perfetto, allora se non sappiamo chi sei sequestro del mezzo e via, poche storie"!

Voce fuori campo: (esimia testa di cazzo, non puoi rivolgerti così ad un minorenne, tranquillizzati animale...)

Proprio mentre pronunciò questa frase, facendo due rapidi calcoli mentali, pensai che mio papà avrebbe dovuto nel giro di pochi attimi giungere e palesarsi sul luogo del misfatto, poiché la strada che doveva percorrere a piedi per raggiungere la zona dove aveva parcheggiato l'auto era proprio quella: ancora una volta non mi sbagliavo, tempo di finire i miei calcoli ed eccolo arrivare scuro in volto, distante circa 30 metri.

"Quel signore lì è mio padre", comunicai, "Può garantire per me".

Sbirro: "Buonasera, lei è il padre del ragazzo"?
Padre: "Sì sono io, cosa succede esattamente"?
Sbirro: "Se intanto può favorirmi lei un documento, suo figlio ha sbagliato, è passato con il rosso. Se per caso avesse messo sotto una vecchietta che attraversava la strada, come la mettiamo"?
Padre: "E se l'aveste messa sotto voi una vecchietta, visto come lo avete inseguito a sirene spiegate e a tutta velocità manco fosse Vallanzasca, come la mettiamo? Mi dica lei se le sembra il caso".

Spiazzato da questa risposta/domanda, il tutore delle "forze dell'ordine" stava già innervosendosi ulteriormente: "Senta noi siamo qui per fare il nostro lavoro, il mezzo non lo sequestriamo però dobbiamo fare la contravvenzione, mi dispiace".

Padre: "No, non è vero che le dispiace, altrimenti non farebbe la contravvenzione se le dispiacesse sul serio, considerato anche che non c'era anima viva su quell'attraversamento e di pericolo ne avete creato più voi con il vostro inseguimento da far west che lui, che comunque ha sbagliato, quindi faccia quello che ritiene più opportuno, faccia quello che deve fare ma gentilmente si sbrighi che voglio andare a casa, anch'io lavoro, faccio l'operaio, sono stanco e mi girano già le balle perché quei soldi graveranno sicuramente sul bilancio famigliare"!

100 punti a papà!!

Spiazzato, nervoso e rassegnato, il simpatico ometto e la sua bella collega terminarono il papiro infinito, alla fine del quale l'ammontare della marachella teatrale si definiva se non ricordo male in Lire 140.000 dovute al "transito nonostante il semaforo emanasse luce rossa" e alla "mancanza di documento d'identità".
Tornai a casa con il mio motorino salvo, ma appena arrivammo entrambi io e mio padre, presi una cazziata di dimensioni mondiali che ancora oggi ricordo chiaramente.
Penso di non essere mai più passato col semaforo rosso in vita mia, almeno appositamente.
Per sbaglio forse sì.


Dai forza, ditemi anche oggi cosa ne pensate di questi fattacci qua.
Il poliziotto indisponente ha tenuto un atteggiamento normale, ha agito secondo un protocollo giusto o forse si trovava sull'orlo di un esaurimento nervoso?

Il tizio con il coltello vi ricorda qualcosa di analogo o non avete mai avuto cattive esperienze del genere?

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