Felice aveva ben compreso la proposta del Boss, era perfettamente chiaro dove volesse arrivare, da tempo immemore puntava all'acquisizione di quell'appartamento, per coronare il sogno di costruire quella meraviglia di casino travestito da night-club.
"Allora, non mi dire che ci devi mettere tanto a decidere il da farsi, o ti caghi sotto e rifiuti, oppure giri la ruota e ti metti in gioco, considerando anche il fatto che, nel caso più che probabile che tu fallisca la missione di arrivare nelle posizioni pagate, non ti ritroverai con il culo per terra, in quanto non hai che da guadagnarci, se ci rifletti ben bene, perché incerto sarà solamente il luogo dove vivrai per i prossimi anni, non rimarrai in nessun caso senza un tetto dove vivere."
Effettivamente Don Vito non diceva nulla di sbagliato, perché la proposta era, da tanti punti di vista, molto vantaggiosa, se non fosse per il rischio più che concreto di perdere la piccola dimora in centro storico, frutto di tanti anni di sacrifici e rinunce, fino ad arrivare alla situazione attuale, dove riuscire a rispettare il regolare pagamento delle rate del mutuo era diventata una vera utopia.
La voglia di giocarsi tutto quanto in una bella riffa come il Main Event delle WSOP era tanta, Felice era stato inizialmente spiazzato da quella proposta, ma lentamente si stava facendo strada nella sua mente l'idea di accettare, di volare a Las Vegas e mettersi in gioco, completamente, una full-immersion a 360° nella fantasmagorica e poliedrica metropoli del Nevada, per dimostrare a se stesso ed al mondo intero il proprio valore, uscendo dalle 4 mura di quello sperduto paesino dell'Italia Meridionale ed inseguire il sogno americano, sotto forma del miraggio di una sistemazione economica migliore rispetto a quella attuale.
Guardò in faccia il malavitoso, che ricambiava in tono di sfida, Felice era sempre più convinto che quella formulata da Don Vito fosse una vera opportunità, non esente da rischi, in quanto non era assolutamente facile arrivare nei primi 13-15% dei partecipanti, ma se c'era una persona che in quel piccolo paese poteva riuscirci era proprio lui, l'umile e schivo Felice, il muratore che si era spaccato la schiena per una vita e che adesso aveva tra le mani la possibilità di affrancarsi dalla schiavitù di un mutuo che negli ultimi anni aveva tolto il sorriso a lui ed alla sua famiglia.
"Va bene, va bene, ti riservo solamente di parlarne questa sera con Caterina, ma ho praticamente deciso, domani ti comunicherò la mia risposta definitiva, incomincia ad organizzare questa trasferta."
I due uomini si salutarono, stringendosi fortemente la mano, Felice si tirò dietro la porta di accesso alla stanza del Boss, facendo un grosso sospiro di sollievo.
Un turbine di pensieri vorticava nella mente dell'uomo, che cercava con razionalità di analizzare le moltiplici dinamiche che un'impresa del genere nascondeva, ed ogni volta che riusciva ad elaborare un pensiero razionale, questo indiscutibilmente portava sempre e comunque alla partenza alla volta della capitale mondiale dell'azzardo.
Entrando nel suo piccolo ma confortevole appartamento, Felice si diresse verso la cucina, dove Caterina era già intenta a preparare la cena, erano soliti mangiare presto, per godersi una passeggiata serale e mangiarsi un gelato, piccoli gesti, cose semplici, ma estremamente gratificanti, quando sono fatti con il cuore.
Non disse nulla a tavola, tenendosi quel piccolo segreto per il prosieguo della giornata, fermandosi sulla loro panchina Felice vuotò il sacco...
"Sai, sono stato a casa di Don Vito, questo pomeriggio..."
"E cosa sei andato a fare da lui??"
"Mi ha fatto una proposta, alla quale sto riflettendo ormai da qualche ora, che adesso ti dico..."
Felice fece un bel sospiro e partì con l'illustrazione della loro chiacchierata, dopo poche parole Caterina aveva già capito dove il discorso sarebbe andato a finire, una certa inquietudine si era infilata nella sua mente, anche se si era già preparata alla chiusura di quell'astruso ragionamento.
"Allora, cosa ne pensi??", chiese alla fine Felice, che non era mai stato interrotto dalla donna in tutta la sua dissertazione.
Caterina sembrava non aver espressione, completamente assorta ed avvolta dalle parole del suo uomo, ma la mente viaggiava e ritornava sui concetti cardine, sul forte rischio di andare incontro a un imprevisto trasloco, soprattutto ora, che erano non troppo distanti dal coronamento del sogno di finire di saldare quel maledetto mutuo, anche se era sempre più dura, di volta in volta, racimolare i soldi per chiudere il pagamento mensile, lasciar partire all'avventura pokeristica l'adorato marito avrebbe significato, in un modo o in un altro, la fine di tutte quei patimenti.
"Cosa vuoi che ti dica, di andare, di rinunciare, di pensarci ancora, no, non ti dirò nulla di tutto questo, perché tu la decisione l'hai già presa, ce l'hai scritta in faccia, fin dalle prime parole che hai detto, tu vuoi prendere il toro per le corna, vuoi provare ad essere più forte del destino, a cambiare le sorti della tua vita, eliminando definitivamente le problematiche relative al mutuo, che tu vinca o che tu sia eliminato poco importa, al tuo ritorno le cose cambieranno, in un senso o in un altro, per cui, stringi stringi, sai cosa ti dico??? Vai, vai, e fatti rispettare, vinci, vinci tanto da sistemarci per il resto della vita, in modo da non essere più di peso per nessuno, in modo tale che, se veramente farai una partita stupenda, potremo anche aiutare i nostri figli, vai, e non pensarci più, chiama Aldebrando, o Don Vito, come si vuol far chiamare, chiamalo e digli che accetti, ma vedi di ritornare vincente, lo hai già battuto una volta, conquistando il mio cuore, vinci ancora, per noi."