Vi capita a volte di pensare di avere priorità sbagliate, di essere ingrati, di avere un atteggiamento assolutamente sbagliato?
Viviamo in una società in continua evoluzione con addosso quell'aura di eterno progresso e costante miglioramento.
Possiamo scegliere dozzine di creme per il corpo, centinaia di dentifrici, milioni di luoghi dove andare in vacanza, migliaia di colori per tinteggiare la parete di casa, centinaia di piante da tenere in giardino, migliaia di scarpe.
Abbiamo cosi tante scelte da non avere scelta.
Dobbiamo correre, accelerare, produrre, muoverci.
Mai stare fermi.
Mai rilassarsi.
Mai fermarsi a riflettere.
Poi tra una corsa e l'altra, tra un punto di partenza e un altro, tra un traguardo e un altro attraversi la strada per correre verso la metropolitana o il parcheggio e davanti a te si para un uomo, con un bastone che viene battuto ripetutamente a terra, che viene trascinato in avanti per valutare se passo dopo passo possa esserci un ostacolo, un marciapiede, un gradino, un'altra persona intenta a passeggiare, correre o accelerare.
E' li, in quel momento che il tuo corpo si lascia andare, in una sensazione agghiacciante, in una purificazione inversa che ti fa sentire sporco, stupido, ingrato.
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Scelta dopo scelta, frenesia dopo frenesia, corsa dopo corsa, un'isterica fuga da se stessi tra un lamento ed una polemica mentre li fuori c'è gente che quel mondo colorato, quegli arcobaleni dopo una tempesta estiva, quel prato verde appena messo a nuovo non potrà mai fermarsi a guardarlo.
La vita gli ha tolto uno dei sensi, quello più importante, quello della vista.
Immaginate come debba essere vivere giorno dopo giorno una vita al buio.
Non poter guardare negli occhi la propria amata, non poter godere del sorriso di un bambino che gattona, non avere la possibilità di vedere Usain Bolt correre i 100 metri piani in 9:69, non avere idea di come sia bella la fotografia di Apocalypse Now o non potersi stupire di fronte al ballo sinuoso di un ballerino alla scala.
Tutto questo è precluso a un non vedente.
Eppure noi corriamo. Colmiamo il vuoto delle nostre vite con pensieri depressivi e masochisti senza pensare che in fondo un arcobaleno potremmo ammirarlo, il sole calare dentro un lago e augurarci buona serata possiamo fotografarlo, vedere in loop un sorpasso di Valentino Rossi o una rovesciata del nostro idolo calcistico.
Possiamo guardare negli occhi la nostra amata, sorridere di riflesso al sorriso di un bambino.
Ma noi continuiamo a correre.
Continuiamo a soffrire di un imprecisato malessere esistenziale in nome del progresso, dell'evoluzione di una specie in via di autodistruzione.
Chiedete a un non vedente come sta, che cosa prova.
Vi risponderà con il sorriso, vi dirà che è felice di godere di altre cose, vi dirà che è riuscito ad innamorarsi, è riuscito a portare a termine piccoli compiti, a riconciliarsi con la vita grazie a piccoli gesti, che sa cosa si prova a sentire il calore umano quello vero.
Un ipovedente vi farà sentire minuscoli nei confronti della vita e per un attimo egli vi sembrerà un gigante.
Una vita a colori è forse quella dal ritmo forsennato e senza cura per noi stessi e gli altri che ci siamo costruiti?
Quanto avremmo da imparare da queste persone, da queste situazioni.
Individui privati della vista, dalla nascita o da malattie subdole che hanno saputo curare la propria anima e vivere al meglio con quello che hanno.
Basta guardare i loro volti, ammirare il loro umile sorriso per chiedersi che forse siamo noi quelli a non vedere che colore ha la felicità.
Perso tra le montagne di Twin Peaks mi ritrovai ad Albuquerque dove un furgone mi trasportò a Westeros e a Westworld successivamente dove ritrovai una cabina telefonica inglese con un Dottore pronto a giocare a Basket o a Calcio con me e a parlare di sociale, politica, futuro, persi come fossimo sull'isola di Lost.
Attenzione!
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