Tornare a casa.
Gli stessi odori (olezzi di umanità o profumi sublimi), gli stessi gesti, i soliti treni della Circumvesuviana con i tabelloni delle fermate ormai consunti ma che tutti conoscono a memoria, i sedili grigi dalle rifiniture rosse, le pareti beige imbrattate di disegni con bombolette spray.
Ogni fermata, un gesto familiare, un percorso noto.
Decadenza e trasandatezza, ricchezza di spirito e rassegnazione. Con, peró, un desiderio mai del tutto infranto che le cose migliorino.
Una luce, una speranza racchiusa nell'ottimismo e scaramanzia che inevitabilmente devono avere persone che vivono su una terra che ribolle, ai piedi di un vulcano assopito, ma sempre potenzialmente esplosivo.
E riconosci volti, persone. Invecchiate, cresciute, più stanche, più sagge, più belle o più brutte. Ma il senso di familiarità è sempre lo stesso.
Un legame inspiegabile con l'aria che respiri, condivisa con chi ti circonda. C'è sempre un senso di comunità che altrove ti manca.
Una malinconia, una nostalgia per qualcosa che conosci tanto bene e ti appartiene così profondamente.
Photo: Nikon D3100/55-200 mm