140 km in auto su una strada asfaltata non sarebbe questo grande viaggio, ma come abbiamo sperimentato da quando siamo in Cile, è la strada che detta i tempi e l'andatura. Nella prima ora l'autobus avanza ad una buona velocità e data l'inusuale assenza di pioggia, con cauto ottimismo possiamo ipotizzare ad un viaggio di durata medio breve. La statale si insinua tra fitti boschi e campi di un verde luminoso che si stendono in direzione della cordigliera andina, silenziosa ma onnipresente compagna di viaggio.
Una signora si alza, raccoglie le sue cose e chiede all'autista di fermarsi poco oltre, giusto di fronte ad un cancello di legno che lei apre cercando di non far uscire i quattro cani che l'accolgono festosamente. Ripartiamo e l'immagine della signora attorniata dai cani che avanza a fatica verso casa scorre al rallentatore come un effetto cinematografico.
Facciamo tappa in un minuscolo paesino dove buona parte dei passeggeri scende. Approfittiamo della pausa per sgranchirci le gambe e camminiamo verso una casetta di legno dal tetto spiovente che sembra una baita, ma in realtà è la chiesa del paese. Un cartello all'entrata recita: “Oggi è il giorno per avvicinarsi al Signore”. Come una chioccia con i suoi pulcini l'autista ci richiama a sé e noi ordinatamente saliamo sul bus.
Pochi kilometri e la strada si trasforma in una pista di sabbia, che si alza in un turbino di polvere ogni volta che incrociamo un'auto, riducendo la visibilità e l'andatura. Dal nulla si materializza un operaio che ci fa fermare per dieci minuti buoni senza motivo apparente. Ripartiamo e svoltata la curva si spiega il motivo della sosta forzata: la carreggiata si è dimezzata e sull'altro lato è stato steso il fondo per asfaltare la strada che al momento non è transitabile.
Non c'è nulla che possiamo fare, dobbiamo pazientemente sottostare al nuovo ritmo di viaggio a passo di lumaca. La polvere si è infiltrata anche all'interno del bus e ci secca la gola. Usiamo le bandane per coprire naso e bocca, neanche ci preparassimo ad assaltare la diligenza. Arrivati a destinazione con un'ora di ritardo ci fiondiamo nel primo bar per bere la birra più dissetante di sempre.