Si è molto discusso in queste ultime settimane sulla veridicità della notizia secondo la quale i cosiddetti investitori istituzionali stiano entrando nel mondo delle criptovalute.
Questi ultimi giorni caratterizzati da un crollo verticale del prezzo di Bitcoin, -35% soltanto nell'ultimo mese, hanno portato alla ribalta la questione.
Gli istituzionali stanno realmente comprando Bitcoin?
La domanda è più che lecita e divenuta argomento di discussione tra gli appassionati del mondo blockchain.
Molti scettici hanno messo in dubbio il coinvolgimento degli investitori istituzionali nel mercato sottolineando il fatto che se gli investitori istituzionali avessero accumulato Bitcoin nell'ultimo mese, il suo prezzo sarebbe cresciuto anzichè capitolare.
Considerazione ineccepibile ma soltanto sulla carta poichè i grandi investitori hanno come primo obiettivo quello dell' accumulo di asset senza intaccare il mercato.
Gli investitori istituzionali tendono, infatti, ad investire in asset speculativi, come Bitcoin, attraverso il mercato Over the counter (OTC) affidandosi a servizi Custody come quelli di Coinbase visto la mancanza di liquidità di cui soffre il mercato BTC.
Situazione di incertezza
Un aspetto da molti sottovalutato è che gli operatori OTC e i fornitori di soluzioni di custodia non sono obbligati a rendere pubblici i volumi di trading e, di conseguenza, i dati raramente vengono resi pubblici.
Questa carenza di informazioni è alla base della notevole confusione e della spaccatura netta tra i sostenitori dell'ingresso degli istituzionali e gli scettici.
Conclusione
Risulta difficile provare che vi sia una grande domanda sul mercato Bitcoin da parte dei grandi investitori istituzionali e che quindi questi abbiano iniziato una fase di accumulo, quello che è certo e che lo stesso Bakkt ha recentemente confermato è la crescita costante del loro interesse nei confronti delle cryptocurrency.
Ad Astra, my friend ;)
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