Trust: La dinastia Getty secondo Danny Boyle

Solo pochi mesi fa abbiamo assistito all'uscita nelle sale cinematografiche di tutto il mondo al film All The Money In The World, film diretto da Ridley Scott e incentrato sul rapimento del rampollo della famiglia Getty in Italia negli anni '70, precisamente a Roma nel 1973. Del film di Scott si ricorderanno maggiormente le vicende legate alla sostituzione Last Minute di Kevin Spacey dopo lo scandalo "Weinstein" più che per l'impatto sulla recente storia cinematografica.

Curiosamente nelle scorse settimane sulla rete via cavo FX è stato lanciata una nuova serie tv in 10 episodi incentrato anch'essa sul rapimento di Paul Getty III nel 1973 a Roma e più in generale sull'universo Getty e il suo pater familias Paul.

A dirigere la serie un premio Oscar quale Danny Boyle, ennesimo transfugo dal grande schermo che ha portato il suo estro sul piccolo schermo, segno di un'ormai presa definitiva di coscienza che in TV ci si può esprimere più liberamente ed efficacemente che al cinema.

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A richiamare l'attenzione dei grandi appassionati seriali e non sono stati sicuramente il nome di Boyle e la vicenda raccontata ma anche un cast d'eccezione che vede in Donald Sutherland un mattatore unico nei panni di Paul Getty, la due volte vincitrice dell'Oscar Hilary Swank, il faccione di Brendan Frasier e alcune nostre conoscenze come Giuseppe Battison e Luca Marinelli.

Nei panni di Paul Getty III il giovanissimo e quasi esordiente Harris Dickinson, nelle vesti del nipote del magnate Getty, giovane dalle fattezze eteree di un Dio greco esile e sregolato.

Dietro la macchina da presa per i primi 2 episodi troviamo proprio Danny Boyle. E si vede.

Ogni inquadratura è una piccola gemma. Campi lunghi e a volte lunghissimi scivolano con disinvoltura sullo schermo. La musica dei Pink Floyd e dei Rolling Stones oltre ad accompagnare le immagini riesce a raccontarle. Primi piani e dettagli sono sempre funzionali alla scena che si sta girando e mai pretestuose. Una goduria per gli occhi gli episodi diretti dal premio Oscar per The Millionaire.

Ma chi era davvero Paul Getty?

Nel primo episodio non solo risponde a questa domanda ma riesce a farci entrare dentro la vita e il Getty-pensiero.

Il magnate del petrolio è un uomo che tutto può, tutto può avere e che crede che tutto possa avere un prezzo, compresi gli affetti, comprese le emozioni.

Assistiamo a delle scene che intrigano e respingono, stupiscono e creano rabbia, attraggono pur lasciando un senso di eccessivo. Getty è un uomo a cui vengono lavati i denti al mattino dal proprio maggiordomo, uno che ha abbracciato una vita in cui non si lega affettivamente a delle donne se non per contratto, un preservativo finanziario come lo definirà suo nipote, creandosi un harem composto da donne pronte a soddisfare ogni sua richiesta, donne che convivono sotto lo stesso tetto ed offrono al sovrano i vizi e le necessità di cui egli abbisogna. Vediamo una donna acculturata pronta a soddisfare la necessità di comprensione e di intelligenza del magnate, altre donne indirizzate dal fido maggiordomo nelle stanze private per soddisfare gli istinti primordiali del "vecchio" e cosi via. Assistiamo all'arrivo di un leone in casa e di altri animali esotici. In generale vediamo la vita di un uomo il cui unico e ultimo fine è la grandezza.

Ma cos'è la grandezza quando essa è destinata ad andare perduta nel giro di una vita? Quale eredità possiamo lasciare senza dei degni successori che continuino il nostro cammino? Che traccia lasceremo del nostro passaggio sulla terra?

Grazie ad un immenso Donald Sutherland riusciamo a percepire come l'ossessione dell'ormai anziano miliardario sia quella di garantire alla sua grandezza e ricchezza di durare oltre la propria esistenza.

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Ed è su questo punto che la serie eccelle e va oltre le finezze artistiche del proprio regista e alle interpretazioni enormi del suo protagonista. 

Paul Getty ha creato un impero partendo da un semplice e banalissimo fondo fiduciario. Come egli stesso spiegherà al nipote, da quel fondo ha investito sulle trivellazioni. Diventato ricco con il petrolio ha investito sul settore marittimo al solo scopo di eliminare costi terzi per il trasporto del petrolio che la sua azienda produceva nei mari devastati dalle trivelle Getty. Non pago redistribruì quei guadagni prima su raffinerie e poi su alberghi e settore terziario. Tutti quei soldi venivano continuamente reinvestiti per poi confluire sottoforma di guadagni a 9-12 zeri nel fondo fiduciario dal quale tutto era nato. Una mossa geniale che consentiva a Getty di non pagare un centesimo di tasse.

Un uomo ricco, anzi l'uomo più ricco del mondo all'epoca che era riuscito, lecitamente, a non versare denaro nelle casse dello Stato. L'uomo più ricco del mondo risultava per il fisco una persona povera. Una persona che comprava quadri, ville, intere aziende e settori senza versare mai contante. Tutto si basava sulla proprietà, sui possedimenti e sulla fiducia, profondo richiamo al titolo della seria.

Ma un uomo per cui lealtà e fiducia erano i capisaldi della propria esistenza di chi poteva fidarsi?Soprattutto chi poteva essere il degno erede del suo impero?

E qui assistiamo al fallimento di Paul Getty. 5 figli, di cui 2 morti, che rappresentano la grande delusione per il petroliere. Uomini spezzati, rancorosi, deboli vittima di vizi come droga e alcol ma anche di disturbi emotivi riconducibili all'ingombrante esistenza vissuta all'ombra del padre.

Il tormento di Getty è enorme anche se ben nascosto. Esso si palesa attraverso una mancata erezione con una delle sue cortigiane, con un discorso sulla propria legacy dopo la morte del figlio George, nel tentativo di rilanciare la sua dinastia attraverso il nipote Paul Getty III.

Nel giovane, il pater familias, cerca e trova visione, entusiasmo, grinta e lungimiranza. Doti essenziali e ben apprezzate dal vecchio che finalmente sperava di aver trovato la soluzione a tutti i suoi tormenti.

Anche questa illusione svanirà, quando Paul Getty, scoprirà che dietro i debiti contratti dal nipote si cela una vita viziata da scelte sbagliate, alcol e droga. Scelte imperdonabili per un uomo che non concede seconde occasioni, consegnando di fatto e inconsapevolmente il nipote tra le braccia dei suoi sequestratori romani.

La serie è destinata a diventare un cult e riesce laddove il film fallisce. Danny Boyle riesce a dimostrarci come tutti i soldi del mondo sono solo e soltanto una questione di TRUST.

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