Nel primo giorno da volontari in fattoria il tempo ci è avverso con una leggera ed intermittente pioggerella ma alquanto fastidiosa. Stivali, cerata e un secchiello bianco è tutta l'attrezzatura necessaria per la raccolta dei lamponi. Martin, un ragazzo cileno che ha la metà dei nostri anni ed è un volontario alla fattoria da due mesi, ci istruisce brevemente: se il lampone è rosso e si stacca facilmente dalla pianta è pronto per essere raccolto. In una decina di minuti ha già riempito un secchiello, senza contare che una buona parte gli finisce in bocca. Con un po' d'occhio e pratica riusciamo a velocizzarci, prendiamo confidenza e osservando Martin impariamo a spostare i rami ed ad accucciarci per avere una migliore visuale. Il lavoro prosegue un po' monotono, inframmezzato dal gusto dolce ed aspro del lamponi che mangiamo.
Quando il secchiello è pieno lo portiamo in cucina e riempiamo delle vaschette che vanno riposte nel congelatore, successivamente verranno utilizzati per farne del succo o della marmellata. Una scrollata alla cerata tanto per illudersi per qualche minuto di stare all'asciutto e siamo di nuovo fuori. L'illusione dura poco, ora dobbiamo infilarci tra due filari di cespugli e oltre alla pioggia, grosse gocce di rugiada dalle foglie delle piante ci scivolano addosso sulle mani e giù per i polsi inzuppando le maniche. Quà e là si fanno sentire le spine, per ricordarci che l'indisponente madre natura dota ogni sua creatura di una qualche difesa. E' stata una giornata faticosa, specialmente per chi non ha mai sperimentato la vita rurale, cimentandosi in un umile e paziente lavoro fatto di gesti ripetitivi in pose scomode. Ma la genuina soddisfazione, di bersi il succo di un frutto appena raccolto con le tue mani, non è cosa che si prova e trova sugli scaffali di un supermercato.
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