Immagine priva di diritti di copyright
Ballad of Buster Scruggs
I fratelli Coen sbarcano nel selvaggio West Netflixiano
Un game changer?
Non lo avevo fatto in termini qualitativi, non avendo ancora visto il film ma avevo accennato a quanto l'avvento dei Coen su Netflix poteva essere visto come un cambio epocale per 2 fattori principali:
Discorsi che esulavano dunque dalla resa tecnica, visiva e narrativa della loro ultima fatica insomma.
Il film ha vinto il premio a Venezia come miglior sceneggiatura ed in questo caldo Novembre è finalmente arrivato sugli schermi, quelli piccoli di casa nostra e non al cinema.
Un film che film non è, una serie che serie non è viene prodotta da Netflix, vince premi a Venezia e giunge nelle nostre case. Se non è rivoluzione questa?
Here is a tale to tell
Un ibrido inatteso
I Coen avrebbero girato una serie tv western!
Cosi non è stato. O forse si?
La serie/film è stata rilasciata come un film della durata di 130 minuti circa. Questo ha spiazzato tante persone ma non è stato nulla in confronto allo spaesamento vissuto durante la visione del film. Esso è risultato come un lungo collage di episodi di una serie antologica che aveva come filo rosso tematico il caos delle nostre vite e come ambientazione comune il West.
Un prodotto ibrido che film non è ma serie neppure.
Come sempre accade di fronte a novità cosi debordanti lo spaesamento è stato forte con una parte della pancia a gridare allo scandalo ed un altra a gridare alla genialata.
A mente fredda sarà sicuramente più facile trarre le dovute conclusioni. Per adesso quello che si può giudicare, con tutta la soggettività del caso è la riuscita o meno dell'esperimento.
Anche qui è difficilissimo essere super partes essendo i Coen fra gli autori più divisivi, c'è chi li ama e chi li odia e soprattutto chi li capisce e chi non li capisce. L'ultima affermazione può sembrare forte, snob e arrogante ma cosi non è. La loro poetica, la loro filmografia ci dice che loro sono bravi, bravissimi a raccontare in maniera grottesca la vita. Chi non ama il grottesco, che non apprezza il gusto del surreale dietro gli eventi della vita faticherà a capirli e dunque ad apprezzarli o detestarli. Capirli è un pre-requisito per poterli discernere. Immagine priva di diritti di copyright
Sempre e solo caos
Le vicende episodiche raccontate rendono palesi la bravura dei Coen. La fotografia è ineccepibile, i dialoghi come sempre arguti e serrati e l'evolversi delle storie come sempre non genera caos ma è generato dal caos. La poetica dei Coen è sempre stata questa ed è stata declinata negli anni in drammi metropolitani, storie patinate, piccoli racconti intimi o ordinari ma han sempre avuto come minimo comun denominatore il fato inteso come eventi casuali e apparentemente sconnessi che determinano il nostro destino.
Cosa sarebbe successo ad esempio se il cagnolino fosse stato abbattuto davvero in uno degli episodi di questa serie o cosa sarebbe avvenuto se uno dei tanti pistoleri fosse stato più "ligio al dovere" e meno arrogantello? Tutto nasce per caso da piccoli eventi che scatenano un effetto farfalla enorme e senza fine e questa serie non fa eccezione. E' innegabilmente una sceneggiatura coeniana e questo è importante ai fini sia della comprensione che della valutazione della serie.
Il comparto tecnico è divino con lunghissimi piani, piani americani e primissimi piani degni di Sergio Leone o dei film di John Wayne. I dettagli sui costumi e le ambientazioni sono particolareggiati e degni di nota anzi impeccabili.
Tutto perfetto insomma ma a fine visione qualcosa da appuntare c'è di sicuro.
Per chi di serie ne mastica è difficile trovare un motivo per definire serie questo film. Per chi di film ne mastica è difficile definire film questa serie.
E' un ibrido, una sperimentazione ma è anche un prodotto che sembra essere troppo a metà strada. Una struttura episodica funziona quando storie e personaggi convergono, anche solo tangenzialemente ma devono farlo per non rendere sfilacciato il racconto.
Al tempo stesso un film per quanto frammentato deve seguire una linea retta che lo conduca dal punto A al punto B.
Se c'è una critica da fare è questa e per molti questo costituirà un difetto insormontabile, per altri una gradita sperimentazione.
Il finale è criptico, molto criptico ma sembra troppo sospeso non solo a fini narrativi ma a fini tematici. Cosa avranno voluto dire? Quali dettagli ci siamo persi? Anche qui per alcuni sarà un piacevole finale aperto sul quale arrovellare le meningi, per altri un problema non di poco conto.
Ballad of Buster Scruggs ha fatto e continuerà a far parlare di se e per adesso supera ampiamente e a pieni voti la prova pur lasciando in sospeso il giudizio per quanto concerne la sua struttura narrativa ed alcune scelte di trama che soprattutto sul finale fanno perdere i pezzi anzichè unirli.
Netflix da par suo mette a segno un altro colpo da maestro assestando la propria leadership nel panorama seriale e legittimandosi come protagonista a tutto tondo nell'arte audiovisiva contemporanea.
Follow Me
Perso tra le montagne di Twin Peaks mi ritrovai ad Albuquerque dove un furgone mi trasportò a Westeros e a Westworld successivamente dove ritrovai una cabina telefonica inglese con un Dottore pronto a giocare a Basket o a Calcio con me e a parlare di sociale, politica, futuro, persi come fossimo sull'isola di Lost.