11-11-17.
Un giorno che non dimenticherò mai, un giorno che ha cambiato la mia vita.
Quel giorno è entrata nella mia vita la mia micia, e per me è stato un giorno importantissimo.
Voglio raccontarvi di lei, di questi sei mesi passati insieme, la sua e la nostra storia.
Con il mio fidanzato, Deny, viviamo insieme ormai da quasi quattro anni e già da tempo pensavamo di prendere un pelosetto. Lui era più propenso verso i cani, ma con i nostri tempi lavorativi e la nostra pigrizia non era una cosa fattibile, troppo impegnativo. Allora optammo per scegliere un gatto. Ci inscrivemmo a tutti i siti di adozione di gatti della Toscana.
La nostra idea era quella di salvare un gatto, adulto o meno adulto, l'età non aveva importanza, che avesse già subito l'abbandono. Sinceramente se avessi avuto una casa grande e più disponibilità economiche, avrei preso più di un gatto. In quei mesi avevo letto così tante storie strazianti che quasi ci avevo rinunciato. Come si poteva scegliere di salvarne uno a discapito di un altro?
Ma alla fine Deny mi salvò da quel pensiero. Voleva una tricolore, le erano sempre piaciute. Guardavamo ancora tutti gli annunci ma ci concentrammo su quelle in particolare, ma la cosa si rivelò più lunga del previsto. Erano più che rare, c'erano ma pochissime, e spesso l'annuncio era troppo vecchio, la gattina non più disponibile.
La prima volta che l'ho vista non lo dimenticherò mai. Ero a lavoro e mi era arrivato un messaggio su whatsapp da Deny. Era lei, una foto mentre mangiava. Una foto di profilo seduta. Era meravigliosa. E cercava casa.
L'aveva trovata per caso tra i commenti di un post su facebook su un altro gatto. Era stato il destino?
Scrivemmo alla signora del commento e ci disse che era rimasta in parola con un'altra signora, se non andava con lei ci avrebbe ricontattati. Un po' ci lasciò l'amaro in bocca. Ne eravamo davvero rimasti colpiti.
Con nostra immensa gioia qualche giorno dopo la signora ci contattò e ci mettemmo d'accordo per trovarci quella domenica per parlarne a quattrocchi e vedere la micina. Se poi fosse andato tutto bene, saremmo tornati a prenderla in settimana così avremmo preparato tutto il necessario per lei a casa. Ma le cose andarono in modo totalmente inaspettato.
Mentre ci incamminammo verso la legnaia dove si trovava la gatta, la signora ci raccontò la storia del precedente proprietario. Era un uomo anziano, avevamo letto di lui su tutti i giornali l'anno prima. Era stato portato via dal fiume in piena durante l'alluvione e non era sopravvissuto. Era un uomo solo, e aveva lasciato diversi animali senza nessuno che li accudisse. Aveva lasciato due cani, ma per loro, dopo aver messo le foto e gli annunci, era stato facile trovare subito una nuova casa. Così come era stato facile per le due tartarughe, erano venuti a prenderle dalla protezione animali. Erano rimaste solo due gattine, mamma e figlia. Nonostante annunci e foto, nessuno sembrava volerle, né insieme, né separate. Chi era andate a vederle, alla fine non le aveva prese.
Stavano li fuori ormai da più di un anno, rifugiandosi nella legnaia del vecchio padrone nelle giornate di freddo, e accudite in parte da un vicino che portava loro da mangiare quando poteva.
Sia io che Deny più ci avvicinavamo più ci sentivamo preoccupati. E se non le fossimo piaciuti?
Con i gatti, soprattutto con quelli adulti, è sempre un'appuntamento al buio , non si sa mai cosa aspettarsi, perché alla fine solo loro che scelgono te e non viceversa.
Della micia non si sapeva poi così molto: era stata sterilizzata dopo il parto, forse aveva due anni al massimo tre, e il vecchio padrone la chiamava Giada. Non si sapeva altro.
Quando arrivammo alla legnaia, Giada e la figlia, erano sedute tra l'erba alta intente a guardare il vicino di casa che mentre ci stava aspettando stava sistemando un po' le sterpaglie li intorno.
Non avevo occhi più per nessuno che non fosse lei, non sentii più nemmeno cosa stavano dicendo quelle persone intorno a me. Era bellissima, ancora più bella di quello che appariva in foto.
Sia la signora che il vicino provarono a chiamarla e ad avvicinarcisi per prenderla, ma niente, si allontanava. La figlia, completamente diversa da lei, occhi scuri, pelo grigio, non era abituata al contatto umano, era cresciuta in natura. Infatti non si fece avvicinare per niente.
Mi venne da pensare un po' se era giusto o meno separarle, se avremmo preso Giada la figlia, oltre che senza nome, sarebbe rimasta anche da sola. Ma non avevamo posto per due micine a casa, neanche a volerselo inventare, già sarebbe comunque stato stretto per una, perciò tenni quel pensiero per me.
La guardai, e con il cuore a mille, presi coraggio e mi feci avanti. Mi misi in ginocchio e allungai la mano. Sembrò davvero un tempo lunghissimo, da film. Ero li, avrei aspettato tutto il tempo necessario. Ma non servì molto in realtà, mi aveva guardato e annusando era venuta verso di me. Non ci potevo credere, era li, accanto a me, si faceva accarezzare. Mi si strusciava nelle gambe.
