Lo spam è vivo e lotta tra noi

Oramai certe cose le faccio per default, quasi neanche mi ricordo il motivo originale. Una di queste è proteggermi in caso di registrazioni usando email farlocche, o utilizzando servizi che mascherano l'email vera. Ad esempio la mail di Yahoo tra le opzioni, un po' nascoste, c'è proprio la possibilità di farsi degli indirizzi temporanei, o per meglio dire degli alias, che poi possiamo tranquillamente cestinare.

Se non abbiamo Yahoo altri servizi li possiamo trovare googlando "temporary email" e solo la prima pagina ci permette di farsi un account a tempo, giusto il necessario per passare la tagliola della registrazione, e poi tanti saluti.

Chiaramente questo va bene per siti di cui non ci fidiamo o di cui il servizio ci frega poco o nulla.

Ad ogni modo, avendo Yahoo ho utilizzato proprio il loro servizio, ma l'email "farlocca" non l'ho cancellata, anzi me ne ero pure dimenticato. Quando ritorno qualche settimana più tardi, visto che la mail su Yahoo è una delle tante che utilizzo come "secondarie", la sezione SPAM è insolitamente piena.

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immagine creative commons cc0

In effetti guardo la mail di destinazione ed è proprio indirizzata a quella fornita qualche settimana prima. Lo SPAM è rigorosamente in italiano, di aziende italiane. Alla faccia della GPDR, della privacy e del vattelapesca. Gran parte di questa robaccia arriva da indirizzi artefatti, ospitati su server di Godaddy che copre, fino ad un certo punto, la privacy della società in questione. Ovvero la Red Point ltd di Malta, che mi risulterebbe ancora essere in Europa dove appunto la GPDR è stata propalata un anno fa o giù di li, a quanto pare senza che le cose cambino. Il sito facilmente reperibile da Google riporta infatti la loro attività, tra l'altro con errori grossolani di Inglese sul menu principale alquanto imbarazzanti..

Nel sito della Red Point si vantano pure, 8 milioni di utenti, chiaramente se sono come il sottoscritto, utilizzati in modo del tutto illegittimo a cui fanno capire o sotto intendere per chi vuole fare campagne pubblicitarie, buone possibilità di veicolare i messaggi. Tanto fuffa per fuffa, anche le balle non costano. Ed immagino che i marchi sotto riportati siano balle anche quelle, figurarsi se Fiat o per giunta Mercedes si affidano allo SPAM delle mail per la loro pubblicità...

La parte interessante è l'attività di affiliazione redditizie, ed è quella dove chiaramente incappano un sacco di inconsapevoli utenti, dove registrandosi per qualcosa finiscono nelle liste di società come questa che poi le rivendono a loro volta ad altri.

E di giorno in giorno il filtro antispam lavora ancora più alacremente.

Mi chiedo come diavolo sia possibile che alle soglie del 2020 ci possa ancora essere un mercato di questo tipo. Cioè collezionare indirizzi email, che per altro come abbiamo visto possono pure essere tirati su a tempo, per poi veicolare messaggi pubblicitari che i maggiori provider di posta non fanno passare, visto che la loro efficacia oramai ha raggiunto livelli ragguardevoli e i falsi positivi sono davvero merce rara.

Il mio avviso è quello di non cliccare mai su queste mail, ne di attivare le immagini che i provider di posta hanno bloccato, perché le mail che si ricevono sono in qualche modo personalizzate, ovvero sui link e sulle immagini che dovrebbero essere visualizzate (e quindi scaricate) agganciano dei codici univoci. In questo modo sanno se la casella è realmente attiva oppure hanno preso un bidone.

Quindi chi compra questi elenchi, spara 8 milioni (sempre che siano tutti italiani) di mail di cui, se proprio proprio gli dice bene, risponderà un valore ben al di sotto dello 0,8%, ovvero il valore dichiarato come efficace per i volantini di carta che si riceve a casa dei vari supermercati. Possiamo ipotizzare un 0,1%?! cioè 8 mila persone possono essere indotte a cliccare sullo SPAM. Ma poi quello spam, che pubblicizza qualcosa, in quanti saranno indotti a comprare? difficile a dirsi, ma potrei ipotizzare uno 0,001 cioè 8 persone. Forse a questi gli conviene giocare al super enalotto perché il ritorno economico lo vedo pressoché nullo.

Ed infatti lo spam si ripete, cioè lo stesso messaggio viene trasmesso più volte, a volte in sequenze ravvicinate. Ma se il filtro lo ha identificato la prima volta, e per loro non dovrebbe poi essere difficile saperlo, le altre equivalgono a sputare controvento...

Non parliamo poi dei servizi, quelli seri, di concorrenza dei Big del settore, ovvero Facebook e Google, a cui oltre a non utilizzare sistemi illegali o border line, hanno efficacia milioni di volte superiori. Questo porta alla considerazione finale, che chi promuove le campagne spam oltre a non essere realmente un marchio accreditato è molto probabilmente un truffatore o qualcosa di molto vicino. Non a caso esaminando le varie mail i marchi si capisce non essere direttamente coinvolti, ma sono agenzie, come quelle di vendita di prodotti come adsl o fibra, oppure sconosciute agenzie viaggi che però utilizzano i marchi ben più noti come fosse roba loro.

Insomma, lo spam, quello vecchio di una volta, è ancora vivo e lotta tra noi.

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