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Devo fare un passo indietro.
A Cochiguaz ricevo un messaggio via whatsaap della mia amica Niki, messaggio che però vedo solo il giorno dopo a Pisco quando sono connessa a internet. “Quando puoi chiama” - dice - “E' importante”.
Che succede? Mi chiedo. Io, Niki e Roberta siamo vecchie compagne di scuola che ormai si vedono pochissimo, ma fatalità, con la scusa della mia partenza, ci siamo incontrate per un saluto.
Ovviamente la chiamo.
“Scusa non sapevo se dirtelo, è per Roberta: sta male”.
Sta male: poteva essere qualsiasi cosa, ma certo non mi fai telefonare dal Cile per un raffreddore. Sta male: no, non aveva il tono del male psicologico del tipo “si sta separando dal marito”. Sta male, capisco al volo: tumore.
“Dove? Quanto è grave?”
“Intestino. Deve fare degli esami in questi giorni, ma sicuramente la chemio, probabilmente la operano”.
Ci lasciamo con un misto di tristezza e paura. Ma purtroppo si sa queste sono cose lunghe e logorano la mente ancora prima di iniziare.
Non resisto e chiamo anche Roberta:
“Allora cosa mi combini?” cerco di essere leggera.
Mi risponde parlando sotto voce.
“Ti ho svegliata? Con sto fuso orario non capisco na mazza”.
“No, è che sono in ospedale. Devo fare la cura. Chi ha fatto la spia?”
“Come già in ospedale? Bhe forse è un bene, prima si comincia meglio è”.
“Si. Mandami tante foto e raccontami del viaggio, cosi mi tieni compagnia!” mi dice.
Adesso che l'ho sentita mi sento meglio, è forte, è preparata, è intelligente, ce la metterà tutta.
Ma neanche il tempo di vedere le balene che ricevo un altro messaggio di Niki: “Aiuto, Roberta è grave, non so cosa fare”.
Come grave? Non è passata neanche una settimana.
Qualche giorno dopo un altro messaggio di Niki: “Non le fanno neanche più la chemio, solo una terapia antidolore. Ho paura a ripeterlo, ma dicono che non c'è più speranza”.
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Non c'è più speranza? Ma che ca...o è successo?
Non c'è più speranza (la medicina, la scienza, portatela da qualche altra parte...)
Non c'è più speranza (è giovane, è forte, l'ho vista, stava bene...)
Non c'è più speranza (io non credo in niente, ma Signore lei si...)
Non c'è più speranza (ha due bambine, una famiglia...)
Non c'è più speranza
Mando mia madre a controllare. Vai in ospedale e dimmi veramente come stanno le cose, perchè mi sa che stiamo esagerando, e io sono lontana, non capisco, non vedo con i miei occhi e Roberta non risponde alle mie chiamate, anche se continuo a mandarle fotografie e messaggi.
“L'ho vista” - dice mia madre – è sedata perchè non soffra, ma ogni tanto apre gli occhi. Mi ha chiesto di te, mi ha detto di dirti che le foto sono bellissime”. Piango in silenzio. “Purtroppo è vero Ale, è solo questione di giorni”.
Questione di giorni? Com'è possibile?
Questione di giorni (cosa sono i giorni? sono solo convenzioni, i giorni non esistono...)
Questione di giorni (non c'è più abbastanza tempo per ballare)
Questione di giorni (non c'è più abbastanza tempo per ridere)
Questione di giorni (non c'è più abbastanza tempo per amare)
Questione di giorni
San Pedro de Atacama.
Fa caldo. Non dormo. Alcuni cani abbaiano e mi tormentano dentro, come se mi sbranassero. Mi appisolo qualche minuto, ma mi risveglio. Esco un attimo, fuori è un po' più fresco, il cielo è pieno di stelle. Rientro e guardando l'ora, le 04.15, mi accorgo che mi è arrivato un messaggio. “Roberta non c'è più. Ha smesso di soffrire”. Mi cade il cuore in mano e non trattengo nessun singhiozzo, piango disperatamente, morsicando il cuscino e tirando pugni al muro, continuo a piangere finchè crollo senza energie.
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Non c'è più. Ha smesso di soffrire
Non c'è più. Non posso crederci
Non c'è più. La malattia l'ha divorata
Non c'è più. La sua anima è diventata energia eterna
Non c'è più
Il dolore è straziante, indescrivibile. Ciao Anima Bella, dedico a te tutti gli orizzonti di questo viaggio.