Se avessi potuto volare, l'avrei fatto. Ridevo, guardavo Deny e poi di nuovo Giada, sarò stata dieci minuti cosi, inebetita, a coccolarla e farmi coccolare.
Si avvicinò anche lui e lei non scappò. Ci guardammo, era fatta, era andata, saremmo tornati a prenderla.
Volete sapere una cosa? ce la portammo via subito. Il tempo di prendere una scatola e una coperta arrabattata li, la caricammo in macchina e partimmo.
La nostra nuova avventura era iniziata...
...non benissimo. Non stava ferma nella scatola, voleva scappare, voleva uscire. Forse lo stress, forse la macchina, fece la cacca nella scatola.
Ci fermammo subito nel primo paesino trovato lungo la strada per comprare un trasportino. Rimasi in macchina con lei, mentre Deny andava a comprarlo.
Li avvenne la mia prima grande emozione con lei.
Avevo preso il telefono per scrivere a mamma e alle colleghe che sapevano del mio incontro, per dire loro che l'avevo presa. Le feci una foto da mandare loro. Mi accorsi di quanto malessere c'era nel suo sguardo. Lasciai il telefono e mi misi ad accarezzarle il musino. Le dissi che sarebbe andato tutto bene, che avrebbe avuto una nuova casa e tanto amore. Avvenne qualcosa di incredibile. Sembrava avermi capito. Si tranquillizzò e si mise piano piano a farmi le fusa. Come una cretina mi misi a piangere. Era li, dentro una scatola, piccola, indifesa, spaventata, impuzzolentita, ma mi stava facendo le fusa, si era fidata.
Infilata nel trasportino, fatta sparire la scatola, andammo al negozio per animali vicino casa. In cinque minuti comprammo tutto quello che le poteva servire, cibo, lettiera, sabbietta, cuccia, tiragraffi, collarino,copertina, qualche gioco, e andammo a casa.
I suoi primi dieci minuti a casa li ha passati annusando ogni angolo. Davvero dappertutto. Noi eravamo li a guardarla, felici. Ora doveva solo prendere padronanza del suo nuovo territorio, della sua nuova casa.
Nel frattempo decidemmo che le avremmo cambiato il nome, era giusto così nuova vita, nuovo nome. Oltre al fatto che al nome Giada (che neanche ci piaceva) non rispondeva più. Ci stavamo interrogando su quello che avremmo potuto fare per aiutarla, ma ovviamente, oltre averle comprato il necessario, non potevamo altro. Solo rispettare i suoi tempi.
Ma Michonne era davvero una micina speciale, e ce ne dette atto già quella sera stessa. Non era neanche passata mezz'ora da quando era arrivata, che usò la lettiera per fare la pipì. Poi andò verso il ciotolino dei croccantini e ne mangiò un po'. Poi si diresse verso il letto, ci saltò sopra e ci si acciambellò. Era come se fosse stata li da sempre, come se fosse già casa sua da tempo. L'ennesima grande emozione; sembrava tranquilla, a suo agio, non miagolava nemmeno.
Ovviamente in tutto ciò, peggio di una mamma col bambino appena nato, mi ero armata di telefono per farle foto e video, per tenere ricordo di quel giorno straordinario. C'era qualcosa in lei che mi aveva rapito il cuore.
Quella sera la passo accanto a me, prima sul divano, poi sul letto, nella notte.
Avere un gatto in casa ovviamente ne comporta una diversa gestione, sia di spazi, sia economica. Perché indubbiamente , anche se con poco, influisce sulla situazione economica della famiglia.
Si deve essere consapevoli dei soldi spesi per vaccini, medicine, cibo, veterinario e spese varie impreviste.
Si deve essere pronti per spese dal falegname per farsi fare finestre e zanzariere apposite per mettere in sicurezza la casa.
Si deve essere pronti a correre a qualsiasi ora se si sente poco bene, pronti sia economicamente, sia sentimentalmente.
Si deve essere pronti a stare ore e ore a cercare di farle prendere una medicina, pronti a giocare anche quando si è stanchi, pronti col piedino davanti la porta quando si rincasa senza distrarsi.
Si deve essere pronti e coscienti a fare qualche sacrificio in più per darle qualcosa in più, che sia il croccantino di qualità migliore o il tiragraffi a castello per farla giocare meglio.
Si deve essere coscienti che vuol dire avere a tutti gli effetti un nuovo membro in famiglia.
Ma si deve anche essere pronti a qualcosa di stravolgente, perchè tutto questo viene *ricompensato *, superato, dissolto dall'enorme amore che si riceve. Non si è mai più soli, o tristi, o arrabbiati, senza che lei lo capisca e non faccia qualcosa per te. Uno sguardo, una coccola, una musatina, una fusa. La coda a punta quando torni a casa , il miao offeso quando manchi più del necessario. Al ritrovarti a ridere nel vedere le pose assurde in cui dormono o giocano.
Niente sarà più come prima, nel bene e nel male.
Ovviamente, neanche i tuoi spazi saranno più quelli di prima...si, neanche il bagno.
Potrebbe non andare d'accordo con la lavatrice...
...o con la stampante
o con il computer!
In compenso..
..andrà d'accordo col forno
... e con il sole!
Ti ritroverai ad emozionarti ogni giorno.
L'amore che ti può dare un pelosetto è qualcosa di davvero speciale che tutti dovrebbero provare.
Perché se la vita è bella, CON UN GATTO LO E' DI PIU'!
Tutte le foto sono di mia proprietà