Negliultimi tempi mi piace molto girare per il web, ma chi mi segue assiduamente avrà notato come questo "web" non sia altro che la Blockchain di Steem. In effetti trascorro molto del mio tempo libero qui: mi piace leggere post di altri autori, guardarmi dei vlog su @dtube ed anche guardarmi le bellissime opere artistiche che colorano questa piattaforma.
In particolar modo il bel progetto @c-squared e l'altrettanto egregio @ntopaz cercano di incrementare la quantità di disegni, dipinti e sculture che gli artisti qui possono produrre, semplicemente con voti, contest e spazi dedicati. A tutti gli effetti quindi possiamo dire che Steem sia un bellissimo ambiente in cui molti artisti possano mostrare il proprio talento e creare iterazione con altri artisti o semplicemente con degli osservatori che piacevolmente sono attratti dal contenuto del post. L'artista italiana @isakost spesso condivide sul proprio account contenuti riguardanti DADA, una piattaforma in cui la comunicazione è essenzialmente affidata alla creazione di immagini uniche ed inedite. Veramente bello leggere i suoi post, in cui gli artisti, trascinati da un singolo filone comune, esprimono la loro creatività.
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A tutti gli effetti quindi ogni singolo account è come se fosse una singola mostra, in cui ogni artista racconta la sua opera ed il suo stile, creandosi il suo gruppo di followers e dando loro la possibilità di commentare ed essere parte dell'opera stessa. Tutto ciò sembra quindi qualcosa di propriamente rivoluzionario, ma non è così!
Questo tipo di "arte" è già stata classificata ed in modo preciso è associata al termine NET ART. Il termine facilmente ne spiega il significato: questa è una definizione che riunisce le opere e le produzioni artistiche distribuite in Rete, quindi a disposizione di tutti; tra queste ovviamente anche la nostra Blockchian.
Già dalla fine degli anni Settanta si usarono le reti telematiche per produrre lavori artistici , ma a codificare l'arte sul Web ci ha pensato un movimento vero e proprio: la "Net.Art". Esso è nato a metà degli anni Novanta e da allora, perché un'opera possa essere definita "net" deve avere certe caratteristiche: prima di tutto come lemento imprescindibile e necessario essa deve essere stata creata attraverso un computer dotato di un software o di linguaggi di programmazione capaci a creare questo tipo di contenuto; ovviamente deve essere contenuta da più contenuti multimediali: pensiamo quindi alla musica aggiunta all'immagine; inoltre deve essere modificabile da chiunque anche attraverso il singolo movimento del mouse, diventando così un'opera d'arte interattiva al 100% ed infine essere disponibile sul Web.
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Scorrendo indietro nel tempo la prima vera opera di rilievo della Net.Art apparve sul Web nel 1994: si trattava di un qualcosa di molto complesso, cioè un film elettronico creato da David Blair, il cui titolo era "A Wax Web"; fu subito seguito da una seconda opera il cui titolo era "Wax or the discovery of televisionamong the bees", anch'esso messo successivamente in Rete e disponibile ai vari utenti. Per quell'evento furono invitati dall'artista venticinque autori ed un ricco pubblico, così che il contesto interattivo potesse prendere vita: gli invitati avrebbero infatti potuto prendere parte all'opera, semplicemente aggiungendo testo, immagini o altri elementi narrativi o illustrativi.
Sicuramente un altro artista interessante è Mark Napier, di orginie statunitense che dalla metà degli anni '90 ha unito alla sua esperienza di pittore "pratico" quella di poter usufruire di nuove tecnologie che gli hanno permesso di elevarsi su un altro livello artistico: una sua opera interattiva è "P-soup" (in alto) esposta alla Biennale di Milano.
L'innovazione della Net.Art ha quindi rivoluzionato il concetto di arte, trasportandola da un concetto statico in cui non ha possibilità di evolvere in un qualcosa di dinamico, in cui non solo l'Autore è tale, ma gli stessi spettatori possono diventarlo, rendendo l'opera completamente VIVA.