Partecipazione al Contesteem: Speciale Natalizio di @serialfiller che segue la terza traccia: Un breve saggio su cosa è il Natale per voi VS cosa è diventato il Natale oggi nella nostra società.
Per quanto io rimanga sempre affascinata dall’atmosfera natalizia, con le sue lucine scintillanti, l’aria frizzantina, l’allegria, il buonismo e quella sensazione di attesa e speranza che viene puntualmente disattesa e si dissolve nel nulla già nel primo pomeriggio del 25 dicembre, il mio punto di vista sul “Natale ieri ed oggi” è alquanto cinico e materialista.
Sostanzialmente, non è cambiato un bel nulla da mai, se non la nostra personale percezione, che si modifica, come in ogni cosa, al mutare della nostra età.
I bambini vivono la festa come una grande gioia e sono i veri protagonisti del Natale della nostra epoca, ad impronta prevalentemente cristiana: vacanze da scuola, un sacco di regali e la “nascita” (per chi ancora insegna questo ai propri figli) di un bambino piccolo piccolo ma tanto speciale, un supereroe ante litteram, così potente che ogni essere, umano o animale, umile o forte, si reca a fargli visita. Ovviamente, tutto e tutti attorno ai bambini fomentano la gioia, l’attesa, la speranza, la trepidazione, che rende ogni piccolo infante felice ed impaziente che arrivi quel giorno speciale pieno di belle sorprese.
Ma quando l’attesa è più bella di ciò che si attende, che dopo un po’ si rivela deludente, allora si guarda alle cose con occhi nuovi e disincantati. Ecco dunque che arriva l’adolescenza, l’età adulta, la maturità, e pian piano il Natale si trasforma: non si è più protagonisti, ma comparse, elementi cacciati via dalle luci della ribalta, riservate a nuovi bambini che ci hanno rimpiazzato. Si diventa un orpello, un abbellimento collaterale la cui funzione rimane quella di dare risalto al palcoscenico giovane e brillante, senza mai più calcarlo.
Agli adulti tocca comprare i regali, farli e molto meno riceverli. Agli adulti tocca faticare fra spese e fornelli, non più solo godersi le riunioni familiari e le serate a giocare coi cuginetti e gli amici. Agli adulti tocca creare la magia per far felici i bambini, non più restarne incantati.
Ecco che allora, agli occhi disincantati di un bambino che è cresciuto, la percezione del Natale si trasforma: “tutto è diventato commerciale!”; “il Natale lo ha inventato la Coca-Cola!”; “non ci sono più i valori di una volta!”; “ai miei tempi si sentiva davvero lo spirito natalizio!”; “quando ero piccolo io bastava poco per essere felici, ora c’è tutto ma il Natale non da più la stessa gioia”…
Festa che peraltro tutti adorano da svariati millenni, essendo vecchia quasi quanto il mondo ed avendo, nei secoli, soltanto cambiato nome.
Eppure, che la si chiami Sol Invictus o resurrezione di Mitra o nascita di Gesù Bambino, l’attuale Natale resta una festa di cui gli uomini hanno bisogno per rendere sopportabile l’inverno, per sottolineare e ricordare i legami di sangue e stringersi ai propri cari, per formare un nucleo compatto che li faccia sentire forti nell’affrontare le difficoltà della vita.
Nessuna nuova religione ha mai potuto estirpare questa ricorrenza del tutto, trovandosi infine costretta a cambiarne il nome e proseguire nella tradizione della festa, magari aggiungendo o sostituendo gli elementi da festeggiare.
Ecco quindi, per concludere, che no, io non credo nel Natale sia mai cambiato qualcosa. Quello che cambia davvero è come ciascuno di noi ha percepito le cose attorno a sé da bambino e come le sente invece attualmente. La delusione dell’illusione, intollerabile come qualcosa che provenga da dentro di sé, viene attribuita ad un cambiamento altro da sé: la società, l’economia, le persone, il consumismo…
Oserei dire che quello che cambia è il disincanto negli occhi di chi guarda.