Crescere a peperoncino.

Come dicevo nel mio primo post sul tema, nella mia famiglia si è esposti all’alcaloide capsaicina (principio attivo del Capsicum, cioè del peperoncino) fin dall’infanzia, non appena si è in grado di distinguere ciò che ci attira da ciò che ci repelle. In genere le curiosità alimentari sono piuttosto precoci nei bambini, che vengono attirati dai colori e dalle forme dei cibi, quindi occorre fare attenzione a ciò che gli si propone. Ed era con tale attenzione che intendevo regolarmi con mio figlio, cercando di dissuaderlo dall’assaggiare troppo presto alimenti dai sapori troppo forti. Così quando, non ancora in grado di parlare, indicò col ditino lo spicchio di limone che gialleggiava invitante sulla tavola, cercammo tutti con dolcezza di convincerlo che l’oggetto non rientrava nelle cose da poter masticare a piacimento seduto in un box tra i giocattoli.

Ma guardate che meraviglia: che colore, che attrattiva. Irresistibili. E lui, carattere non proprio malleabile, insistette al punto che cedetti, pronta a raccogliere lacrime di disgusto. Sorpresa: al primo assaggio, gli occhietti azzurri gli si illuminarono di gioia, manco avesse scoperto i piaceri della cioccolata. E per diversi anni mangiò limoni come noi altri mangiamo le arance (cui invece è intollerante).

Capirete come negli anni ci fossimo in qualche modo abituati al fatto di avere davanti un piccoletto dal carattere e dai gusti decisi. Poca sorpresa quindi, quando verso i quattro anni volle a tutti i costi assaggiare il peperoncino, che vedeva a tavola col suo bel rosso, a disposizione dei commensali, i quali se ne servivano secondo i gusti e il coraggio. Il suo primo assaggio vide tutta la famiglia fermarsi col fiato sospeso e le forchette a mezz’aria, ad attendere la reazione del biondino testa dura: lui rimase interdetto per un istante, poi si guardò intorno esterrefatto a bocca aperta, per scoppiare in un pianto accorato. Meno male - pensai - prova fatta e questione archiviata. Come no. Passato lo sconcerto iniziale, eccolo tornato alla carica a richiedere un secondo tentativo. E i nonni e gli zii e i cugini tutti a profondersi in proteste e alti lai.

Non ricordo a quanti assaggi si sottopose, ma oggi è un adolescente che, pur adorando gli hamburger dei fast food e il kebab, a casa ha il suo barattolino personale di polvere pirica rossa, che usa come fosse parmigiano grattugiato per rinforzare qualunque piatto io prepari. E, quando se ne presenta l’occasione, qual è la merenda migliore? Senza dubbio la ‘nduja spalmata sul pane.

Se abbiamo sangue calabrese nelle vene? Nemmeno una goccia.

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