Fine anno, tempo di bilanci per la attività economiche e in generale per le persone, per questo mio 2018 rimando tutto ad un post che mi devo ricordare di fare per partecipare al contest della cara @fulviaperillo, mentre per quello che riguarda il titolo di questo mio racconto, che sarà diviso in più parti, mi riferisco al periodo in cui acquistai la licenza di un piccolo bar, con annessa ricevitoria.
Penso che ci sono tante strade nella nostra vita, e tanti bivi da scegliere, in una calda estate di una ventina d'anni fa mi ritrovai nel negozio che gestivo, aprendo un giornale di annunci economici, notai in fondo a destra, nelle pagine centrali, una piccola inserzione, riportante la dicitura "Cedesi bar con annessa ricevitoria, trattative in ufficio".
Per tanti motivi, avevo un disperato bisogno di cambiare aria, di provare nuove avventure perché l'aria in quel preciso negozio si era fatta pesante, purtroppo valutai male la prospettiva di cessare l'attività e di riaprirla successivamente, sciogliendo la società esistente, per cui, quasi per gioco, composi il numero riportato nell'annuncio....
Mi rispose un signore, che sommariamente mi illustrò questo bar, invitandomi, se seriamente interessato, a fargli visita nel suo ufficio, per poi andare a visionare personalmente questo pubblico esercizio.
Mi recai all'indirizzo prestabilito, scambiammo 4 veloci chiacchiere, lui intuì al volo che la cosa poteva effettivamente essere di mio gradimento, per cui accettai di buon grado l'idea di fare direttamente un sopralluogo nel locale, per tastare con mano la bontà dell'offerta.
Si trovava in zona centrale, con un buon passaggio, anche se, da quello che si poteva capire sin da subito, non faceva altissimi incassi, in quanto era calato molto come redditività, ma c'era un fatto che attirava tremendamente la mia attenzione, e stimolava prepotentemente la mia fantasia.....
.....La ricevitoria, una passione che avevo sempre coltivato, quella per i concorsi a pronostici, fino a frequentare, già all'età della scuola media, un noto esercente della zona che mi aveva dato i primi rudimenti a livello sistemistico e statistico.
Avevo sempre la predilezione per il Totocalcio, mitico concorso della mia tenere infanzia in grado di regalare ogni tanto vincite pluri-milionarie o persino miliardarie, si parla logicamente di lire, ma in quegli anni si stava prepotentemente affermando una nuova realtà, che aveva preso e rapito la fantasia del popolo italiano, scatenando una vera e propria epidemia collettiva, lo spettacolare e sconvolgente SuperEnalotto, nato dall'evoluzione del datato e mai esploso Enalotto.
Entrammo nel locale, molto tranquillo, anche perché eravamo in piena estate, quando il movimento si spostava sul litorale, svuotando il centro storico, ma ugualmente c'era movimento, solo in un determinato punto del bar, nella zona ricevitoria, dove in un quarto d'ora circa che rimanemmo dentro assistei a una mini-processione, in quanto era un via-vai alla macchina validatrice del SuperEnalotto, le persone di ogni estrazione ed età effettuavano una giocata, spesso di 2 sole colonne, per poter dire semplicemente di avere una chance, benché minima, di aspirare a conquistare il montepremi strabiliante del 6 del SuperEnalotto.
To be continued....