Cronache del Nibbio Bianco - Cap. 3: Una ragazza misteriosa

Alla gara di musica, oltre a Quellolì che imbracciava il suo liuto con fare sicuro e il mezzelfo Pugnale, che non aveva strumenti musicali con sé, c'erano altri due partecipanti.

  • Un rozzo nano con un farsetto viola macchiato di sugo, barba sfatta ed un persistente olezzo di birra.
  • Un giovane uomo di bell'aspetto, capelli neri corti e pizzetto ben curato: indossava dei costosi pantaloni di raso blu, una camicia bianca e trasportava un carretto. Era accompagnato dalla ragazza bionda che poco prima aveva preso parte alla gara di tiro con l'arco, qualificandosi al secondo posto.

L'esibizione si svolgeva su un grande palco addobbato a festa: nella grande piazza tutti gli sguardi erano rivolti ai quattro partecipanti.


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Cominciò il nano: salì le scale barcollando e, arrivato sul palco, cominciò a cantare una sconcia canzone da osteria, stonato come una campana, battendo le mani completamente fuori ritmo. Un minuto ed un sacco di pomodori marci dopo, un paio di guardie dallo sguardo truce lo "scortarono" in malo modo fuori dal palco.

Pugnale cantò una canzone; parlava dell'inevitabilità della morte, di un futuro pieno di disgrazie ed un mondo distrutto dalla peste e dalla carestia. Aveva una bella voce, ma il tema della sua opera non entusiasmò il pubblico, ricevendo solo qualche timido applauso. Uno tra i più accalorati da parte di Quellolì, che continuò ad applaudire fino all'ingresso sul palco.

Lo gnomo suonò una bellissima ballata gnomica con il suo liuto, dimostrando una maestria e una perizia che non si confacevano al suo modo semplice di affrontare la vita. Terminò la sua opera ricevendo un fortissimo applauso, soprattutto dagli appartenenti alla sua razza, quasi in lacrime dalla commozione.

Venne quindi il turno del bel ragazzo conosciuto come "Lance Dograndon" de "La Canzone del Mare". Quando salì sul palco con quel suo strano carretto, il pubblico andò in assoluto visibilio.

Quellolì chiese ad una ragazza lì vicino, che era quasi in lacrime dalla gioia:

  • Perdonate madama, sapete dirmi perché quel giovanotto sembra così amato dal pubblico?

La donna lo guardò come se fosse pazzo.

  • Non lo sai? Lance fa parte de "La Canzone del Mare", è un gruppo di avventurieri nato qui a Sancton! Sono famosi in tutta l'isola di Miralis come il più coraggioso manipolo di eroi che abbia mai solcato queste terre... e Lance è TREMENDAMENTE affascinante...

Lance scoperchiò il carretto mostrando un teatrino di burattini, raffigurante una vallata ed una cittadina... ma senza pupazzi. Il bardo cominciò a cantare e lentamente, dentro il teatrino, si materializzarono delle immagini di uomini, cavalieri e mostri in miniatura. Lance cantò divinamente tutta la "Leggenda degli Eroi del Crepuscolo" accompagnandosi con l'arpa celtica... e interpretandola in contemporanea nel teatrino, utilizzando la magia.

Sciacallo mise con rassegnazione una mano sulla spalla dello gnomo.

  • Credo proprio che neanche tu riuscirai a vincere il primo posto, amico mio...

Alla fine dell'esibizione un applauso fragoroso sembrò scuotere le fondamenta stesse della città. Scendendo dal palco, Lance ammiccò ad un gruppo di giovani ragazze, una delle quali svenne all'istante. Di fronte a questa scena, la ragazzina bionda che lo accompagnava gli mise il broncio, prendendolo a braccetto e trascinandolo via.

Crelius Engis, il siniscalco, annunciò salendo sul palco:

  • Il vincitore della sfida di musica è Lance Dograndon, della Canzone del Mare!

La gara successiva fu una sfida di magia: il popolo di Miralis era famoso per la potenza delle sue legioni e per il terrore che suscitava la sua cavalleria... e come tutti i popoli avvezzi alla guerra, diffidavano e disprezzavano apertamente l'utilizzo delle arti arcane.

Teclis era furibondo quando seppe dal siniscalco in cosa consisteva la gara di magia.

  • È una sfida nel rendere contenti i bambini con luci colorate o cose che fate voi stregoni. Loro sono la giuria: il mago che li farà divertire di più avrà vinto

L'elfo era paonazzo, cosa che risaltava molto sul pallore caratteristico della sua razza.

  • Inconcepibile! Anni di studio nelle migliori accademie elfiche, mesi di pratica per piegare le leggi della fisica al mio volere... per fare da pagliaccio a questi bambini!

