Andiamo a Pichilemu!

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A Valdivia ci siamo resi conto che il Cile è proprio lungo, è necessario mettere una marcia in più e salire un pò altrimenti restiamo nel sud fino a ferragosto! Cosi prendiamo la decisione rapida di mangiare un po' di chilometri e andare verso la costa, fino a Pichilemu, al mare, a salutare Martin e a lasciare definitivamente la pioggia e la selvaggia Patagonia del sud.

Pichilemu significa “piccolo bosco” nella lingua nativa e in origine gli abitanti vivevano di pesca e raccolta. Alla fine del 1800 si trasforma in luogo balneare con le iniziative di Don Agustín Ross Edwards che iniziò la costruzione di importanti opere architettoniche, come il Parco Ross, dichiarato nel 1988 Monumento Nazionale. Al suo interno c'è il Centro Cultural Agustín Ross, anticamente conosciuto come Casino Ross, uno dei primi aperti nel Cile. Dopo essere stato utilizzato nel tempo come ufficio postale, negozio, hotel e discoteca, ospita oggi la biblioteca cittadina.



Ps: qui potete vederci in versione quasi umana, pettinati, vestiti decorosamente e io ho anche la borsa invece dello zaino! L'aria di Pichilemu ci ha trasformati, abbiamo dormito per due giorni e adesso ci sentiamo in vacanza. No no, quello che avete letto finora non era "vacanza" ma un intenso viaggiare.

Ma l'attrattiva principale del paese sono le sue spettacolari onde, e in breve tempo Pichilemu diventa luogo cult per i surfisti di tutto il mondo, con le sue tre principali spiagge: la Puntilla, Infernillo e Punta de Lobos. Già i nomi sono tutto un programma!



Ci fermiamo all'hostal Kuyen su suggerimento di Martin e troviamo un'ottima accoglienza: ragazzi in viaggio o in vacanza che cucinano insieme, suonano la chitarra, chiaccherano, ridono. Il gestore, Josè, è cileno, sposato con una ragazza italiana, e ci intrattiene felicemente con il desiderio di migliorare il suo italiano. Ci sentiamo a casa e inizia un momento di pieno relax.

Il paese è piccolo, ma pieno di bancarelle con prodotti artigianali e il lungomare è ricco di baracchini che offrono cibo e bevande fresche, empanadas e cheviche on the top.



E non mancano personaggi strani che non riescono a nascondersi nel paesaggio.



Andiamo alla spiaggia e c'è un vento incredibile, la sabbia ti punge per quanto forte ti arriva addosso, per questo tutti sono provvisti di piccole tende che ti riparano dal vento.
Siamo pronti: decidiamo di affrontare l'acqua fredda e le onde. Io avanzo lentamente, sedendomi sulla sabbia bagnata e lasciando che l'acqua mi investa a poco a poco.



Una bimba lì vicino ride e mi dà la mano: "vamos un poco mas allà", andiamo un pò più avanti, mi dice, devi saltare l'onda! Nonostante l'acqua fredda la seguo e le sue risate mi contagiano. Lei corre con le sue gambette scure e cadiamo continuamente tra le onde, si aggrappa al mio braccio per non essere portata via. Nel risucchio delle onde ci scontriamo anche con altre persone, un intreccio di gambe e braccia che non sai più dove sei, e il costume mi va da tutte le parti, “Sei tutta nuda” ride, “Attenta alla sabbia in faccia” mi dice la piccola Antonia. Mi racconta che va a scuola, che le piacciono le domeniche al mare, che le è appena caduto un dentino...E cosi continuiamo finchè la zia non viene a riprenderla scusandosi per la sua invadenza e il gioco finisce. Ma che ridere! E la sabbia mi resta addosso per giorni anche dopo le ripetute docce!




Le foto sono dell'autore.

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