Serie A, analisi della 6^ giornata [Multilanguage]

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L'attaccante del Sassuolo, Domenico Berardi (a destra del tennista Matteo Berrettini). Palazzo Chigi, CC BY 3.0, da Wikimedia Commons

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CARTE RIMESCOLATE

Partiamo con un dato statistico: giunti alla sesta giornata, unico turno infrasettimanale della stagione, non esistono più squadre imbattute in Serie A, segno di equilibrio che non può che rappresentare un bene per il torneo nostrano. Neanche il tempo di tessere le lodi della capolista Inter infatti, che la formazione di Simone Inzaghi è stata costretta al primo stop stagionale dall'undici probabilmente più in forma del momento, il Sassuolo, già giustiziere della Juventus soltanto sabato scorso.

Tra le due imprese dei neroverdi tuttavia corre un abisso. Completamente fuori partita per lunghi tratti la Juventus, tutto sommato anche sfortunata l'Inter, che pur sconfitta a causa di un avvio di secondo tempo svagato, ha comunque dimostrato un'apprezzabile reazione e confermato in buona parte le sue qualità nell'organizzazione del gioco.

A pesare sul risultato è stato, parallelamente a quanto accaduto ai bianconeri qualche giorno prima, il clamoroso errore del portiere (in questo caso lo svizzero Sommer), incapace di trattenere il tiro tutt'altro che irresistibile che ha portato al momentaneo pareggio ospite. Sugli scudi ancora una volta Domenico Berardi, il cui goal del definitivo 1-2 è stato un preciso sinistro da fuori area di rara bellezza: se fosse stato espulso, come meritava, nel match precedente, probabilmente l'Inter non avrebbe perso la partita. I casi della vita.

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L'allenatore del Milan, Stefano Pioli (a destra), Werner100359, CC BY-SA 4.0, da Wikimedia Commons

I sostenitori nerazzurri non saranno ovviamente d'accordo, ma la sconfitta della squadra largamente favorita per la conquista del titolo si è rivelata una gran notizia per l'intero campionato, che di tutto avrebbe bisogno fuorché di un'altra lepre, come il Napoli della scorsa stagione, ad ammazzare prematuramente l'interesse del torneo.

E così, nonostante un primo tempo a tratti da mani nei capelli, a raggiungere i cugini in testa alla classifica, a quota quindici punti, è toccato al Milan di Stefano Pioli, vittorioso a Cagliari per 3-1. Sotto poco prima della mezz'ora, grazie al poderoso tiro dritto sotto il sette di Luvumbo, i rossoneri hanno dapprima dato l'impressione di perdere completamente la testa, per poi ritornare prepotentemente in partita grazie ai goal di Okafor e Tomori nei minuti finali del primo tempo.

La grande capacità del Milan del quadriennio targato Pioli è sempre stata quella di non cedere allo sconforto nei momenti bui, cercando di rialzare subito la testa. La caparbietà rossonera, a fronte di una rosa forse qualitativamente inferiore all'Inter, sarà un osso duro da superare per tutti e in un campionato sempre più livellato verso il basso potrebbe addirittura alla lunga fare la differenza.

Qualità che, ad esempio, non è mai stata possibile riscontrare nella Juventus del ciclo Allegri, facile ad abbandonarsi a paure, isterismi e depressioni. Contro il Lecce, altra squadra imbattuta del campionato alla vigilia, è arrivata la quarta vittoria stagionale per i bianconeri e il raggiungimento del terzo posto in classifica, a quota tredici punti, ma la gara vista all'Allianz Stadium è sembrata a tratti una specie di sagra degli orrori, perfetta continuazione della partita giocata con il Sassuolo.

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L'attaccante della Juventus, Federico Chiesa. Kirill Venediktov, CC BY-SA 3.0 GFDL, da Wikimedia Commons

Decine gli errori tecnici e di concetto della giocata, per una formazione che è sembrata scendere in campo, come accaduto più volte l'anno scorso, con le gambe tremolanti per la paura di perdere, ma per amor di verità la nota positiva della serata è stata l'inoperosità del portiere Szczesny, mai impegnato grazie anche al buon lavoro della retroguardia.

