Con il sorriso - 10° parte


Immagine CC0 creative commons

Claudio pensava costantemente all'incontro con Marina, avrebbe voluto che il tempo galoppasse per lasciare il più in fretta possibile quel malefico letto d'ospedale, dove ormai aveva trascorso un mese abbondante, aveva voglia di aria aperta, di grandi spazi, di libertà di movimento, di poter vivere pienamente e capire fino in fondo quanto fosse profonda e radicata questa nuova storia d'amore, tutti questi pensieri vorticavano nel cervello del ragazzo, che stentava a prendere sonno, del resto era un'eventualità molto presente nella sua vita, in quanto qualsiasi elemento altamente stimolante presente nel suo passato era stato in grado di tenerlo sveglio per diverse ore notturne.

"Poco male, anche se dovessi passare una notte insonne, vorrà dire che dormirò durante la giornata, domani all'alba incomincia la riscossa."

Questo era il pensiero dominante su tutti, anche perché era il più imminente in assoluto, la Cara Custode delle Pulizie del Reale Uccelletto avrebbe passato un brutto momento, il tempo della vendetta era finalmente giunto, sarebbe partita l'espiazione delle colpe.

Nonostante tutto, verso le 2 Morfeo fece visita al ragazzo, che cadde in un profondo sonno, sarebbe certamente continuato ben oltre alle 5 e 25, orario in cui la tanto temuta quanto desiderata aguzzina si presentò nella stanza, senza fare rumore, e sfruttando l'effetto sorpresa, scoprì lentamente Claudio, per partire con un'energica strigliata ai testicoli, che lo fece letteralmente sobbalzare e urlare.

"Cazzo che male, bestia che non sei altro."

"Rispetto, chiaro, voglio e pretendo rispetto."

Claudio aveva bisogno di un escamotage per accorciare le distanze, per cui chiese umilmente scusa, con le lacrime agli occhi, provando ad impietosirla, ma l'unico effetto ottenuto fu una smorfia di compiacimento.

"Vorrei alzare un po' il letto, per questa notte ho dormito abbastanza, potresti inclinarmelo leggermente??"

"Quando avrò finito ci penserò, adesso ho da fare, lasciami lavorare, non posso stare tutta la mattina qui, oppure sei un masochista e ti piace soffrire...", e per l'ennesima volta spostò rudemente lo scroto del ragazzo.

Quest'ultimo movimento provocò a Claudio una forte contrazione, al punto tale che giocò tutte le sue carte amplificandola ulteriormente, fitte di dolore che si irradiavano in tutto il giorno ma l'adrenalina ebbe alla fine la meglio, con lo scatto di nervi agganciò con la mano sinistra il collo dell'arpia, afferrandolo posteriormente con una presa ferrea, mentre stava ricadendo pesantemente sul letto infilò la mano destra sotto al reggipetto della donna, prendendo saldamente il capezzolo del seno sinistro tra le sue dita, pizzicandolo come se avesse avuto una tenaglia.

La ragazza strillò dal dolore lancinante, Claudio fece un'ulteriore pressione sul capezzolo, per poi tirare il viso della ragazza vicino al suo, portando contemporaneamente la mano destra dal seno alla bocca, impedendole di gridare nuovamente.

"Zitta troia, zitta bagascia, zitta bastarda figlia di puttana, se tiri un altro urlo giuro che te lo stacco a morsi il capezzolo, mi hai rotto il cazzo, in tutti i sensi, azzardati a farmi anche solo vagamente male e ti ammazzo a mani nude, pezzo di merda che non sei altro", e così dicendo la lanciò contro il muro, facendole sbattere la nuca contro il muro.

L'infermiera si massaggiava il povero seno martoriato, piagnucolando mestamente, non contento, e non poteva essere altrimenti, Claudio rincarò la dose, minacciandola ulteriormente.

"Ora mi dici, o meglio, mi confermi chi tira i fili e ti comanda come un burattino oppure ti faccio passare tanti di quei guai che non ne hai neanche idea, e fai basta di piangere, smettila, dimostra la stessa insensibilità che avevi quando io mi lamentavo quando mi strizzavi i coglioni."

La ragazza lentamente si ricompose, guardando con una nuova luce in viso Claudio, prese coraggio e avviò il discorso.

"Penso che un'idea te la sia già fatta, se è vero che frequenti, non so quanto intimamente, la moglie di Franco, il noto professionista che fino a poco tempo fa partecipava molto attivamente ai festini dei quali ero una delle protagoniste femminili in assoluto, è risaputo che mi piace scopare, fare sesso e ammucchiate di gruppo, ma lui era sempre stato il più focoso e, in un certo senso, pericoloso tra i maschi che ci sbattevano, a lui non bastava infilarlo dappertutto, lui doveva sballare, doveva perdere tutti i freni inibitori, ed insieme alla cocaina assumeva un cocktail di droghe che lo facevano diventare una belva, più di una volta ci ha picchiato a rotazione, e non gli bastava romperci il culo, doveva passare il limite, doveva farci male, voleva vederci soffrire oltre al limite della sopportazione, per questo motivo tentò ripetutamente di infilarmi una mano intera nel retto, nell'ultima orgia alla quale partecipai riuscì nel suo intento, e quando la chiuse a pugno sentii esplodere il mio intestino."

