Roma: Cuaron e il suo Messico

Fresco di 10 nomination all'Oscar il nuovo film di Alfonso Cuaron si candida per essere la vera rivelazione dell'annata cinematografica.

Nessuno aveva sollevato obiezioni quando a Venezia gli fu assegnato il Leone D'oro.

Dopo la doppietta di Guillermo del Toro con "Shape of Water" lo scorso anno ci potrebbe essere un'accoppiata leone d'oro - oscar anche quest'anno e ancora grazie ad un cineasta messicano.

Sembra la sceneggiatura di un improbabile film dalla trama surreale e invece è quello che sta accadendo. Nell'era Trump, quella dove gli americani assistono allo shutdown perchè il loro presidente gioca a braccio di ferro per ottenere svariati miliardi di finanziamento statale per erigere un muro di 3000 km ai confini con il messico sono proprio i messicani a riportarci alla bellezza.

Del Toro lo fece con un film leggero, spensierato e fantasy che ci insegnò cosa dovesse essere l'amore e la tolleranza verso il diverso.

Cuaron con il suo "Roma" gioca sull'effetto nostalgia principalmente ma soprattutto su una storia che ci porta dentro sentimenti e vicende universali e senza confini.

Per farlo sceglie di girare un film interamente in bianco e nero e completamente parlato in lingua madre.

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Nulla di meno moderno e contemporaneo verrebbe da dire e invece "Roma" trafigge i cuori e trascende lo spazio tempo proprio perchè capace di riportare tutti dentro la stessa dimensione umana.

Vi riesce raccontandoci il quartiere e la famiglia dove Cuaron ha vissuto. Una famiglia benestante ma spezzata da un matrimonio che sta per finire ma dove i buoni sentimenti e il rispetto hanno dimora fissa.

Non c'è musica per tutta la lunga durata del film e si sente. Si sente perchè il ritmo è lento, molto lento e ci sottopone ad una dura prova nel restare attenti a quanto accade sullo schermo ma si sente anche perchè quando la musica scompare emergono i volti, gli sguardi e le parole senza tempo di personaggi distanti oceani da noi eppure cosi vicini.

La mancanza di musica e colore ci fa apprezzare una fotografia magnificiente dove il bianco e il nero brillano di luce propria e vediamo il sole splendere grazie ad un abbraccio in riva al mare ed il fuoco ardere nei tumulti di una sommossa sanguinosa.

Il cinema ai suoi primordi, il cinema al suo massimo livello.

La macchina da presa si muove con sapienza senza staccare bruscamente ma accompagnandoci con grazia da un vicolo all'altro, da una casa all'altra attraverso un cunicolo di quotidiani affanni e speranze nel Messico che fu.

Non è dato sapere se "Roma" vincerà anche gli Oscar ma la sua partita con la storia quella si, quella l'ha già vinta.

E Netflix ha vinto la sua battaglia personale, riuscendo a portare in tv uno dei più bei film del decennio senza passare dalle sale.

Il modo di fruire cinema e tv è cambiato ma la bellezza di un gran film è rimasta immutata.

Grazie a Cuaron per avercelo ricordato.

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