Anche questa volta a Torino, come da copione, non è mancata la polemica arbitrale (sterile e piuttosto immotivata) da parte dell'avversario di turno. Oggetto della discordia il corner battuto dai bianconeri circa un minuto prima dell'azione che ha portato al goal partita, il quale oggettivamente non doveva essere assegnato, ma che allo stesso tempo non è stata causa diretta della rete che ha assegnato i tre punti.

Sparare contro la Juventus, ormai l'hanno capito tutti, porta attenzione in ogni caso, anche a fronte di recriminazioni basate su fatti inesistenti (come successo con la Lazio). Qualcuno pronto a raccogliere e rilanciare sui giornali lo si troverà sempre, e l'alibi per la sconfitta o per l'eventuale risultato negativo, già pronto e confezionato.

Se fossi un giornalista, proverei direttamente la bontà di questa teoria, cominciando a seminare intenzionalmente voci fantasiose. In realtà ci sono già, ma io esagererei, magari tirando in ballo uno stormo di piccioni, ammaestrati dal club per far cambiare traiettoria al vento e di conseguenza al pallone o zolle del prato dell'Allianz Stadium radiocomandate per alzarsi e abbassarsi all'occorrenza: sono certo che la notizia arriverebbe, carica di risentimento, sulla rosea e financo a Mediaset, presa per buona da molti.

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Rudi Garcia, ai tempi in cui era allenatore della Roma. romazone, CC BY 2.0, da Wikimedia Commons

Di alibi, per sua fortuna, non ne avrà bisogno questa settimana Rudi Garcia, vittorioso (4-1) e convincente con il suo Napoli contro l'Udinese. In goal i due grandi assenti fino a questo momento, Kvaratskhelia e Osimhen, ma è presto per dire che sotto il Vesuvio sia tornata l'armonia: l'Udinese è una delle tre squadre (le altre sono Salernitana e Cagliari) ancora a secco di vittorie, occorreranno test più probanti per sancire l'effettiva uscita dalla crisi dei campioni d'Italia, ora al quinto posto a quota undici punti.

Tra le altre da segnalare il ritorno dell'Atalanta, vittoriosa a Verona e ora quarta a dodici punti, l'ennesimo esame di maturità fallito dalla Fiorentina, fermata sul pareggio 1-1 a Frosinone (attenzione alla squadra di Di Francesco, fin qui capace di giocare un ottimo calcio), e il ritorno alla vittoria della Lazio (2-0), ottenuta grazie ad un caparbio secondo tempo nella partita casalinga con il Torino.

L'ultima parte di questo post deve essere riservata d'ufficio a quella che è probabilmente la più grossa delusione di queste prime sei giornate di campionato, la Roma del "bollito" numero due (il primo è di gran lunga Allegri), José Mourinho, battuta sonoramente 4-1 nel posticipo di ieri dalla neopromossa Genoa.

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José Mourinho, joshjdss, CC BY 2.0, da Wikimedia Commons

I giallorossi occupano inaspettatamente, con cinque punti all'attivo, il sedicesimo posto della classifica, appena due lunghezze sopra la zona retrocessione. L'ambiente è diventato, come logico, caldissimo e persino il vate Mourinho comincia ad essere messo in discussione da buona parte della tifoseria. L' allenatore portoghese, dal canto suo, continua a rivendicare le due finali europee centrate con la squadra nelle passate stagioni, ma quando si inizia a farsi forza guardando esclusivamente al passato, non è mai un buon segno.

Diversi i match interessanti del fine settimana: il Napoli se la giocherà sul campo della sorpresa Lecce, il Milan incrocerà i guantoni a San Siro contro la Lazio e la Juventus affronterà l'Atalanta a Bergamo, in una sorta di spareggio per il terzo posto. Più agevole, sulla carta, la trasferta salernitana dell'Inter, mentre sono molto curioso di assistere al derby laziale di domenica sera tra Roma e Frosinone.

Credo che Di Francesco pagherebbe un anno di stipendio per diventare la causa di un eventuale esonero dell'allenatore della sua ex squadra. Quel che appare certo è che i ciociari, a differenza dei rivali, giocheranno liberi di testa, senza nulla da perdere. Sarà un match interessante, del quale naturalmente parleremo qui, la prossima volta.

Statemi bene, alla prossima!

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