"E tu, con tutto questo che mi hai raccontato, hai assecondato un pezzo di merda del genere, come cazzo sei messa?!?!?"

L'infermiera tacque per alcuni istanti, facendo alcuni lunghi respiri, l'espressione si fece molto seria e con un filo di voce disse....

"Vedi, c'è una cosa che non ti ho detto, perché ero molta incerta, anche perché il ricordo è recentissimo, risale solamente a tre settimane, ed è il motivo reale che mi ha forzato la mano, costringendomi a farti tutti quei trattamenti ai tuoi organi genitali, lui mi aspettò fuori di casa quando smontai da un turno notturno, ma non era solo, erano in cinque, non sarebbe stato un problema particolare, in quanto sono in grado di gestirli sessualmente tutti quanti, ma quella mano l'ho sempre rifiutata, e spingendomi dentro casa mi denudarono, picchiandomi ripetutamente, finché i 4 energumeni mi piegarono sul tavolo della cucina, tenendolo uno per arto, e Franco mi infilò la mano nel sedere fino a quasi l'avambraccio, così, brutalmente, a secco, e quando strinse il pugno dentro di me avrei voluto morire, non ho mai sentito un dolore così lancinante, è andato alcune volte avanti e indietro, uscendo dal mio corpo tenendo la mano serrata."

"Incredibile, stento quasi a crederci, non è possibile."

"Adesso ti convincerò definitivamente, in quanto i primi nostri incontri li ho dovuti firmare con una mini-camera, fornendo la prova della mia professionalità e dedizione alla causa, ormai l'ho convinto a riguardo del mio impegno e, dopo 3 settimane, sono ancora in queste condizioni..."

L'infermiera si diresse verso la portiera, girando la chiave nella toppa, ritornando da Claudio gli diede le spalle, abbassandosi le mutandine gli disse:

"Guarda, guarda come sono messa, dopo 3 settimane che vado avanti e indietro in un altro ospedale, perché mi vergogno a farmi vedere dai miei colleghi in queste condizioni, lo sai che ancora mi siedo con la ciambella sotto il sedere??", e così dicendo si sollevò il camice e la gonna, inclinandosi in avanti.

La triste e dolorosa riproposizione delle devastazioni già viste sulle natiche di Marina, sembrava che i lividi e le abrasioni nelle zone anali fossero il marchio di fabbrica di quel maniaco bastardo, nel caso dell'infermiera si era spinto anche oltre, perché il perimetro dell'orifizio anale era completamente lacerato, con evidentissime lesioni tuttora persistenti.

"Ma denunciarlo no??"

"Sì, denunciarlo, e poi?? Pensi che non ci abbia pensato, che non lo avrei fatto, se ne avessi avuto la minima possibilità?? Mentre rantolavo in terra, nuda, umiliata e violentata, mi disse di non perdere tempo alla Polizia, o dai Carabinieri, avrebbe avuto dieci persone pronte a testimoniare in suo favore ed a fornirgli un alibi, del resto, pensaci bene, a chi avrebbero creduto, nel dubbio, ad un potentissimo uomo d'affari, coperto ed immanicato ovunque, oppure ad una squallida infermiera, nota per essere protagonista di tanti ritrovi erotici alternativi?? Sono tante le persone che, in un attimo di perversione assoluta, avrebbero potuto procurarmi queste ferite nelle parti intime, certo, non così profonde, ma non avevo possibilità alcuna di far valere i miei diritti, e l'umiliazione di subire un processo pubblico dove la mettiamo?? Pensi che andare a 50 e passa km per farsi ripetutamente medicare, per evitare altre vergogne con i miei colleghi, cercare di nascondersi al mondo per evitare dicerie e risolini di scherno sia un fatto piacevole da sopportare??"

Claudio la guardò con un'ottica completamente diversa, promettendole che non avrebbe più avuto problemi, l'unica cosa che le chiedeva, in tutta onestà, era un parere spassionato e disincantato su quanto tempo sarebbe dovuto ancora rimanere allettato.

La ragazza riprese a fare il suo lavoro, questa volta con mani fatate, controllando attentamente tutta la zona genitale del ragazzo, non tralasciando nessun particolare, anche il più irrilevante, finché non emise la seguente sentenza...

"Ascolta, penso che ora ti puoi fidare di me, tra un paio di giorni ti leveranno il catetere, e poi devi provare a urinare autonomamente, ma per le dimissioni ci vorranno un paio di settimane, a livello polmonare va decisamente meglio, e la frattura al bacino è praticamente a posto, dai retta a me, come esci da questo ospedale ti indico un medico che mi sta curando per il mio problema, è bravissimo anche per il vostro apparato, ci sono lividi ancora visibili, non è normale a distanza di così tanto tempo, con un paio di esami saprà certamente farti una diagnosa accurata."

Claudio ringraziò l'infermiera, perdonandola per il male ricevuto e ripromettendole che al porco devaprato avrebbe pensato lui, e la ragazza in tutto risposta si propose di fare il possibile per accelerare la sua dipartita da quell'ospedale.

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