Insieme a lui gareggiavano altri tre concorrenti: un uomo che indossava una lunga tunica nera ed uno sguardo folle, che si presentò come "Oscuro messia della Dea Serpente"; una sorridente vecchietta piegata sulla schiena con indosso una splendente tunica bianco perla chiamata "Morr Delathis" del gruppo de "Gli Allegri Contadini"; ed un mago grassoccio con una tunica marrone che appariva molto spaesato: "Jill" del gruppo "L'alba di Salkuthas".

Intorno a loro prendeva posto un gruppo di venti bambini seduti a terra, in attesa di ammirare il fantastico potere della magia.

Cominciò l'uomo vestito di nero, che tirò fuori dalla manica un coniglio. Gli applausi divertiti dei bambini terminarono bruscamente quando dall'altra manica estrasse un coltello e cominciò a cantilenare qualcosa verso il cielo, con la palese intenzione finale di sacrificare l'animale alla sua Dea. Teclis non poteva assistere ad un tale scempio: lanciò un sortilegio verso il mago nero che si paralizzò sul colpo.

L'elfo approfittò dell'occasione per dilungarsi in un una lunga spiegazione sul perché gli elfi erano la razza eletta, del perché gli umani fossero solo dei bambini selvaggi, di come la magia dovesse essere sempre usata a fin di bene e mai a sproposito. Quando finì di parlare, si guardò attorno: era rimasto solo un bambino vicino a lui, che cercava di mettere le mani nelle sue sacche dei reagenti. Lì accanto, Jill faceva uscire dei mazzi di fiori dal suo cappello attirando un paio di bambine.

Tutti gli altri erano intorno a Morr Delathis: l'anziana maga bianca aveva evocato una ventina di pony, permettendo ai bambini di cavalcarli; aveva inoltre fatto esplodere in cielo dei coloratissimi fuochi magici e regalò ad ogni bambino una nuvola di zucchero filato color arcobaleno.

Teclis tra lo stupefatto e il furioso.

  • Quelli... quelli sono incantesimi di livello altissimo! Voi umani sprecate con tale noncuranza i doni degli dei! Io... io... signora, potrei copiare un paio dei suoi incantesimi sul mio grimorio?

Prese la parola il siniscalco.

  • La vincitrice della sfida di magia è Morr Delathis, degli Allegri Contadini!

Il Nibbio Bianco si riunì in locanda prima della quarta sfida, la giostra cavalleresca. Il morale non era dei migliori: non erano riusciti a vincere nessuna delle altre prove, recuperando un terzo posto alla gara di tiro con l'arco, un secondo posto dalla gara di musica ed un terzo posto nella gara di magia.

Quellolì ce l'aveva a morte con Teclis.

  • Sei un'idiota! Se non ti fossi messo a chiacchierare avresti sicuramente battuto quel mago grassoccio, sapeva a malapena tenere in mano la sua bacchetta!

L'elfo alzò il mento stizzito.

  • È una questione di principio. Mi rifiuto di usare le mie arti arcane per scopi così bassi. STUPIDI UMANI!

Teclis sbuffò rumorosamente, ignaro degli sguardi irosi di due uomini al tavolo accanto.
Madre Aurora sospirò.

  • Beh, pare che ora sia tutto nelle mie mani... auguratemi buona fortuna.

Aurora controllò le cinghie del suo scudo e si assestò l'armatura completa addosso. Sull'acciaio graffiato e scheggiato dalle battaglie passate, ancora apparivano maestose le insegne della sua casata: il muso di una pantera nera con le fauci aperte su sfondo giallo. Accarezzò il suo scudo, l'ultimo ricordo di suo padre... e fece per prendere la lancia da giostra.

Accanto alla lancia, poggiata con la schiena su una parete della locanda prendeva posto la figura esile di una ragazza umana. I suoi capelli corvini erano sciolti ed osservava uno per uno i membri del Nibbio Bianco con dei grandi occhioni blu. Indossava una corta veste azzurra ed una mantellina blu scuro.

Parlò con voce squillante.

  • Voi sembrate dei tipi tosti... vi dispiacerebbe aiutarmi?

In quel momento la porta si spalancò con un gran boato: un uomo entrò in lacrime nella locanda con in mano un coltello. Si voltò verso la ragazza e le si rivolse urlando:

  • Laenei... amore mio... se non posso averti per me... allora NESSUNO TI AVRA' MAI!

La ragazza si nascose dietro Sciacallo di Pietra, poggiandogli una mano sulla spalla e sussurrandogli in un orecchio.

  • Credo che quel tizio voglia uccidermi...
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