A SPASSO CON DANTE: Papa Celestino V - Ep.2

Siamo al secondo episodio del mio progetto atto a ripercorrere la "Divina Commedia", scritta dal Sommo Poeta Dante Alighieri, in cui cercherò di far conoscere anche al pubblico italiano di Steemit i personaggi chiave e storici che il poeta fiorentino incontra nel suo iter allegorico.

Colgo l'occasione in questa prefazione di ringraziare tutti coloro che nel primo episodio mi hanno lasciato ottimi feedback: pur essendo un periodo un po' buio per Steemit, sono rimasto molto sorpreso dai tanti commenti positivi, che non hanno fatto altro che incoraggiarmi nel proseguire e sperare che il detto "chi ben inizia è già a metà dell'opera" sia vero. Incrociamo le dita e torniamo a ripercorrere i canti danteschi.

Nel primo capitolo è stato presentato uno dei tre personaggi chiave della "Divina Commedia": Virgilio, la guida di Dante nell'Inferno e nel Purgatorio. Lo scrittore latino si è presentato di fronte ad Alighieri sotto forma di ombra, dando comunque al giovane viaggiatore la sicurezza per proseguire il viaggio.
Nell'episodio odierno i due viandanti si spostano dal vestibolo dell'Inferno, verso le prime cerchia: arrivano quindi a quello che definiscono l'Antinferno. Qui una delle frasi più celebri del componimento dantesco si stagliano di fronte all'ingresso dell'Inferno:

Lasciate ogni speranza, voi ch'intrate

Dante non fa altro che traslare le usanze medievali di scrivere messaggi sulle porte di accesso all'interno delle mura cittadine anche qui nell'oltretomba, dove è chiaro il messaggio di cosa aspetti i due viaggiatori al di là dell'ingresso: tenebre e minacce. L'epigrafe nella sua maestosità sormonta la porta vorace, larga e senza battenti che porta nella città dolente. Dante associa quella scrittura a colui che riconosce nell'alto fattore (Dio).
Anche la forma dell'inferno non ha nulla di invitante, in quanto è un cratere aperto nell'informe "impasto" della Terra dall'urto di Lucifero ed al seguito degli altri angeli ribelli, quando il Signore li scaraventò giù dal cielo.

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Sandro Botticelli, La voragine infernale CC0 Creative Commons

L'entrata nell'Antinferno è tutt'altro che qualcosa di piacevole per Dante:

Quivi sospiri, pianti e alti guai risonavan per l'aere senza stelle, per ch'io al cominciar ne lacrimai.

E' il Dante-pellegrino che parla in questi tre versi: il senso della vista è completamente annebbiato, tanto da non riuscire a vedere neppure le stelle; l'udito allo stesso tempo gli permette di ascoltare grida ed urla straziate dal dolore, dominate dalla rabbia e l'ira, tali da assomigliare molto ad un tumulto. Lo scrittore fiorentino si ritrova quindi in un attimo immerso nel caos infernale, dove le anime in movimento ricordano molto il turbinio del vento.
Dante interroga il suo Maestro Virgilio (più volte il Dante-scrittore inizia la terzina con il termine "maestro" quasi a voler sottolineare l'importanza di Virgilio nel proteggerlo dal male con le sue doti e la stima che nutre nei suoi confronti) su chi siano coloro che si lamentano così forte.

Ed elli a me: "Questo misero modo tegnon l'anime triste di coloro che visser senza 'nfamia e senza lodo".
I lettori più attenti avranno identificato in questa terzina un modo di dire quotidianamente usato anche nel nostro parlato, segno tangente di come Dante sia effettivamente il costruttore della base della lingua italiana.

Virgilio spiega così a Dante che questi che sente sono gli Ignavi: essi per apatia e viltà, non hanno mai preso durante la loro vita terrena una posizione chiara, non hanno scelto un partito, rischiato una scelta. Ed infatti vengono collocati qui, né dentro né fuori dall'Inferno, non essendo degni neppure di essere affiancati al mondo di Lucifero. Sono respinti da ogni luogo (il Paradiso non vuole sporcare la propria bellezza della loro presenza) e finiscono quindi nel territorio neutrale dell'Antinferno.
Dante tra tutte queste anime cerca di riconoscerne qualcuno: scrutando tra i vari personaggi storici che hanno caratterizzato la loro esistenza per non essersi mai schierati, il poeta fiorentino decide di scegliere una figura importante, sicuramente conosciuta dai personaggi del suo tempo, ovvero Papa Celestino V, al secolo Pietro del Morrone.

Poscia ch'io v'ebbi alcun riconosciuto, vidi e conobbi l'ombra di colui
che fece per viltade il gran rifiuto.

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CC0 Creative Commons

Ma chi era Papa Celestino V e perché un papa è collocato tra gli ignavi?
Come ci raccontano molti documenti presenti nel vaticano, costui fu:

Uomo di eccezionale rettitudine e semplicità, resosi conto dell'essere uno strumento in mano ai potenti di quel torbido Medioevo, rinunziò al pontificato.

La scelta presa dal papa, durante il Medioevo, aveva messo in subbuglio la Cristianità, tanto che avrebbe portato negli anni a seguire forti conseguenze giuridiche e dottrinali: il motivo sarebbe stato quello che sul papato di Celestino V in molti avevano puntato il dito additandolo come capace di avere un potere diretto su popoli e regni della Terra, mentre in molti (tra cui anche Dante) avevano sognato il ritorno della Chiesa Cristiana all'essenziale povertà evangelista, divenuta propria essenzialmente solo dei frati francescani. Dante inoltre accusa Celestino V non tanto della sua scelta di essersi dimesso dalla carica di papa, ma di non aver posto resistenza ai tentativi di convincimento attuati da Bonifacio VIII, successore di Celestino V, personaggio altamente odiato da Alighieri proprio per la sua mentalità poco evangelista e molto politica. Dante quindi non contesta la mentalità e l'ideologia di Celestino V, ma il fatto che costui si sia tirato indietro, senza impugnare quel coraggio in lui assente, per combattere l'avanzare di chi non credesse nello spirituale, ma nel materiale.

Dante vede Celestino V insieme agli altri ignavi correre dietro un'insegna bianca senza epigrafe: giusto contrappasso di una vita trascorsa senza avere mai un orientamento chiaro e definito. La scena viene resa molto più macabra se si pensa che il vagare senza meta di questi personaggi è anche disturbato dalle punture di calabroni e vespe.
E' importante ricordare comunque che siamo ancora nell'Antinferno e quindi il peggio delle punizioni infernali deve ancora arrivare.

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CC0 Creative Commons

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