Musica a palla, anzi a regime

Sanremo è Sanremo e le polemiche sono il pane quotidiano della competizione canora più celebre d'Italia.

Quest'anno però le discussioni post festival hanno assunto connotati surreali e preoccupanti che hanno finito per rivelare tutta la pochezza, l'autolesionismo e l'assurdità del popolo italiano e dei suoi dirigenti, dei suoi eletti.

Eh già il popolo. Quel popolo che viene tirato oramai in ballo ogni qualvolta si vuol legittimare una scelta o un'idea che col buon senso fa a cazzotti.

E' capitato col televoto quest'anno, assurto a unica e sola strada per validare e legittimare la canzone migliore. Come se il popolo fosse l'unico a conoscere la musica, ad apprezzarla, a capirla. Le vittorie di Valerio Scanu, Emma Marrone e Marco Carta, allora idoli dei seguaci dei talent musicali stanno qui a testimoniare che il popolo di musica capisce poco o nulla e segue, come sempre, le mode, le masse, gli istinti. In quelle 3 occasioni a votare era solo il popolo sovrano e guardate come è finita.

I nostri politicanti si son subito prodigati per mettersi in testa alla carovana pro televoto, adducendo come motivazione proprio l'insindacabilità del giudizio popolare.

Polemica ridicola, priva di analisi e approfondimento che però fino a ieri era rimasta solo una polemica.

Da ieri essa è divenuta dramma sociale con la notizia che la Lega ed il ministro degli interni Salvini  avrebbero ideato una proposta di legge a tutela della musica italiana.

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Se la legge dovesse passare tutte le radio sarebbero obbligate a "passare" in radio almeno il 33% delle canzoni in lingua italiana. Una canzone su 3 dovrà essere italiana. Questo sarebbe un modo per preservare, pubblicizzare e salvaguardare il genio italico, perchè oramai si sa "prima gli italiani".

Una legge che violerebbe la costituzione innanzitutto che all'articolo 33 recita, tra le altre cose:

 L'arte e la scienza sono libere e libero ne è l'insegnamento. 
 Le istituzioni di alta cultura, università ed accademie, hanno il diritto di darsi ordinamenti autonomi nei limiti stabiliti dalle leggi dello Stato. 

Sapete poi quando è stata l'ultima e unica volta che le radio fossero regolamentate e controllate dallo Stato italiano?

Nel fascismo. Benito Mussolini si rese conto che la radio fosse uno strumento in grado di raggiungere cuori e testa degli italiani e iniziò ad utilizzarlo a suo piacimento, inserendo messaggi propagandistici e lasciando spazio a canzoni tipo "Giovinezza" e obbligando le radio ad ospitare membri del partito fascista in maniera regolare.

La legge Leghista è preoccupante, è preoccupante anche il solo pensiero che qualcuno possa averla elaborata. Viola i principi di libertà di espressione e si configura come metodo di controllo di un mezzo che raggiunge circa 30 milioni di italiani.

Pensate ad una radio come "Radiofreccia" che in soli 2 anni di vita si è attestata come una delle radio più apprezzate. Su Radiofreccia non viene trasmessa musica italiana ma solo musica rock in lingua inglese. Una scelta editoriale che ha pagato dividendi altissimi in termini di ascolto e qualità. Spazzati via cantanti trap, musicanti da social e "talenti" da talent e spazio a Pink Floyd, Queen, Dire Straits, Rolling Stone, Creedance Clearwater Revivale e spazio alla musica rock emergente con Greeta Van Fleet, Florence & the Machine, Balthazar e tanti altri.

Domani Radiofreccia dovrebbe per legge spazzare via la propria idea di musica e trasmettere 1 canzone su 3 in lingua italiana, contro i propri principi, contro la propria strategia aziendale, contro i propri gusti musicali, tradendo anche il proprio pubblico.

E se domani qualcuno volesse fondare una radio jazz con jazz puro e duro made in U.S.A.? Dovrebbe comunque prodigarsi per mandare in onda il 33% di musica jazz italiana, ammesso che esista.

La proposta di legge preoccupa e ci porta in una dimensione tipica dei regimi. Non è casuale che venga espressa da un partito che a parole e a fatti in pochi mesi sta abbattendo tanti diritti civili e non solo e che ha più volte usato il bastone contro migranti, omosessuali e ha, in nome del popolo e della patria, più volte sviluppato tesi nazionaliste, che di patriottico hanno nulla.

Ma non pensiamoci ragazzi.

Spariamoci musica a palla, anzi a regime e tutto si sistemerà.

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