Sono seduta qui da ore. Non sento neanche più le gambe dal freddo che si è insinuato dentro di me. Ma in fondo, dentro di me c'è sempre stato freddo.
Vedo in lontananza le luci natalizie della città.
Mi piaceva da bambina, l'aria natalizia. I colori, i profumi, i suoni, la magia. Mi facevano sentire speciale, anche se non erano lì per me.
Con tempo, quella magia si è spenta. Le persone intorno a me non capivano la mia gioia e il mio entusiasmo. A mano a mano mi sono adeguata a loro, compivo azioni senza senso, senza sentimento.
Compravo e sistemavo gli addobbi, compravo e distributivo regali, preparava cene e dopo cene, brindavamo, scartavamo regali. Erano tutti sorridenti. Ma erano davvero felici?
No, non lo erano. Non lo sono loro. Non lo sono io.
Sono diventati azioni di routine negli anni, hanno perso il valore del farlo insieme, dell'entusiasmarsi nello scegliere e nel fare, nel sentirsi parte di qualcosa di vero, di profondo, di unico e speciale.
Ho resistito più che potevo, poi anni fa mi sono lasciata andare.
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Ora tutto è grigio. Tutto dello stesso colore. Tutto ha il solito tono, rumore, profumo. Sanno di niente.
L'unica scintilla che ogni tanto vedo, girando in Città, è negli occhi dei bambini. Quelli piccoli. Quelli che credono ancora in Babbo Natale, quelli che si impegnano per fare i bravi e ricevere doni, quelli che si stupiscono di una renna che si illumina o di un elfo stravagante che gira regalando caramelle. Quelli che vedono ancora la magia, quelli che si illuminano come alberi di Natale davanti ad un orsetto luminoso, quelli che annusano il profumo della cioccolata calda e del pandoro, quelli che si beccheranno ingenui ma felici un raffreddore dopo essersi buttati tra i cumuli di neve.
Mi manca questo. E non solo nel periodo natalizio, ma sempre.
Mi manca quella bambina. O meglio c'è, dentro la sento ma è chiusa dietro a imponenti mura.
Vedo il mondo grigio e non riesco a vedere me stessa in questo mondo.
Sento di avere calore e colore dentro, ma sento di non essere nel posto giusto, sento di non essere nel mondo giusto.
Chissà se un'altra epoca avesse fatto al caso mio, chissà se un altro mondo fosse stato creato per me.
Guardo sotto i miei piedi, c'è il buio totale. So che c'è un fiume sotto ma non lo vedo. Ci sono solo tenebre. Ma anche una sorta di tranquillità, di calma.
Respiro e chiudo gli occhi.
Chissà cosa si sente mentre sei sospeso in aria. Quando il tuo corpo è impotente, quando ti affidi al destino, al vento, al buio, quando concedi la tua vita nelle mani del niente.
Me ne sto qui da ore a cercare risposte.
Non so neanche cosa cerco. O cosa voglio. O si, lo so?
Mi alzo in piedi.
Le luci della città si vedono ancora meglio da così in alto.
Il cuore mi batte all'impazzata, le gambe tremano, la mia paura del buio si oppone all'oscurità.
È un paradosso, mi sento quasi viva!
Per un attimo vedo una scintilla in fondo alle tenebre. Ma sparisce subito.
Ma l'ho vista, e deve essere un segno. Deve essere il destino.
Chiudo gli occhi e mi volto.
Faccio un passo indietro. Anche con l'altro piede.
Mi lascio andare. E volo. Volo via.
Precipito, sempre più rapidamente. Sento freddo, tanto freddo.
Apro gli occhi e vedo le stelle. Tante lucine piccole.
Come quelle di Natale, penso.
Tutto si fa buio, so che tutto sta per spegnersi, so che sto per toccare le tenebre.
Respiro ancora. Per un ultima volta.
Sento il mio corpo. Il mio cuore.
Mi sento viva.
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