Visionai tutti i documenti cartacei, un fatto richiamò e colpì la mia attenzione, ed era quello della raccolta di gioco settimanale del SuperEnalotto.....
10 milioni di lire, questa era la cifra che quel locale riusciva a generare ogni settimana, davvero un importo notevole, in quanto all'epoca il costo di ogni singola colonna era di 800 lire, di cui al ricevitore venivano riconosciute 63 lire, importo al lordo delle tasse e dei canoni di concessione governativi, rapportando queste cifre alla somma complessiva, ne derivava il ragionamento che erano circa 800.000 lire a settimana, che sarebbero diventate circa 400.000 lire nette, 1.700.000 lire al mese, davvero un'ottima prospettiva.
C'era un'ulteriore considerazione, che mi spingeva fortemente verso l'acquisto di questo locale, derivante dal fatto che ero praticamente certo di fare crescere il livello di gioco di quella ricevitoria, in quanto i 10 milioni a settimana erano stati ottenuti senza nessuna quota sistemistica, semplicemente con la frequentazione del locale, con le persone che di loro iniziativa giocavano le loro colonne, solitamente 2, la giocata minima, per cui organizzare qualche sistema a quote avrebbe potuto rialzare il volume complessivo delle giocate, magari anche con il conseguimento di una buona vincita, che avrebbe portato ulteriore interesse e movimento.
Avevo ipotizzato di passare da 10 a 15 milioni a settimana, quindi di guadagnare 2 milioni e 500 mila lire al mese, che avrebbero coperto il costo dell'affitto e dell'energia elettrica, due voci molto onerose e dispendiose, senza dimenticare che c'erano pure i concorsi del Coni, Totocalcio, Totogol e Totosei, oltre al Totip e la Tris, che allora erano di gestione Sisal, come il SuperEnalotto.
I maggiori problemi erano nel reparto caffetteria, in quanto i proprietari dichiaravano incassi che non erano assolutamente attendibili e affidabili, ma contavo di aumentare il volume d'affari anche in questo caso, perché vedendoli lavorare, non avevano davvero un verso, mi sembravano i classici pesci fuor d'acqua.
Tornai a casa, ma avevo già deciso, quel locale sarebbe stato mio, costasse quel che costasse, ci pensai una buona settimana, eravamo a cavallo del Ferragosto, ma era inutile mentire a me stesso, mi ero subito innamorato di quel bar, e l'annessa ricevitoria era quel qualcosa di stuzzicante ed intrigante che faceva tremendamente pendere l'ago della bilancia verso la decisione finale di acquisto.
Feci in ogni caso una serie di calcoli, basate su diverse ipotesi, i dati ottenuti erano effettivamente incoraggianti, c'erano margini operativi che avrebbero consentito di ottenere dei buoni risultati economici, il tocco finale era dato dall'ottica favorevole con cui li interpretavo.
Contattai anche un paio di banche, avevo bisogno di un buon finanziamento per l'acquisto della licenza, ricevuto un sommario benestare, anche perché la richiesta era per un mutuo ipotecario, quindi presi il coraggio, dopo un'ulteriore piccola riduzione sul prezzo di acquisto, e firmai l'atto di vendita, nel tardo autunno di quel famoso anno il bar-ricevitoria fu mio, per mia grandissima soddisfazione.....