Negli scorsi giorni in sala è uscito il nuovo film di M.Night Shyamalan, il regista del sesto senso, che da anni tra alti e bassi ci allieta con pellicole strane che alternano flop a grandi successi.
Questa volta l'operazione portata avanti aveva un qualcosa di mastodontico e clamoroso oltrechè del tutto inatteso.
Per capire la portata del progetto che culmina con "Glass", questo il titolo del film appena rilasciato, bisogna tornare indietro di quasi 20 anni all'anno 2000 quando nelle sale, a stretto giro dal successo clamoroso de "Il sesto senso" uscì "Unbreakable - Il predestinato", pellicola che vedeva Samuel L.Jackson e Bruce Willis protagonisti.
Il film fu un successo ed un insuccesso allo stesso tempo dato che in molti lo apprezzarono caldamente mentre altri furono scottati dall'hype generato da quello che "Il sesto senso" aveva rappresentato.
Per anni si parlò di sequel o comunque di una continuazione della storia raccontata senza che però se ne facesse nulla.
Era il 2017 quando uscì nelle sale "Split", thriller semiparanormale con uno spettacolare ed istrionico James McAvoy chiamato ad interpretare un personaggio con un disturbo dissociativo della personalità che lo ha portato ad essere contemporaneamente voce e corpo di decine di personaggi. Uno sforzo ed una prestazione davvero intensi e camaleontici per l'attore scozzese.
Al termine della pellicola, nell'ultimissima scena ci fu un balzo dalla sedia per tutti gli ignari spettatori.
Compare Bruce Willis. Boom.
Split ed Unbreakable appartengono allo stesso universo.
Cosi, di botto. Pochi giorni dopo Shamaylan annuncia che vi sarà un terzo film che riunirà nello stesso universo e nella stessa storia i protagonisti di Unbreakable e di Split.
McAvoy, Samuel L.Jackson e Bruce Willis si riuniscono in "Glass" tornando ad interpretare rispettivamente "La bestia", "L'uomo di vetro" ed il vigilante dai mille nomi e trascorsi che avevamo visto restare illeso ad un incidente ferroviario nel primo film.
"Glass" è dunque di per sè un esperimento clamoroso, nell'epoca dei sequel e dei prequel annunciati anni prima e di progetti che durano anni ma ben pianificati.
Venendo al film non si può non notare un grande sforzo nel provare a rileggere e riscrivere il tema supereroistico.
I 3 protagonisti hanno in comune di essere dell forze della natura, di possedere abilità sovraumane che fanno di loro degli esseri speciali ma anche degli emarginati.
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Ma sono davvero dei supereroi? Sono davvero speciali?
L'ingresso del personaggio interpretato da Sarah Paulson getterà ombre su quella che per noi e per i protagonisti sembrava essere una certezza.
Nell'epoca delle maschere digitali e della post-verità potrebbe essere che quegli incredibili poteri non siano altro che delle deviazioni comportamentali e fisiche rispetto allo standard?
Potrebbero essersi convinti i nostri eroi di essere speciali mentre in realtà non sono altro che persone con delle abilità normali ma elevate all'ennesima potenza?
Il tema del fumetto è portante con l'uomo di vetro che si erige a mente suprema in grado di architettare cose impossibili grazie ad abilità intellettive fuori norma. E' lui la mente dietro tutto quello che accadrà nella seconda metà del film eppure è lui a sembrare l'anello debole della catena mentre gli altri 2 si scontrano e si scornano interpretando metatestualmente il villain e il vero eroe della partita.
Ma che partita è questa?
C'è qualcuno dietro a muovere i fili?
C'è qualcosa che non sappiamo?
Esistono davvero i supereroi o esistono solo persone normali spinte da manie di grandezza?
Ma se anche cosi fosse quello che di straordinario fanno resta straordinario a prescindere da se sia dettato da superpoteri o abilità estreme.
Il film fila, è ben strutturato e sembra voler diventare un grande classico più che una grande sperimentazione. A tratti sembra la versione seria di Deadpool, a tratti la versione classica di una qualunque origin story dei fumetti. Siamo lontani da quel che accade nell'universo Marvel e DC eppure siamo li nello stesso universo ma con una chiave di lettura estremamente nuova e frizzante.
McAvoy ruba la scena ed è ancor più fenomenale che in "Split". Samuel L. Jackson ci mette tempo a carburare ma quando si accende spazza la strada e da una pista a tutti pur nell'immobilità della sua sedia a rotelle. Ed ecco che a soffrire di più è Willis, sempre uguale a se stesso e sempre in ombra rispetto all'istrionismo e la pazzia dei suoi colleghi.
Glass è un'operazione che farà discutere ma indiscutibile, ineccepibile nel suo tentativo di dare nuova linfa al genere e di dare degna conclusione a 2 film apparentemente slegati fra loro ma chi qui trovano legami indissolubili e insospettabili.
2 ore di grande intrattenimento che solo i posteri potranno decretare essere stati 2 ore anche di grande cinema