Se c'è stato un film in questo 2018 che ha suscitato attenzione e polemiche quello è stato Bohemian Rhapsody.
Il Biopic su Freddy Mercury ed i Queen di Bryan Singer ha diviso la critica ed in parte anche il pubblico ricevendo critiche feroci per alcuni passaggi poco aderenti alla realtà secondo alcuni ma altrettanti applausi per il modo in cui Singer ha trattato la nascita e la storia di una delle band più influenti della storia della musica e non solo del rock.
E dire che questo biopic vedeva fra gli autori anche uno dei membri storici della band, quel Brian May che in molti hanno visto come architetto di una storia molto buona con i Queen e poco indulgente con il suo performer scomparso a soli 45 anni il 24 Novembre del 1991.
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Al netto delle polemiche e delle divisioni il film è stato un successo clamoroso al botteghino e le prime nominations per la stagione dei premi sembrerebbero dare ragione alla visione di Singer con "Bohemian Rhapsody" candidato addirittura come miglior film ai prossimi Golden Globe di Gennaio. Tornando al successo di pubblico pensate che esso è stato il biopic musicale più visto nella storia ed in Italia ha incassato più di Avengers Infinity War. Incredibile come ci si approcci alla visione con tanto scetticismo derivante dalla tempesta di " enormi differenze fra realtà e quanto raccontato nel film" per poi tornare a casa leggere finalmente quali siano queste differenze e scoppiare a ridere.
Qualche differenza c'è ma di poco conto e spesso più che differenze sono lati della vita di Mercury sviscerati meglio rispetto ad altri sviscerati meno più che peggio.
La sessualità di Mercury viene affrontata delicatamente ma senza tregua. Mary è centrale come figura nel film cosi come nella vita. Le timeline a volte sono leggermente forzate al solo pretesto di dare enfasi alla storia, di conferire maggior dramma.
La vita di Freddy Mercury non ha bisogno di essere abbellita, ingigantita, romanzata eccessivamente in quanto è stato lui stesso l'emblema di eccesso e sregolatezza ma anche di concretezza e perseveranza.
Una perseveranza che lo ha portato ad esagerare, a cercare di riscrivere la storia della musica. Un'arroganza che a volte confluiva in eccesso di alcol o droghe mentre altre lo portava a comporre canzoni lunghe e che mescolavano tanti generi. Forse è vero che non si può cambiare il mondo senza sentirsi un pò dei semidei.
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E Freddy Mercury lo era.
Ha cambiato la musica, ha cambiato il corso delle cose.
Fieramente ed indisturbatamente si è fatto largo tra pregiudizi, malelingue ed una famiglia che lo ha sempre appoggiato ma che aveva una storia ed un background sicuramente di altro conto rispetto alla stella che il Rock avrebbe conosciuto.
I Queen son stati anche una vera e grande famiglia e questo traspare fortemente nella pellicola. La fama li ha travolti ma seppur con qualche difficoltà son riusciti sempre a restare uniti e a sorreggersi.
Bohemian Rhapsody non stravolge la cinematografia, non riscrive i canoni cinematografici ma emoziona e travolge come pochi film sanno fare.
Battiamo i piedi sotto la poltroncina del cinema al suono di "We Will Rock You", ci commuoviamo ogni volta che Freddy suona il pianoforte, ci emozioniamo sincermanente quando parte "Love of My Life" e ovviamente quando Bohemian Rhapsody fa ripartire l'opera.
Un film ottimo dunque dove spicca Rami Malek, scelta di casting che aveva sorpreso ma che è risultata azzeccatissima.
Il protagonista di Mr. Robot finalmente abbatte i muri della serialità ed approda al cinema dove c'è da scommettere diventerà una star.
Voleva vivere per sempre Freddie Mercury ma purtroppo il male del 21esimo secolo ha portato via anche lui lasciandoci soli con le sue immortali canzoni.